Voce su Ana Cristina Correia Duarte

Uno scorcio panoramico dall'alto di Colli al Metauro in provincia di Pesaro e Urbino (di Diego Cane, licenza CC BY-SA 4.0)
Ana Cristina Correia Duarte, 38 anni, fu aggredita a coltellate dal marito Ezio Di Levrano, 54 anni, nel corso della notte tra il 6 e il 7 settembre 2024 nell'abitazione della coppia a Saltara, una frazione del comune di Colli al Metauro in provincia di Pesaro e Urbino.[1] Gravemente ferita, la vittima fu trasportata in elisoccorso all'ospedale di Torrette di Ancona, dove era arrivata già in stato terminale a causa delle lesioni d'arma da taglio riportate. Nonostante l'intervento dei medici, la donna non riuscì a sopravvivere.[2]
A lanciare l'allarme, durante la notte, furono alcuni vicini di casa che avevano sentito le urla di aiuto dei tre figli della coppia, un ragazzo e una ragazza di 14 e 13 anni e un bambino di 6 anni. I tre giovani scapparono dall'abitazione e si rifugiarono da una coppia di vicini che li accolsero nella propria dimora.[3][4] Successivamente sul posto, oltre ai sanitari del 118, intervennero anche i Carabinieri della compagnia di Fano, che non rinvennero immediatamente in casa il marito della vittima, essendosi reso irreperibile.
L'uomo, poco dopo, fu rintracciato in un terreno vicino, dove si era nascosto al buio. Nei suoi confronti scattò l'arresto in "quasi flagranza" per omicidio volontario aggravato. Il cinquantaquattrenne fu accompagnato in caserma dove venne ascoltato dai militari. Al termine delle formalità di rito, fu condotto in carcere, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
Di Levrano, originario del Brindisino, era impiegato in una ditta di trasporti come autista di pullman a lunga percorrenza. Nel 2010 si era sposato con Ana Cristina Correia Duarte.[5] Negli ultimi tempi, però, il loro rapporto stava attraversando un periodo di crisi. Secondo le testimonianze, i problemi economici della coppia avrebbero reso più difficile la vita familiare, forse acuendo una situazione già problematica.[4] La donna aveva lasciato l'abitazione di Saltara e, il 2 settembre 2024, il marito aveva segnalato la sua scomparsa ai Carabinieri, riferendo che la moglie aveva fatto perdere le proprie tracce dopo aver abbandonato il domicilio familiare.
I militari erano riusciti a rintracciare la trentottenne che si era resa disponibile a recarsi alla caserma di Colli al Metauro. In quel contesto, la donna aveva dichiarato di essere stata vittima di violenze da parte del marito e, per quel motivo, si era allontanata dall'abitazione coniugale. Probabilmente si era rifugiata da alcune amiche. Al contempo aveva riferito di voler rinunciare a presentare una formale denuncia nei confronti del cinquantaquattrenne.
Nonostante ciò, i militari dell'Arma avevano comunque inoltrato il caso alla Procura di Pesaro, attivando la procedura del "Codice Rosso". L'Autorità Giudiziaria aveva delegato l'escussione della persona offesa, nell'intento di accertare i motivi che l'avevano spinta ad allontanarsi da casa e non voler presentare una denuncia. La donna, alcuni anni prima, avrebbe già denunciato i maltrattamenti del marito in Sardegna – dove la coppia aveva precedentemente vissuto –, ma successivamente lei aveva ritirato le accuse.[6]
Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2024, la signora Correia Duarte aveva fatto ritorno nella propria abitazione a Saltara, senza dare avviso alle forze dell'ordine. In quella occasione sarebbe scoppiato un litigio con il marito, al culmine del quale la trentottenne fu gravemente ferita.[7][8] La vittima, raggiunta da vari fendenti all'addome, sferrati con un coltello a serramanico, aveva tentato invano di difendersi. Nelle ore seguenti, dopo il trasporto in condizioni critiche all'ospedale di Torrette di Ancona, venne dichiarato il decesso.[2]
Di Levrano, il successivo 9 settembre, si avvalse delle facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Il giudice per le indagini preliminari convalidò l'arresto. La Procura di Pesaro contestò all'uomo l'omicidio volontario aggravato dal legame di coniugio e dai precedenti maltrattamenti ai danni della vittima.[9]
Sul caso si era espressa anche la Procuratrice capo di Pesaro, Letizia Fucci, spiegando alla stampa che la procedura del "Codice Rosso" fu iscritta il 5 settembre 2024 e, nella stessa giornata, venne eseguita la delega per sentire la persona offesa, programmando l'incontro per il successivo 7 settembre: "Sono state seguite tutte le predisposizioni e i termini previsti, ma non sempre basta. C'è stato un elemento di imponderabilità: il fatto che la vittima sia tornata a casa senza avvertire i Carabinieri. Non ci sono state falle".[10]
Alla fine di dicembre del 2024 furono ascoltati i tre figli della coppia, in audizione protetta nel corso di un incidente probatorio. In quell'occasione il primogenito avrebbe raccontato di avere assistito al delitto insieme al fratello e alla sorella. Lui stesso avrebbe provato a fermare il padre mentre colpiva la madre, ma non ci riuscì. Per il legale della difesa, però, i tre giovani non avrebbero assistito direttamente all'omicidio, in quanto sarebbero intervenuti in un secondo momento, quando le coltellate furono già sferrate. L'aggressione da parte dell'uomo sarebbe avvenuta per una presunta relazione extraconiugale della moglie, scoperta dal cinquantaquattrenne poco tempo prima.[11][6]
Nell'estate del 2025, Di Levrano fu rinviato a giudizio. La Procura contestò le aggravanti della crudeltà, i futili motivi, il rapporto di coniugio e la presenza dei figli minorenni. Il difensore dell'imputato, tuttavia, ritenne insussistenti alcune delle aggravanti. A suo giudizio, non si poteva ricomprendere la crudeltà nelle otto coltellate inferte dall'uomo. Sui futili motivi, c'erano "atti di indagine sulla vita extraconiugale della donna", mentre, sulla presenza dei figli minorenni, uno di loro aveva detto di "essere intervenuto in cucina quando l'azione si era già consumata".[12]