Il femminicidio di Claudia Ornesi e Livia Ornesi a Crema

Vittime:
Claudia Ornesi e Livia Ornesi
Killer:
Maurizio Iori
Località:
Crema
Data:
21 luglio 2011
Uno scorcio sul Palazzo Comunale in Piazza del Duomo a Crema in provincia di Cremona

Uno scorcio sul Palazzo Comunale in Piazza del Duomo a Crema in provincia di Cremona (di Cremasco, licenza CC BY-SA 4.0)

Voce su Claudia Ornesi e Livia Ornesi

La Porta Ombriano che conduce in Piazza Giovanni XXIII a Crema in provincia di Cremona

La Porta Ombriano che conduce in Piazza Giovanni XXIII a Crema in provincia di Cremona (di GabrielePH, licenza CC BY-SA 4.0)

La mattina del 21 luglio 2011, verso le ore 8.30 in un'abitazione di via Dogali a Crema, in provincia di Cremona, vennero rinvenuti i corpi senza vita di Claudia Ornesi, 43 anni, e della piccola figlia Livia, di 2 anni e mezzo. La drammatica scoperta fu compiuta dal padre della donna, preoccupato perché la quarantatreenne non rispondeva al telefono.‍[1]

Mamma e figlia furono trovate distese sul letto dell'abitazione, uccise per aver respirato il gas emanato da alcuni fornelletti da campo lasciati accesi e collegati a delle bombole. Secondo l'autopsia, le due furono anche gravemente intossicate dall'assunzione di notevoli quantità di alprazolam (il principio attivo di diversi medicinali, tra cui lo Xanax). La sola Claudia aveva assunto anche una piccola quantità di diazepam (il principio attivo di diversi farmaci, tra cui il Valium).

Circa tre anni prima, nel settembre del 2007, la donna conobbe un primario oculista di 49 anni: Maurizio Iori, il padre di Livia. L'uomo era sposato, ma in procinto di divorziare dalla prima moglie da cui aveva avuto due figli. Nei mesi successivi Claudia e Maurizio intrecciarono una relazione e, di lì a poco, lei gli confessò di essere incinta, in attesa della nascita di Livia. Iori però non ne voleva sapere di avere un'altra figlia e tentò in tutti i modi di farla abortire, perché stava divorziando ed aveva il timore che la vicenda potesse incidere sul mancato affidamento dei due figli avuti dalla prima moglie.

Nonostante le insistenze da parte del primario, Claudia fu determinata a portare avanti la gravidanza, avendo anche il pieno sostegno della propria famiglia. Così nacque Livia. La donna però non aveva contezza dell'uomo con cui aveva a che fare. Nel maggio del 2011 la quarantaduenne scoprì che Iori aveva sposato un'altra donna, da cui aveva avuto un quarto figlio.

Dopo il rinvenimento dei corpi senza vita di Claudia e Livia, avanzò inizialmente l'ipotesi dell'omicidio-suicidio. La donna avrebbe lasciato accesi i fornelletti per uccidere la figlia e togliersi la vita. Maurizio accennò agli inquirenti di una probabile depressione della quarantaduenne. Una circostanza che però fu smentita in modo deciso dai familiari e dalle amiche più strette, che riferirono che Claudia era felice, raggiante e aveva già prenotato le vacanze per agosto.

Iori fu inizialmente iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio, ma con il passare del tempo la sua posizione si aggravò. Circa tre mesi dopo il drammatico accaduto, il 14 ottobre 2011, l'uomo fu arrestato con l'accusa di duplice omicidio.‍[2] Secondo gli investigatori, il primario aveva ideato un piano di morte diabolico per liberarsi dell'amante e della figlia non voluta. Ma ad incastrarlo fu il ritrovamento di una lettera, spedita da Claudia a Maurizio il precedente 30 giugno, in cui la donna reclamava che la dignità riconosciuta alla figlia Livia dovesse essere pari a quella degli altri figli dell'uomo.

Iori era convinto di essere l'unico a conoscenza di quella missiva, ma non era così. Claudia l'aveva mostrata a sua madre che, a sua volta, l'aveva trascritta e consegnata alla Polizia.‍[3] Nel documento la quarantaduenne scrisse: «Tu volevi che io abortissi ponendomi come motivazione la tua reputazione. Poi, paradossalmente, nell'arco di quattro mesi, hai messo incinta un'altra mettendo al corrente la tua famiglia (mentre per me era cosa impossibile). Improvvisamente per l'altra le tue motivazioni sono svanite... Venivano rovinate solo dalla mia gravidanza. L'altra l'hai presentata alla luce del sole, mentre io ho passato la gravidanza nel nascondimento, nella totale sofferenza fisica e morale andando a Lodi a partorire affinché nessuno lo sapesse, perché "se stai a Crema tutto l'ospedale lo sa"».‍[4]

«Quanto male ci hai fatto e continui a farci. Mi ricordo come fosse adesso la sera in cui mi hai fatta piangere minacciandomi: "Se fai del male ai miei figli, te la faccio pagare a te e a quella lì". Quella lì è tua figlia, sei stato cinico e disumano con l'aggravante che quelle parole le hai dette a una donna incinta, ricordatelo sempre che io ho messo al mondo Livia solo per amore».

«Non rinuncerò mai a lottare perché Livia abbia un papà che faccia da papà, che si impegni a crescerla, ad educarla, a frequentarla come fa per gli altri tre figli. Ora non c'è più nulla da nascondere, basta far del male ad una creatura innocente e indifesa. Livia ha il diritto di avere un padre e tu hai il dovere e l'obbligo di farlo seriamente. Non fare in modo che sia Livia a disconoscerti in futuro, rinnegandoti e stendendo su di te un velo pietoso. Ti scrivo questo con tanta amarezza, infinito dolore e tristezza, ma nonostante tutto, ti voglio veramente bene».‍[5]

L'uomo aveva comunque riconosciuto Livia, provvedendo al suo mantenimento e mettendo a disposizione della donna un appartamento, ma Claudia gli fece ben presente che lui non aveva mai dimostrato di tenere alla piccola. Nel corso del processo, la sorella della quarantaduenne testimoniò in aula riferendo che nell'estate del 2011 "i rapporti tra Iori e Claudia erano tesi... Dopo aver saputo che lui aspettava un figlio da un'altra donna, e che poi l'aveva sposata, Claudia si era stancata".

Lei voleva che l'uomo si prendesse le proprie responsabilità da padre, ma «Claudia mi raccontava che lui non la ascoltava – continuò la sorella nella propria testimonianza –, la minacciava e una volta le aveva detto: "Guarda che tu non sai di cosa sono capace. So essere anche diabolico. Io i miei problemi li cancello"».‍[6]

Infatti l'uomo portò a termine il suo proposito, uccidendo Claudia e la figlia Livia in modo subdolo e diabolico. Prima le aveva stordite con delle sostanze tranquillanti mescolate nel cibo, poi tolse la vita a entrambe, facendo respirare loro il gas butano emanato dai fornelletti da campo collegati alle bambole che lui stesso aveva acquistato e portato nell'appartamento di via Dogali a Crema, dove risiedevano le povere vittime.

Il duplice omicidio si consumò nel corso della notte tra il 20 ed il 21 luglio 2011. L'oculista, però, il precedente 16 luglio avrebbe messo in atto una sorta di prova generale del delitto. In quella circostanza, Claudia aveva riferito alla madre di aver mangiato un'insalata di riso dal sapore strano, e di essere poi sprofondata in un lungo sonno. Gli investigatori avevano accertato che, sempre nella giornata del 16 luglio, Iori aveva acquistato al Carrefour di Carugate (Milano) quattro bombole e tre fornelletti da campo, dello stesso lotto di quelli ritrovati nella casa delle vittime. Poi, il successivo 19 luglio, si recò al Bennet di Pieve Fissiraga (Lodi) per procurarsi il quarto fornelletto.‍[6]

Le indagini accertarono che il primario aveva cenato nella casa di via Dogali la sera del 20 luglio. L'uomo aveva inizialmente negato la sua presenza nell'appartamento, poi ammise di aver cenato con la donna, ma successivamente se n'era andato, lasciando la quarantaduenne viva e vegeta. L'oculista proclamò sempre la sua innocenza, sostenendo che a ideare quel piano di morte fu la stessa Claudia.

Nel corso dei processi, i legali della difesa puntarono all'assoluzione, ritenendo insussistente il movente del delitto ipotizzato dalla Procura. A loro dire, Iori non aveva interessi nell'eliminare la donna e la figlia. L'uomo non possedeva le chiavi dell'appartamento, rendendo non chiaro come avesse potuto somministrare le sostanze tranquillanti alle vittime. Inoltre, su ogni oggetto repertato dalle forze dell'ordine nella casa di via Dogali, c'erano solo le impronte di Claudia e Livia.

Uno scorcio sul Palazzo Comunale in Piazza del Duomo a Crema in provincia di Cremona

Uno scorcio sul Palazzo Comunale in Piazza del Duomo a Crema in provincia di Cremona (di Cremasco, licenza CC BY-SA 4.0)

Il 18 gennaio 2013 Maurizio Iori fu condannato all'ergastolo e a due anni di isolamento diurno dalla Corte d'Assise di Cremona.‍[7][8] L'imputato fu riconosciuto colpevole di duplice omicidio pluriaggravato e simulazione di reato, ritenuti unificati dal vincolo della continuazione in quanto esecutivi di un unico disegno criminoso.

Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, la condotta omicidiaria dell'uomo fu caratterizzata da "un irraggiungibile grado di efferatezza, molto superiore a quella tenuta da chi, per fare un esempio, spara e uccide con una pistola o con il fendente di un coltello. Iori non aveva solo perfidamente ingannato le persone che gli volevano bene, ma vide morire lentamente, davanti sé, l'innocente sangue del suo sangue e la povera Claudia. Aveva tutto il tempo per fermarsi, per tornare indietro, ma non lo fece e rimase imperturbabile davanti all'agonia di due esseri umani che morivano per mano sua".

"All'uomo non importava nulla di Livia, cercava di tenerla segreta – precisarono i giudici cremonesi –. Quando Claudia gli consegnò una dura lettera in cui chiedeva per la figlia pari dignità con gli altri figli, Iori sentiva minacciato il proprio equilibrio di vita". Il primario non aveva mostrato "nessun segno di resipiscenza nel corso dell'intero procedimento penale, ma solo la spasmodica attenzione ad evitare il contraddittorio e a costruire a tavolino, dopo la lettura degli atti di accusa, una versione dei fatti che potesse consentirgli di evitare la pena per i reati commessi".‍[9][10]

La sentenza fu confermata il 6 giugno 2014 dalla Corte d'Appello di Brescia e,‍[11] in via definitiva, il 10 dicembre 2015 dalla Corte di Cassazione.‍[12]

Note

  1. Tragedia a Crema: donna si uccide col gas. Morta anche la figlia di due anni. Cremonaoggi · Archiviato dall'originale.
  2. Uccide l'ex compagna e la figlia, arrestato medico di Crema. Avvenire.it · Archiviato dall'originale.
  3. "Claudia uccisa per una lettera". Corriere.it · Archiviato dall'originale.
  4. La morte: l'ultima violenza su Claudia. Corriere.it · Archiviato dall'originale.
  5. L'ultima lettera indirizzata da Claudia Ornesi all'ex amante Maurizio Iori (documento PDF). Corriere.it · Archiviato dall'originale.
  6. a b Le minacce di Iori, la sorella di Claudia: "Aveva paura". Cremonaoggi · Archiviato dall'originale.
  7. Maurizio Iori condannato all'ergastolo e 2 anni di isolamento diurno per l'omicidio di Claudia Ornesi e della piccola Livia. L'ex primario: "sono innocente, non ho ucciso nessuno". Crema on line · Archiviato dall'originale.
  8. Maurizio Iori condannato all'ergastolo, le reazioni. La famiglia Ornesi: "fatta giustizia". La madre del medico: "un'ingiustizia totale, questo ragazzo mi muore". Crema on line · Archiviato dall'originale.
  9. Iori uccise la figlia e l'amante: "Delitto perfido ed efferato". Il Giorno · Archiviato dall'originale.
  10. Caso Iori, depositate le motivazioni della sentenza: "condotta omicidiaria con irraggiungibile grado di efferatezza". Il primario condannato all'ergastolo e all'isolamento per 2 anni. Crema on line · Archiviato dall'originale.
  11. Ha ucciso compagna e figlia a Crema, per Iori confermato oggi l'ergastolo. Reteluna Italia · Archiviato dall'originale.
  12. Caso Iori, ricorso respinto in Cassazione: confermata condanna all'ergastolo. Il Giorno · Archiviato dall'originale.

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