25 Novembre. La psicologa Maria Cialdella: "Dimostrare l'abuso psicologico è sempre più difficile".
"Malgrado l'ordinamento giuridico italiano si sia arricchito, negli ultimi anni, di strumenti normativi sia in materia civile che penale, penso in particolare al Codice Rosso, ancora molto lavoro c'è da fare in tema di violenza di genere". È quanta dichiara all'Adnkronos Maddalena Cialdella, psicologa, psicoterapeuta, Ctu per il Tribunale di Roma ed esperta di conflitti familiari.
"I dati relativi al primo trimestre 2022, come emerge dal report Istat - spiega ancora - confermano il dato secondo cui le vittime che contattano il 1522 più di frequente segnalano la violenza fisica come quella che subiscono principalmente, ma non si può non considerare la violenza e l'abuso psicologico, più subdolo e invisibile ma altrettanto invalidante".
"L'abuso psicologico è quello più difficile da dimostrare, perché non lascia lividi e occhi neri, ma è comunque feroce - ricorda ancora - è fatto di pugni sferrati con gli sguardi, di calci dati con le parole, di schiaffi assestati con le assenze, i silenzi e i rifiuti. O attuato con comportamenti che mirano ad esercitare potere e controllo sull'altro. Dalla gestione del denaro all'installazione di telecamere in casa o di software sul cellulare".
"Senza dimenticare le incessanti squalifiche, che tendono a fare sentire la donna continuamente incapace e inadeguata per arrivare alla 'disconferma' - continua Maddalena Cialdella - una forma di comunicazione attraverso la quale l'abusante arriva persino a fare in modo che la vittima inizi a dubitare di sé stessa, della sua percezione della realtà fino a farla sentire disorientata, inadeguata e a sviluppare addirittura l'idea di essere 'pazza' tanto da pensare che la visione prospettata dal suo aggressore sia quella giusta".
"Ma la violenza è un fenomeno complesso e trasversale – prosegue la psicologa – perché nella maggior parte dei casi l'uomo violento è il partner e il fatto che la violenza sia all'interno di una relazione intima rende tutto più difficile. Non c'è ceto sociale che tenga, purtroppo la violenza è 'democratica'. È indifferibile una formazione specifica e necessario - conclude - il supporto di noi psicoterapeuti chiamati a ricostruire equilibri, ricucire, ricomporre traumi restituendo dignità alla vita di queste donne ferite profondamente".