Milano. Uccise moglie e figlia a Samarate. Maja in aula: "Ho cancellato la mia famiglia, chiedo perdono".
Si è aperto davanti alla Corte d'Appello di Milano il processo di secondo grado nei confronti di Alessandro Maja, già condannato all'ergastolo.
L'architetto 57enne è accusato di aver ucciso nel sonno a colpi di martello la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia, 16 anni, tentando poi di ammazzare il figlio 21enne Nicolò, nella loro villetta di Samarate, in provincia di Varese, la notte tra il 4 e il 5 maggio del 2022.
"A causa del mio squilibrio emotivo ho cancellato la mia famiglia. Confido nel perdono di Gesù, determinato dal mio pentimento. Mi aspetto una pena adeguata, sperando nella clemenza", ha detto Maja con dichiarazioni spontanee all'inizio dell'udienza. "Adoravo la mia famiglia, non riuscirò mai a perdonarmi fino all'ultimo dei miei giorni".
Il Procuratore generale ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Anche il legale di parte civile - che rappresenta, tra gli altri, Nicolò, unico scampato alla strage - ha chiesto di confermare la sentenza di primo grado della scorsa estate.
E si è opposto, così come la Procura generale, alla riapertura del processo con una nuova perizia psichiatrica chiesta dalla difesa. (RaiNews)