Vigonza. Omicidio Giada Zanola. I timori della vittima e i "non ricordo" dell'ex compagno Favero.
"Mi sento fiacca, ci vedo doppio" così Giada Zanola scriveva a un'amica la sera prima di morire gettata dal cavalcavia della A4 a Vigonza, nel Padovano.
Un messaggio a cui l'amica aveva risposto circa un'ora dopo, senza però più riuscire a comunicare con la vittima che non risponderà mai più. La circostanza emerge dalle carte dell'inchiesta sulla morte della 33enne che vede come unico indagato per omicidio l'ex compagno Andrea Favero, ora in carcere.
Un messaggio che potrebbe confermare l'ipotesi di uno stordimento prima della tragica morte avvenuta nella notte tra il 28 e 29 maggio scorso. Il messaggio infatti era stato inviato alla stessa amica alla quale nelle settimane precedenti Giada Zanola aveva confessato i suoi timori circa un presunto tentativo di drogarla da parte di Favero.
Non solo, secondo quanto rivela il Corriere della Sera, la donna in quei messaggi avrebbe raccontato di temere di essere stata anche violentata da lui durante il sonno indotto perché cercava di avere un secondo figlio da lei. Dopo una prima confessione, non utile ai fini del processo. Andrea Favero però continua a ripetere che non ricorda quanto accaduto sul quel cavalcavia dopo la lite in casa.
"Giada si è allontanata a piedi verso il cavalcavia. Io ho preso l'auto e l'ho seguita raggiungendola dopo pochi metri da casa e facendola salire per portarla a casa. Continua va a dire che mi avrebbe tolto il bambino e non me lo avrebbe più fatto vedere. A quel punto ricordo che siamo scesi dall'autovettura, ma qui i ricordi si annebbiano", ha raccontato agli inquirenti. (di Antonio Palma – Fanpage)