Cassazione. Omicidio Serena Mollicone ad Arce. La Suprema Corte dispone un nuovo processo d'Appello.
Ci sarà un nuovo processo d'Appello per il delitto di Arce (Frosinone) in cui morì Serena Mollicone. Lo hanno deciso i giudici della Corte di Cassazione accogliendo l'istanza della Procura generale della Corte d'Appello di Roma contro l'assoluzione dell'ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco che erano accusati di omicidio.
Era il 1º giugno 2001 quando Serena Mollicone, giovane ragazza di 18 anni, uscì di casa per una visita dal dentista e non fece più ritorno. Due giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato in un bosco, con mani e piedi legati, la testa avvolta nel nastro adesivo. L'autopsia rivelò che era stata colpita violentemente alla testa e poi soffocata.
"Si riapre una possibilità per noi familiari e per la comunità intera. Quando si maltratta e si riduce una bambina in quelle condizioni non possiamo far finta che non ci interessa. Siamo contenti proprio per questo senso di apertura alla ricerca ancora della verità". Così Antonio Mollicone, lo zio della vittima. "Aspettiamo le motivazioni della sentenza. Ci sono comunque elementi a discarico dei Mottola che non potranno mai essere messi in discussione anche all'esito di un altro dibattimento". Così l'avvocato Mauro Marsella, che difende la famiglia Mottola.
La Cassazione ha deciso per l'annullamento dell'assoluzione della famiglia Mottola, Franco, Anna Maria e il figlio Marco, e dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, per la morte di Serena. Il Procuratore aveva valutato "fondato" l'accoglimento del ricorso, facendo riferimento a diversi aspetti.
A motivare la decisione del pg il "macro vizio" della sentenza per mancanza di motivazioni: è "una sentenza totalmente carente" che ha "atteggiamento pilatesco". Il pg ha affermato inoltre che, quanto cristallizzato dalla Corte d'Appello, "omette di motivare sulla presenza di Mollicone quella mattina nella caserma di Arce. Non sono stati valutati in maniera unitaria una pluralità di indizi".
"Siamo certi che gli inquirenti stiano insistendo nell'errore... seguendo il nulla mischiato col niente: illazioni, pettegolezzi, forzature ed errori congetturali. Si sono basati su prove scientifiche illogiche, forzate e sballate, ipotesi investigative senza valore, su nessuna ricostruzione logica di movente, di motivazioni, di circostanze, di situazioni e di cronologie temporali. Non hanno indizi contro gli imputati, non hanno prove, tutto è a favore della tesi della difesa. Stanno sprecando tempo, risorse, piste investigative e i soldi del contribuente", scrive in una nota, il criminologo Carmelo Lavorino, coordinatore del pool della difesa dei Mottola. (RaiNews)