Voce su Francesca Fantoni
Francesca Fantoni, 39 anni, fu trovata morta la mattina del 27 gennaio 2020 a Bedizzole, comune della provincia di Brescia.[1]
La Chiesa di Santo Stefano a Bedizzole dove sono stati celebrati i funerali di Francesca Fantoni (di Wolfgang Moroder, licenza CC BY-SA 3.0)
A compiere la scoperta fu un Carabiniere che aveva notato il corpo senza vita della vittima, riverso a terra dietro un cespuglio, nel Parco dei Bersaglieri a pochi passi dalla piazza centrale del paese. La prima ispezione medico legale effettuata sul posto aveva evidenziato sul cadavere diversi segni di violenza, tali da catalogare subito il caso come l'esito di un omicidio.[2][3]
La donna, residente nella stessa cittadina e chiamata Kekka da amici e conoscenti, era invalida al 74% per disturbi emotivi e oligofrenia (assenza o ritardo di acquisizione delle abilità verbali impressive ed espressive).[4] Si era allontanata da casa nel tardo pomeriggio del precedente 25 gennaio. In serata risultò scomparsa e poco dopo la sua famiglia, non riuscendo più a mettersi in contatto con lei, ne denunciò la sparizione.
Nel corso delle ricerche, il suo cellulare fu rinvenuto rotto il giorno seguente, domenica 26, nella piazza del paese, non molto distante dal luogo del ritrovamento del cadavere. Poche ore dopo l'avvio delle indagini, nella stessa giornata del 27 gennaio, venne fermato un sospettato: Andrea Pavarini, 31 anni, un compaesano della vittima e già noto alle forze dell'ordine per precedenti episodi di molestie sessuali.[5] Lo stesso fu avvistato mentre si allontanava insieme alla vittima per recarsi nel parco dove era stato scoperto il corpo senza vita.
I militari erano a conoscenza del fatto che, sei mesi prima, l'individuo aveva fatto delle proposte sessuali esplicite, non solo a Francesca, ma anche alla sorella di lei.[6] L'uomo venne inoltre ripreso da una telecamera di videosorveglianza, la sera in cui si consumò il delitto, con una felpa che fu poi trovata nella sua abitazione, sporca di sangue e fango.[7][8] Nell'interrogatorio di fronte agli inquirenti, il trentunenne inizialmente respinse qualsiasi addebito, dichiarandosi estraneo alla vicenda. Ciò non evitò comunque il suo trasferimento in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[9]
Il successivo 29 gennaio, durante l'udienza di convalida del fermo, Pavarini confessò le proprie responsabilità di fronte al giudice per le indagini preliminari, senza però fornire un movente.[10][11] A far crollare l'uomo, impiegato saltuariamente come giardiniere e padre di un bambino di tre mesi, furono i riscontri degli investigatori. Le tracce ematiche sulla sua felpa corrispondevano al profilo genetico della vittima.
Il trentunenne era stato inquadrato da una telecamera intorno alle ore 20.00 del 25 gennaio, in compagnia della vittima nei pressi di un bar di fronte al parco dove lei fu ritrovata cadavere. In quegli istanti lui aveva la felpa pulita. In seguito il telefono di Francesca smise di emettere segnali e Pavarini riapparve, inquadrato dalle telecamere di un altro bar, circa due ore dopo con la felpa sporca.[12] I gestori dello stesso locale notarono che era graffiato e aveva una mano fratturata.[6]
Nei suoi confronti il giudice convalidò il fermo e confermò le accuse precedentemente contestate.[13] Dall'esame autoptico emerse che la donna era stata violentata prima di essere uccisa. Nel corso dell'aggressione fu colpita a calci e pugni, ferita con un oggetto di plastica e infine strangolata.[14][15] Nei mesi successivi fu disposta una perizia psichiatrica sull'indiziato, volta a valutare la sua capacità di intendere e di volere nel momento del delitto.[16]
Secondo una consulenza di parte, Pavarini presentava una personalità con gravi distorsioni patologiche, grave immaturità e un infantile egocentrismo, tali da non escludere la totale incapacità mentale. Tuttavia, nel mese di luglio, la relazione del perito nominato dal Tribunale aveva stabilito che il trentunenne era cosciente e lucido nel momento dell'aggressione mortale.[17]
In autunno la Procura di Brescia aveva chiuso le indagini a carico del trentunenne contestando i reati di omicidio volontario e violenza sessuale, entrambi con l'aggravante della crudeltà.[15] Nel mese di dicembre era stato rinviato a giudizio.[4] Nel corso del processo emerse che Pavarini era ossessionato dal sesso.[18][19] A suo carico erano già state presentate due denunce per episodi di molestie sessuali. In uno di questi, in particolare, l'imputato avrebbe importunato una donna abbassandosi i pantaloni davanti a lei mentre lui si trovava a bordo di un trattore. Nel novembre del 2022 però, in un procedimento che lo vedeva accusato di tentata violenza sessuale, lesioni personali e molestie ai danni di due donne, fu assolto.[20]
Dalle testimonianze in aula fu ricostruito che, la sera del 25 gennaio 2020, Pavarini si trovava in macchina con la moglie e il figlio. A un certo punto, con un pretesto, l'uomo si allontanò lasciando la coniuge e il bambino da soli per circa due ore. In quel frangente, il trentunenne aveva commesso il delitto.[21][22] Tuttavia, nell'udienza del 19 maggio 2021, l'imputato aveva ritrattato la sua versione, negando la precedente confessione e dichiarando di aver incontrato la vittima, ma di non averla uccisa.[23][24]
Il 21 giugno 2021 Pavarini venne condannato dalla Corte d'Assise di Brescia all'ergastolo con isolamento diurno.[25][26] Nel processo di secondo grado l'imputato fu sottoposto a una nuova perizia psichiatrica.[27] L'esame stabilì che l'uomo era affetto da un ritardo mentale, con fluttuazioni di umore e modalità di analisi di realtà e di reazione coerenti con la propria condizione, ma non si trattava di un soggetto psicotico, né di un paziente affetto da qualsivoglia patologia di rilievo psichiatrico maggiore, quindi non venne esclusa la capacità di intendere e di volere.[28][29]
Il 24 giugno 2022 la Corte d'Appello di Brescia confermò la condanna all'ergastolo.[30][31] Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado fu precisato che, considerata la valutazione complessiva degli elementi raccolti, Francesca Fantoni subì un'aggressione sessuale che fu portata avanti da Pavarini con ogni violenta determinazione e contro la volontà della vittima.
Tenuto conto delle perizie psichiatriche che avevano escluso l'infermità psichica al momento del fatto, non vi era spazio per ipotesi alternative, né all'eventualità che la condotta omicida fosse stata scatenata da "qualcosa" rimasta incognita e che fosse intervenuta nel contesto di un rapporto sessuale consensualmente iniziato. Non vi fu alcun rapporto consenziente, tanto che Pavarini tentò con forza di congiungersi carnalmente con la trentanovenne e la strenua resistenza di lei costituì la più attendibile spiegazione del successivo delitto.[32]
Il 15 giugno 2023 la Corte di Cassazione confermò in via definitiva la condanna all'ergastolo.[33][34]