Voce su Carla Quattri Bossi
Uno scorcio di Ronchetto delle Rane a Milano (di Van Loon, licenza CC BY 3.0)
Carla Quattri Bossi, 90 anni, fu trovata morta la mattina del 5 gennaio 2020 all'interno dell'agriturismo Podere Ronchetto, situato in zona Ronchetto delle Rane, poco distante dal quartiere Gratosoglio nella periferia meridionale della città di Milano.[1]
La signora era la madre dei proprietari della struttura. A scoprire il corpo senza vita dell'anziana donna fu una dipendente, all'interno della camera da letto di un alloggio dell'edificio. Il cadavere presentava numerose ferite al capo ed era legato da una striscia di stoffa e uno straccio avvolto intorno alla testa. Ad avvertire i soccorsi fu un ospite dell'area camper dell'agriturismo, che aveva sentito le urla della dipendente in seguito al rinvenimento.
Secondo i rilievi del medico legale, il delitto fu compiuto nel corso della serata del precedente 4 gennaio. La novantenne sarebbe stata trascinata da una stanza all'altra della struttura durante la brutale aggressione. Il giorno successivo, la Procura di Milano aveva ordinato il fermo di Damian Dobrev Borisov, 22 anni, originario della Bulgaria e dipendente della proprietà, su cui erano emersi diversi riscontri, tra cui i monili della vittima nel proprio zaino e le impronte di una sua scarpa sulla scena del crimine. Nel corso dell'interrogatorio effettuato dalla Squadra Mobile, il sospettato confessò l'omicidio affermando di aver colpito l'anziana con un barattolo di marmellata.[2][3]
Il gesto sarebbe stato compiuto per motivi economici. Il ventiduenne sostenne di aver aggredito la donna perché lei non gli avrebbe voluto concedere una somma di denaro da lui richiesta. Borisov era in Italia da alcuni anni, lavorava nella cascina della famiglia Bossi fu preso in affidamento da uno dei figli dell'anziana signora nell'ambito di un progetto di integrazione del comune di Milano.
Durante la confessione il giovane ammise di aver sottratto illecitamente, più volte in passato, gli effetti personali della vittima e del denaro alla famiglia che lo ospitava. Dopo aver commesso il delitto, incurante del gesto, era andato a ballare in un locale della città. Nei suoi confronti il giudice per le indagini preliminari convalidò il fermo disponendo la custodia cautelare in carcere.[4][5]
Nei mesi successivi il ventiduenne venne sottoposto a una perizia psichiatrica ordinata dalla difesa che lo aveva valutato parzialmente incapace di intendere e di volere. Accusato di omicidio volontario, Borisov fu rinviato a giudizio.[6] Nel corso del dibattimento un'altra perizia, disposta dal Tribunale, aveva accertato nell'imputato la presenza di un disturbo psichico, ma nonostante ciò fu comunque valutato capace di intendere e di volere.[7]
Il 13 luglio 2021 la Corte d'Assise di Milano lo aveva condannato a 18 anni di reclusione, riconoscendo le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti della crudeltà e del nesso teleologico. Il verdetto escluse l'aggravante dei motivi abietti e futili.[8] La sentenza fu confermata in Appello nel marzo del 2022.[9]