Voce su Aurelia Laurenti
Aurelia Laurenti, 32 anni, fu uccisa nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2020 dal marito Giuseppe Mario Forciniti, 33 anni, all'interno dell'abitazione dove la coppia risiedeva a Roveredo in Piano, comune in provincia di Pordenone.[1]
La Chiesa di San Bartolomeo, Duomo di Roveredo, dove sono stati celebrati i funerali di Aurelia Laurenti (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Secondo le ricostruzioni, l'omicidio si consumò tre le 23.30 e la mezzanotte, lasso di tempo in cui i vicini di casa avevano sentito delle forti urla provenire dall'appartamento coniugale. La donna fu aggredita a coltellate dal marito. Erano presenti nell'abitazione anche i figli della coppia, di 8 e 3 anni, che però non avrebbero assistito alla violenza poiché si trovavano in una stanza diversa da quella in cui si verificò il delitto.
Dopo aver compiuto l'omicidio, l'uomo uscì di casa insieme ai bambini per accompagnarli in macchina da un parente e poi, intorno alle 00.40, si recò in Questura per confessare le proprie responsabilità. Nel frattempo aveva gettato il coltello in un cassonetto, ritrovato in seguito dagli investigatori su indicazione dello stesso trentatreenne.[2] Sottoposto a interrogatorio, Forciniti aveva inizialmente parlato di un'aggressione scaturita dall'irruzione di un ladro nell'appartamento.
Poi ritrattò, raccontando che la moglie avrebbe brandito un coltello nel tentativo di colpirlo durante un litigio. Nel corso della colluttazione, lui si sarebbe difeso, impossessandosi della stessa arma e ferendo mortalmente la vittima. Una versione fornita dall'uomo che però aveva lasciato molti dubbi agli inquirenti. I poliziotti raggiunsero l'abitazione, rinvenendo il corpo senza vita della donna.[3][4] Il cadavere presentava varie lesioni, localizzate sul collo e intorno alla testa. L'esame autoptico aveva rilevato circa 19 fendenti d'arma da taglio.[5]
Il trentatreenne, originario di Cosenza, si era trasferito in Friuli-Venezia Giulia nel 2013. Dipendente dell'Azienda Sanitaria Locale, era impiegato come infermiere nel reparto di ortopedia dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Secondo le testimonianze di conoscenti e parenti, la relazione con Aurelia Laurenti stava attraversando un periodo di crisi. Rapporti molto tesi che andavano avanti da circa sei mesi, caratterizzati da profonde incomprensioni e frequenti litigi. La coppia aveva addirittura contattato una psicologa per tentare, invano, una riconciliazione.[6]
I genitori della vittima, in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa locale, riferirono che Forciniti aveva agito con violenza nei confronti della moglie perché lei aveva scoperto una relazione extraconiugale, intrattenuta dell'uomo in passato. Infatti nei mesi precedenti, dopo aver scoperto il tradimento, la trentaduenne - originaria di San Quirino (Pordenone) - si era trasferita a casa dei genitori portandosi dietro i due figli, ma successivamente era ritornata a convivere con il marito per il bene dei bambini.[7]
Forciniti, sottoposto ad arresto, fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall'aver commesso il fatto ai danni di una persona stabilmente convivente.[8][9] Nell'interrogatorio di garanzia si avvalse della facoltà di non rispondere, confermando quanto già dichiarato in precedenza nel colloquio dinanzi al pubblico magistrato. Il giudice per le indagini preliminari aveva convalidato l'arresto disponendo la custodia cautelare in carcere.[10][11]
Nel luglio del 2021 la Procura di Pordenone aveva chiuso le indagini confermando le accuse precedentemente formulate, ma escludendo l'aggravante della premeditazione.[12][13] Il successivo mese di ottobre l'indiziato fu rinviato a giudizio. Forciniti continuò a difendersi, sostenendo che, nella prima parte della colluttazione, non era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.[14]
Foto del Monumento al Donatore di Sangue AVIS a Roveredo in Piano, provincia di Pordenone (di Urania Cecilia Beni, licenza CC BY-SA 4.0)
Una dinamica confermata dal medico legale durante il dibattimento. La donna inizialmente aveva l'arma in mano e, probabilmente nel tentativo di tenere lontano l'ormai ex compagno, gli procurò lievi ferite alle mani e una all'addome. Poi il coltello fu impugnato da entrambi e la trentaduenne fu ferita al volto e al collo. Infine fu l'infermiere a impossessarsi del coltello e ad infliggere i quattro fendenti mortali che recisero le arterie e le vie respiratorie.[6][15]
Nel corso del processo la pubblica accusa aveva chiesto la pena dell'ergastolo. Il 20 aprile 2022 Forciniti fu condannato dalla Corte d'Assise di Udine a 24 anni di reclusione. All'imputato furono riconosciute le attenuanti generiche equivalenti all'unica aggravante contestata, l'aver commesso il delitto ai danni della convivente.[16][17] Il 24 febbraio 2023, però, in seguito a un concordato stabilito tra accusa e difesa, la Corte d'Appello di Trieste ridusse la pena a 22 anni. Lo stesso concordato prevedeva la rinuncia a ulteriori ricorsi, dunque la sentenza divenne definitiva.[18][19]
Le motivazioni del verdetto evidenziarono che, nonostante l'uomo avesse parzialmente ammesso la colpevolezza nel processo di primo grado, aveva continuato a essere reticente e menzognero riguardo alla dinamica dei fatti, rifiutandosi di rivelare la verità, sia nel processo di primo grado che in Appello. Tuttavia i giudici tennero in considerazione l'impegno di Forciniti nel fornire sostegno economico ai propri figli, nonostante le limitate risorse economiche derivanti dal lavoro svolto in carcere. Tale comportamento fu interpretato come un segno di "ravvedimento" o almeno della "seria volontà di assumersi le proprie responsabilità economiche".[20]