Voce su Silvia Susana Villegas Guzmán
La Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo ad Arese in provincia di Milano (di Liuc4gv, licenza CC BY-SA 4.0)
Silvia Susana Villegas Guzmán, 48 anni, originaria del Messico, fu uccisa la mattina del 19 giugno 2021 nell'abitazione in cui risiedeva ad Arese, comune della provincia di Milano.[1][2]
A lanciare l'allarme sarebbero stati alcuni vicini di casa, avvertiti da uno dei figli della vittima. I Carabinieri giunti sul posto avevano trovato il marito della donna, Jaime Moises Rodriguez Diaz, connazionale di 41 anni, barricato nel bagno dell'appartamento. L'uomo si sarebbe procurato delle lievi ferite d'arma da taglio agli avambracci e al costato, probabilmente nel tentativo di suicidarsi. Fu bloccato dai militari e trasportato all'ospedale di Garbagnate per le cure necessarie.
Il corpo senza vita della quarantottenne giaceva all'interno dell'abitazione con una profonda ferita all'arcata sopracciliare. La donna fu violentemente colpita al volto, probabilmente con l'ausilio di un'arma da taglio o un oggetto contundente, ma l'autopsia stabilì il decesso per soffocamento.[3] L'aggressione sarebbe avvenuta al culmine di un litigio fra i due coniugi.
I soccorritori giunti in loco avevano trovato all'interno dell'appartamento anche il figlio di 18 anni della coppia. Secondo le ricostruzioni, il ragazzo sarebbe stato raggiunto dal padre e minacciato di morte. Il quarantunenne, dopo aver aggredito mortalmente la moglie, avrebbe tentato di uccidere anche il figlio strangolandolo con una cintura di nylon. Il giovane avrebbe cercato di difendersi, poi nel corso della colluttazione avrebbe perso conoscenza. Fortunatamente riuscì a sopravvivere.[4]
Nel corso dell'accaduto erano presenti in casa anche gli altri due figli minorenni della coppia, un ragazzo di 15 anni e una ragazzina di 13. Il padre avrebbe minacciato di morte anche loro. Il secondogenito avrebbe telefonato al 112 per segnalare l'episodio, poi entrambi sarebbero scappati dall'abitazione per rifugiarsi dai vicini, che avevano prestato aiuto ai due adolescenti e allertato a loro volta i soccorsi.
Rodriguez Diaz fu sottoposto ad arresto. Il quarantunenne si avvalse della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di fronte ai Carabinieri. In seguito fu condotto in carcere con le accuse di omicidio volontario della moglie e tentato omicidio del figlio primogenito.
L'uomo operava come manager di una multinazionale, trasferitosi dal Messico in Italia insieme alla famiglia nei primi mesi del 2021. La donna era originaria di Guanajuato (capitale dell'omonima divisione dello stato nordamericano), mentre il marito proveniva da Zapopan (città situata nello stato messicano di Jalisco).[5][6] La convivenza nell'abitazione milanese sarebbe stata caratterizzata da numerosi litigi causati dal comportamento dispotico e autoritario dell'uomo nei confronti della moglie e dei figli.
In particolare il quarantunenne sarebbe stato ossessionato e convinto del fatto che la coniuge avesse un'altra relazione, accusandola e aggredendola davanti ai figli, spesso testimoni dei maltrattamenti tra le mura domestiche. I tre ragazzi furono affidati dal Comune di Arese a una casa famiglia attraverso i servizi sociali.[7][8] Il successivo 22 giugno, nel corso dell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari, Rodriguez Diaz aveva fornito la propria versione dei fatti sostenendo che non fosse sua intenzione uccidere la vittima.[9]
Nell'aprile del 2022 l'uomo fu rinviato a giudizio.[10] Nel corso del dibattimento, l'imputato, con dichiarazioni rese spontaneamente in aula, aveva sostenuto di non aver assassinato la moglie. Secondo la sua versione, non l'aveva né soffocata, né strangolata. La difesa aveva chiesto l'esecuzione di una perizia medico legale per valutare se la vittima fosse morta a causa di una patologia pregressa. L'istanza fu respinta dalla Corte d'Assise di Milano.
La pubblica accusa chiese la condanna all'ergastolo con sei mesi di isolamento diurno, senza riconoscere alcuna attenuante. Nel ricostruire l'accaduto, il pm riferì che Rodriguez, dopo aver soffocato la moglie, stava per togliere la vita anche al figlio, stringendogli una cintura intorno al collo. Il giovane riuscì a salvarsi soltanto grazie all'intervento salvifico del fratello.[11][12]
Il 15 novembre 2022 la Corte d'Assise di Milano aveva condannato l'imputato a 27 anni di reclusione. Il verdetto escluse una delle due aggravanti contestate e riconobbe le attenuanti generiche equivalenti all'altra aggravante rimasta.[13]
Uno scorcio panoramico dall'alto del centro storico di Guanajuato, città messicana d'origine di Silvia Susana Villegas Guzmán (di Yamen, licenza CC BY-SA 4.0)
Secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, l'uomo si sentiva un "fallito" come marito e genitore per gli errori commessi e per non essere riuscito a costruire "una buona famiglia". Una condizione che aveva alterato il suo stato emotivo nella commissione dei fatti e che, pur non escludendo né diminuendo l'imputabilità, poteva essere tenuta in considerazione dal giudice per la concessione delle circostanze attenuanti generiche.[14]
Il successivo 8 dicembre 2022, la figlia quindicenne dell'uomo si era suicidata. Nel giugno del 2023 furono chiuse le indagini su un ulteriore filone di inchiesta avviato dalla Procura di Milano nei confronti di Rodriguez. L'ex manager era accusato anche di violenza sessuale, proprio ai danni della figlia minorenne tra il 2017 e il 2021, prima di trasferirsi in Italia, quando la famiglia viveva in Messico. Fu ipotizzato che il gesto estremo della giovane sarebbe stato compiuto perché depressa, a causa delle violenze del padre e per la perdita della madre.[15][16]
L'uomo fu rinviato a giudizio in rito abbreviato ed il pm chiese una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Nel novembre del 2024, tuttavia, l'imputato fu assolto dal gup del Tribunale di Milano. Secondo la sentenza, non erano emerse prove della responsabilità dell'ex manager nei presunti abusi sulla figlia. La condanna a 27 anni per l'omicidio della moglie, invece, divenne definitiva.[17]