Voce su Giulia Tateo
La Chiesa di Sant'Anna vecchia in zona Murri a Bologna (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Giulia Tateo, 87 anni, fu trovata morta nel corso della notte tra l'8 e il 9 ottobre 2021 nell'abitazione in cui risiedeva in zona Murri a Bologna. Nella stessa dimora, poco più di tre settimane dopo, il successivo 31 ottobre, fu trovata morta anche la figlia Isabella Linsalata, 62 anni.[1]
La mattina del 31 ottobre fu il marito della sessantaduenne, Giampaolo Amato, a lanciare l'allarme. L'uomo riferì di aver rinvenuto la moglie esanime, distesa sul letto. Il decesso della donna, inizialmente, fu attribuito a cause naturali, così come quello della madre Giulia.
Amato, 62 anni, era un medico specializzato in oftalmologia e medicina dello sport. Anche la moglie Isabella era un medico, specializzata in ginecologia e ostetricia. I due però da qualche tempo non vivevano più insieme. Il sessantaduenne si era trasferito nel proprio studio, al piano inferiore, perché il loro matrimonio si era incrinato a causa di una relazione extraconiugale. Una situazione che aveva procurato non poche sofferenze alla donna e ai figli.
Sulla vicenda fu aperta un'inchiesta della Procura di Bologna. Dopo circa un anno e mezzo di indagini, nell'aprile del 2023, l'oculista venne arrestato e condotto in carcere con l'accusa di omicidio. L'autopsia sulla salma della vittima aveva escluso la morte naturale e attribuito il decesso alla "somministrazione dolosa" di calmanti e antidepressivi, in particolare un mix di benzodiazepine e sevoflurano.[1]
Per quanto riguardava il decesso della suocera Giulia Tateo, gli esami autoptici ritennero che non si poteva stabilire la quantità di Midazolam e Sevoflurano presenti nel corpo della ottantasettenne – riesumata quindici mesi dopo la morte – a causa dell'avanzato stato di putrefazione. Tuttavia le sostanze che avrebbero ucciso la figlia Isabella erano presenti anche nel corpo della madre.[2]
Sulla base di tali elementi, la Procura di Bologna contestò nei confronti del medico l'omicidio della moglie e della suocera, entrambi aggravati dalla premeditazione.[3] Amato fu poi rinviato a giudizio e,[4] il 16 ottobre 2024, condannato in primo grado all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Bologna.[5]
Per ulteriori dettagli, consultare la voce principale di Isabella Linsalata.