Viadana. Omicidio Maria Campai. La brutalità dell'aggressione: La vittima ha provato a difendersi.
Dopo l'autopsia sul corpo di Maria Campai, eseguita nella giornata di ieri, ciò che è emersa è la ferocia sfogata sulla vittima, secondo le parole di chi ha visto il cadavere.
Lascia senza parole la violenza usata nei confronti della 42enne, mamma di due figli, uccisa da un 17enne nel garage della sua famiglia dopo un rapporto sessuale a Viadana, una cittadina di ventimila abitanti in provincia di Mantova.
Il medico legale ha isolato sul corpo della vittima vari segni di percosse al volto e alla testa. La donna è stata presa a pugni e la sua testa spinta con violenza contro il muro del box dove lui studiava, si allenava con i pesi e dove spesso si fermava anche a dormire.
Già evidenti, al momento del ritrovamento del corpo, le tracce dello strangolamento, che per sua ammissione lo studente, terzogenito di una coppia di operai di origine albanese, ha effettuato con braccio e avambraccio con una mossa da wrestling (il ragazzo è appassionato dello sport da combattimento Mma).
Dall'autopsia è emerso anche che la donna ha provato a difendersi disperatamente. Lo testimoniano tracce di segni, lasciati dalle unghie, sia sul viso che sulle braccia del 17enne. L'impianto accusatorio nei suoi confronti resta in piedi in tutto il suo macabro retroscena: omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, e occultamento di cadavere.
Reati tutti compiuti da solo, senza complici, sembra ormai assodato. (La Stampa)