Voce su Anna Maria Scavo
Anna Maria Scavo, 36 anni, perse la vita a Carini in provincia di Palermo il 15 giugno 2019. A ucciderla fu l'ex marito Marco Ricci, 41 anni, recatosi nelle prime ore del pomeriggio nel negozio di calzature dove la donna era impiegata.[1][2]
Uno scorcio panoramico dall'alto di Carini, scattato dal castello dell'omonima città (di Spassal2008, licenza CC BY-SA 3.0)
Il quarantunenne andò a trovare l'ex moglie insieme al loro figlio di 14 anni, ma nel corso dell'incontro sarebbe scoppiata una violenta lite, degenerata nel drammatico episodio. Fu un taglierino l'arma usata per compiere l'aggressione mortale. All'arrivo dei soccorsi sul posto, per la vittima non ci fu null'altro da fare che constatare il decesso. Sia l'uomo che il figlio rimasero feriti e per loro si rese necessario il trasporto in ospedale.
Nelle ore successive Ricci dichiarò agli inquirenti che si era recato al negozio solo per accompagnare il figlio a vedere la madre, mentre lui era rimasto fuori perché non voleva incontrarla. Secondo la sua versione dei fatti, a un certo punto la signora Scavo sarebbe andata in escandescenze, aggredendo il ragazzino. L'uomo fu costretto a entrare nel locale per difendere il quattordicenne, ma durante la colluttazione la donna avrebbe avuto la peggio ferendosi accidentalmente con il taglierino.[3][4]
Il racconto sarebbe stato confermato dal figlio, ma gli investigatori si mostrarono dubbiosi di fronte a tale versione e non esclusero ulteriori ipotesi sulla dinamica dell'accaduto. Ricci fu iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio, ma inizialmente non venne sottoposto al fermo giudiziario. In seguito le indagini fecero emergere nuovi elementi che resero incongruenti le sue dichiarazioni.
Sarebbero state trovate sulla scena del crimine due siringhe, di cui una che avrebbe contenuto dell'acido. La stessa sostanza sarebbe stata rilevata dall'autopsia anche sul volto e nella bocca della vittima. Elementi che fecero presupporre la volontà dell'uomo di sfregiare l'ex moglie, anche se lui ribadì sempre di non aver mai avuto l'intenzione di ucciderla. In ogni caso, nei giorni seguenti, fu disposto il fermo nei confronti del quarantunenne. Poi il giudice per le indagini preliminari convalidò la misura di custodia cautelare.[5][6]
La coppia si era separata da un anno mentre il figlio era in affidamento al padre. L'uomo fu denunciato dalla trentaseienne nell'ottobre del 2018 per minacce, mentre lui aveva querelato la ex per violazione degli obblighi di assistenza familiare.[3] Nei primi mesi del 2020 furono chiuse le indagini. Secondo le ricostruzioni della Procura, nel pomeriggio del 15 giugno 2019 Ricci si recò sul posto di lavoro della donna con l'intenzione di aggredirla.
La Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Palermo dove sono stati celebrati i funerali della signora Anna Maria Scavo (di Matthias Süßen, licenza CC BY-SA 2.5)
La versione del ferimento accidentale non venne ritenuta veritiera: la vittima fu stroncata da un taglio alla gola, ma ci sarebbe stato anche il tentativo di sfregiarla o di farle ingoiare dell'acido attraverso le siringhe rinvenute nel negozio dagli investigatori. A chiamare i soccorsi fu l'ex marito, che però insieme al figlio si barricò all'interno del locale e fu necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco per fare irruzione.
Il quarantunenne fu rinviato a giudizio per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall'essere stato commesso davanti a un minorenne. Il figlio fu accusato di concorso in omicidio e per lui aveva proceduto la Procura dei minori. Il ragazzo venne sottoposto a una perizia psichiatrica che lo avrebbe valutato pienamente capace di intendere, ma non di volere. Ovvero il giovane non avrebbe saputo distinguere il bene dal male, essendo caratterizzato da una volontà condizionata dal rapporto con il padre e con il resto della famiglia d'origine.[7][8]
Il 18 febbraio 2022 Marco Ricci fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Palermo.[9][10] Il successivo 12 dicembre la Corte d'Appello di Palermo confermò il "fine pena mai", riconoscendo anche l'aggravante della premeditazione.[11]
Nel novembre del 2023 la Corte di Cassazione accolse parzialmente il ricorso della difesa ed escluse l'aggravante della premeditazione. La Suprema Corte, tuttavia, confermò l'ergastolo rigettando la richiesta di esecuzione di una consulenza psichiatrica sull'imputato e ritenendo influenti i maltrattamenti in famiglia ai danni della vittima che, come stabilito dalla sentenza di secondo grado, andavano considerati tali sino al momento del decesso.[12][13]