Norina Mattuozzo, 33 anni, è stata uccisa dal marito Salvatore Tamburrino, 40 anni, la mattina del 2 marzo 2019 a Melito di Napoli, comune della provincia partenopea.[1]

La donna aveva deciso di separarsi dal compagno, così da alcune settimane si era trasferita nella casa dei genitori in un complesso di edilizia popolare vicino al centro storico di Melito. Proprio lì il quarantenne si era presentato per avere un nuovo incontro con sua moglie. L'uomo aveva chiesto a Norina di appartarsi in privato in un'altra stanza dell'abitazione per avere un ulteriore chiarimento, ma lei non volle.
Al termine della discussione, prima di andarsene, tutto d'un tratto il malintenzionato ha estratto una pistola e ha sparato 3 colpi d'arma da fuoco verso la donna mentre era ancora seduta. Alla tragedia hanno assistito anche i parenti e i due figli della coppia, un bambino di 7 anni e una ragazza di 14, che erano presenti all'interno dell'appartamento.[2] Subito dopo aver esploso i proiettili, il quarantenne si è dato alla fuga. Nelle ore successive, il killer ha contattato il suo avvocato, che lo ha convinto a costituirsi alla questura di Napoli. Tamburrino ha confessato il delitto ed è stato condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[3][4]
L'episodio ha innescato un'accelerazione dell'attività investigativa che, attraverso una serie di intercettazioni, ha portato alla cattura del boss Marco Di Lauro, ricercato dalle forze dell'ordine per 14 anni. Tamburrino, con diversi precedenti penali a suo carico, era ritenuto un affiliato al clan di Di Lauro.[5][6]
Dalle indagini è emerso che la vittima aveva trovato il coraggio di liberarsi dalla condizione di schiavitù in cui si ritrovava dopo anni di maltrattamenti protratti dal marito. Determinanti anche le testimonianze della figlia a conferma delle violenze dell'uomo, che maltrattava la donna in casa pure davanti ai bambini.
Il 3 febbraio 2020 il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Napoli Nord ha accolto la richiesta di condanna all'ergastolo avanzata della pubblica accusa, infliggendo a Tamburrino 30 anni di reclusione per lo sconto di un terzo della pena da applicare per la scelta del procedimento in rito abbreviato.[7][8]