Voce su Nicoletta Indelicato
La Chiesa Madre di Marsala in provincia di Trapani dove sono stati celebrati i funerali di Nicoletta Indelicato (di trolvag, licenza CC BY-SA 3.0).
Nicoletta Indelicato, 25 anni, era una ragazza di Marsala (Trapani) scomparsa nella notte tra sabato 16 e domenica 17 marzo 2019. La giovane, originaria della Romania e adottata da bambina insieme al fratello da una famiglia marsalese, era uscita di casa senza fare più ritorno. La mattina seguente i genitori, preoccupati per non riuscire più a mettersi in contatto con lei, presentarono la denuncia di sparizione.[1][2]
Nei giorni successivi le indagini dei Carabinieri strinsero il cerchio su due conoscenti della vittima: Carmelo Bonetta, 34 anni, e Margareta Buffa, 29 anni. Il primo era un manovale di Marsala. La seconda era l'ex compagna dell'uomo e, come Nicoletta, originaria della Romania e adottata da bambina da una famiglia del posto. Convocati più volte in caserma, avevano fornito dichiarazioni discordanti e contraddittorie insospettendo non poco gli inquirenti.[3]
Nel mezzo di una pausa al termine di un interrogatorio, i due furono intercettati mentre discutevano da soli nella sala d'attesa. Il passaggio registrato verteva su uno scambio di battute, molto conflittuale, nel quale la giovane intimava al trentaquattrenne di non rivelare dove fosse nascosto il cadavere della vittima.[4] Dopodiché, messi sotto torchio nei seguenti colloqui, i due fornirono le proprie versioni dei fatti.
Bonetta confessò di aver ucciso da solo la venticinquenne (racconto che successivamente aveva lui stesso parzialmente smentito, ammettendo il coinvolgimento dell'ex compagna). Buffa nel frattempo confermò le responsabilità di Bonetta dichiarandosi estranea all'omicidio.[5] Tuttavia gli inquirenti ritennero entrambi coinvolti nel delitto, facendo scattare nei loro confronti il fermo per omicidio volontario e soppressione di cadavere.[6] Il corpo senza vita della giovane fu infine ritrovato, parzialmente carbonizzato, in un vigneto delle campagne di Contrada Fiumara Sant'Onofrio (una frazione di Marsala) il 20 marzo 2019. Fu proprio il trentaquattrenne a indicare ai militari dove recuperarlo.[7][8]
Nello specifico, Carmelo aveva raccontato che Margareta, la sera del 16 marzo a bordo della propria auto, convinse l'amica Nicoletta a farsi dare un passaggio mentre lui era nascosto nel bagagliaio del veicolo. Quando raggiunsero Contrada Sant'Onofrio, a circa otto chilometri di distanza dal centro della città, le due ragazze scesero dall'abitacolo e cominciarono a discutere allontanandosi dalla macchina. A un certo punto il trentaquattrenne uscì allo scoperto e, senza dare nell'occhio, seguì le due amiche fino a colpire violentemente la vittima che, colta di sorpresa, non si sarebbe potuta difendere.[9]
L'uomo aveva riferito di averla presa a pugni, trafitta con diverse coltellate e poi cosparsa di benzina per darla alle fiamme. Inizialmente ammise di aver fatto tutto da solo, poi cambiò versione affermando che all'aggressione partecipò anche l'ex compagna, la quale avrebbe sferrato vari fendenti alla venticinquenne. Il tutto a compimento di un piano progettato da entrambi per vendicarsi della giovane. Una ricostruzione che però non fu completamente confermata. Il ritrovamento di diverse tracce di sangue della ragazza all'interno dell'auto di Margareta non escluse che la vittima fosse stata aggredita altrove per poi essere abbandonata già cadavere in Contrada Sant'Onofrio.[10]
L'autopsia aveva rivelato che Nicoletta fu colpita da 12 coltellate, di cui alcune mortali sferrate alla schiena e al collo che lacerarono rispettivamente polmoni e vena giugulare.[11] L'esame stabilì anche che la venticinquenne era già deceduta prima di essere data alle fiamme, infatti non furono rinvenute tracce di fuliggine all'interno dell'esofago. Il coltello utilizzato durante l'aggressione fu ritrovato nel fiume Mazzaro ed era compatibile con le lesioni riscontrate sul corpo della giovane. Su di esso però non furono rilevate impronte digitali o tracce ematiche perché rimase per troppo tempo sotto il flusso dell'acqua nel canale idrico.[12][13]
Il movente del crimine non venne completamente accertato. Il trentaquattrenne reo confesso affermò di provare dei risentimenti nei confronti della vittima perché lei in passato avrebbe sparso in giro la voce che lui e Margareta fossero dei tossicodipendenti.[14] Nei mesi successivi, ascoltato in udienza come testimone, aveva dichiarato di aver pianificato il delitto insieme a Buffa perché quest'ultima voleva farla pagare all'amica per diversi torti subiti.
Per questo l'uomo avrebbe partecipato all'aggressione soltanto perché la ventinovenne lo minacciava di lasciarlo e lui, non volendola perdere, faceva tutto ciò che la sua ex compagna gli chiedeva. Tuttavia, dopo aver compiuto il delitto, decise di lasciarla. Bonetta aggiunse poi che Nicoletta e Margareta litigavano spesso su questioni personali, a lui poco note perché non si intrometteva nei loro affari. In ogni caso, un delitto che per gli inquirenti sarebbe maturato in un contesto di rapporti amichevoli contaminati da dicerie, invidie e gelosie.[15]
Al termine delle indagini, Bonetta e Buffa furono rinviati a giudizio per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi.[16] La versione ricostruita dalla Procura era concordante con quanto dichiarato dal trentaquattrenne, ovvero che Nicoletta Indelicato fu aggredita e accoltellata da entrambi gli indiziati. Le strade processuali dei due imputati si divisero: l'uomo richiese e ottenne il procedimento in rito abbreviato, mentre la donna, che si era sempre dichiarata innocente attribuendo unicamente all'ex compagno la responsabilità del gesto, affrontò il processo in rito ordinario.[4][10] Il 15 maggio 2020 Bonetta fu condannato dal Tribunale di Marsala a 30 anni di reclusione.[17]
Nell'ottobre del 2020 una perizia psichiatrica aveva stabilito che Margareta Buffa era capace di intendere e di volere nel momento dell'omicidio e le sue condizioni psichiche erano compatibili con il regime carcerario.[18] Durante un'udienza del processo, tenutasi nello stesso mese, la donna aveva testimoniato di fronte alla Corte d'Assise di Trapani la propria versione dei fatti. L'imputata si difese sostenendo che Bonetta era l'unico responsabile del delitto.
Sarebbe stato lui ad architettare il piano e lei lo avrebbe assecondato per paura di subire ritorsioni. L'uomo, nascosto nel bagagliaio dell'auto, indicava con dei colpi di tosse la direzione da intraprendere mentre Margareta era al volante. A suo dire, Nicoletta si accorse della presenza di Carmelo, ma non si sarebbe preoccupata, stando al gioco, tanto che quando si fermarono e lui uscì allo scoperto, la vittima non rimase sorpresa.
Dopodiché sarebbe scoppiata una lite fra il trentaquattrenne e Nicoletta, nel corso della quale l'imputata sarebbe stata coinvolta e colpita in modo da sbattere la testa e perdere i sensi. Alla sua ripresa di coscienza, l'uomo aveva già ucciso la venticinquenne. Buffa riferì poi di non aver chiesto aiuto alle forze dell'ordine perché non si fidava di loro e, per quanto riguardava l'intercettazione in caserma, sostenne che si trattava di un modo per spronare l'ex compagno a confessare il delitto di fronte ai militari.[19][20]
Una ricostruzione non avallata dai giudici della Corte d'Assise di Trapani che, il 1º febbraio 2021, in parziale accoglimento della richiesta della pubblica accusa,[21][22] aveva condannato Margareta Buffa all'ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Non fu riconosciuta l'aggravante dei futili motivi e non venne applicato l'isolamento diurno per 18 mesi.[23][24]
Uno scorcio della Chiesa del Purgatorio in Piazza Monsignor Pasquale Lombardo nel centro storico di Marsala (di trolvag, licenza CC BY-SA 3.0)
Il successivo 9 marzo la Corte d'Appello di Palermo confermò la pena di 30 anni di reclusione nei confronti di Carmelo Bonetta. La sentenza riformulò uno dei capi di imputazione: la distruzione del cadavere, derubricata in "tentata" distruzione.[25][26] Il verdetto fu reso definitivo dalla Corte di Cassazione l'8 aprile 2022.[27]
L'11 luglio 2022 la seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo confermò la condanna all'ergastolo per Margareta Buffa.[28][29] Il 30 settembre 2023, tuttavia, la Corte di Cassazione accolse parzialmente il ricorso della difesa dell'imputata e annullò il "fine pena mai", rinviando il procedimento a un nuovo processo d'Appello per il ricalcolo degli anni di reclusione.[30][31] Il successivo 23 novembre, però, la prima sezione della Corte d'Appello di Palermo riapplicò l'ergastolo per Margareta Buffa.[32][33] La sentenza fu confermata in via definitiva il 9 luglio 2024 dalla seconda pronuncia della Corte di Cassazione.[34][35]