Voce su Stefania Maria Rosa Dusi
Uno scorcio del quartiere Lorenteggio a Milano (di Gabriele Quaglia, licenza CC BY 3.0)
Stefania Maria Rosa Dusi, 45anni, fu trovata morta la mattina del 29 aprile 2020 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva nel quartiere Lorenteggio di Milano.[1][2]
A dare l'allarme fu un conoscente della vittima che, preoccupato dal fatto di non riuscire più a mettersi in contatto con lei, si era recato nell'appartamento rinvenendo il corpo senza vita della donna riverso sul pavimento. Sulla drammatica vicenda fu aperta un'inchiesta coordinata dalla Procura di Milano.
L'attività investigativa, condotta dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato, riuscì a ricostruire le ultime ore di vita della quarantacinquenne. Secondo gli accertamenti dell'esame autoptico, il decesso della vittima fu causato da un'aggressione che aveva provocato la "rottura bilaterale dei cornetti tiroidei". Dopo mesi di lavoro, gli inquirenti individuarono il presunto responsabile del delitto.
Su richiesta della Procura, il giudice per le indagini preliminari dispose un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Ibrahim Mostafa Mohamed Saleh, 25 anni, originario dell'Egitto e irregolare sul territorio nazionale, accusato di omicidio volontario. Il provvedimento fu eseguito la mattina del 18 novembre 2020, quando il giovane venne rintracciato a San Giuliano Milanese e, in seguito, condotto in carcere.[3][4]
Secondo le ricostruzioni degli agenti della Squadra Mobile, la vittima operava come sex worker e fu uccisa durante il pomeriggio del precedente 28 aprile, mentre aveva avuto un incontro con l'egiziano. Conversazioni telefoniche e messaggistiche accertarono l'appuntamento fra i due, che avevano trascorso circa una ventina di minuti nell'appartamento della donna. Dopodiché una telecamera di videosorveglianza della zona aveva ripreso lo stesso individuo mentre si allontanava dal luogo del delitto.
Le impronte del venticinquenne furono rilevate su un mozzicone di sigaretta, rinvenuto nell'abitazione, e su un'unghia della mano destra della vittima. La signora Dusi avrebbe tentato di difendersi mentre veniva afferrata per il collo e soffocata. L'aggressione, avvenuta secondo l'autopsia per "asfissia meccanica da compressione", non aveva lasciato sul cadavere evidenti segni di violenza, tanto che inizialmente fu ipotizzata la morte per malore o suicidio. Per gli inquirenti, il giovane avrebbe ucciso la donna per un diverbio sul tipo di prestazione o sul prezzo da pagare.[5][6]
L'egiziano fu rinviato a giudizio in rito abbreviato. La difesa nel corso del processo aveva sostenuto la tesi dell'omicidio preterintenzionale. Nel maggio del 2021 il Tribunale di Milano aveva condannato Mohamed Saleh in primo grado a 15 anni di reclusione per omicidio volontario, accogliendo parzialmente l'istanza della pubblica accusa che aveva chiesto 18 anni di carcere.[7]