Voce su Nunzia Compierchio
Nunzia Compierchio, 41 anni, fu uccisa a colpi d'arma da fuoco durante il pomeriggio del 5 luglio 2020 nell'abitazione in cui risiedeva a Cerignola in provincia di Foggia.
La Chiesa della Beata Vergine Maria Addolorata di Cerignola in provincia di Foggia
A compiere il delitto fu l'ex marito, Angelo Di Meo, 44 anni. Nel corso della sparatoria all'interno dell'appartamento erano presenti anche i due figli della coppia. L'uomo, dopo aver esploso i proiettili all'indirizzo della vittima, era scappato rifugiandosi a casa del padre, a breve distanza dalla scena del crimine. Lì gli agenti della Polizia lo prelevarono per condurlo in commissariato. Di fronte agli inquirenti si avvalse della facoltà di non rispondere. Nei suoi confronti fu emesso il fermo con l'accusa di omicidio volontario.[1][2]
Il quarantaquattrenne fu trovato in possesso di una pistola a salve modificata per sparare veri proiettili, considerata presumibilmente l'arma con la quale aveva ucciso l'ex moglie. Secondo le ricostruzioni, i due erano separati da tempo, ma erano rimasti a convivere nella stessa abitazione, sebbene i rapporti fossero tutt'altro che tranquilli. Durante il pomeriggio del 5 luglio, Di Meo tornò a casa dopo essere uscito e, nel corso di un'ennesima lite con la donna, sparò diversi colpi d'arma da fuoco.
Nel 2012 la signora Compierchio avrebbe denunciato il marito perché lui non aveva rispettato gli obblighi familiari, in particolare il versamento degli alimenti ai figli. Nel 2017 l'uomo era stato arrestato per estorsione nei confronti del padre. Di Meo aveva anche problemi di tossicodipendenza e di salute mentale: per un certo periodo aveva frequentato il centro di salute mentale di Manfredonia e Cerignola.[2][3]
Il 6 luglio, nell'interrogatorio di garanzia svolto di fronte al giudice per le indagini preliminari, Di Meo si avvalse nuovamente della facoltà di non rispondere.[4] Successivamente era emerso che l'uomo aveva confessato il delitto.[5] Secondo le ricostruzioni investigative, l'indiziato non accettava la fine del matrimonio con l'ex compagna e l'ultimo fatale litigio avvenne per questioni economiche. Il quarantaquattrenne fu sottoposto a una perizia psichiatrica e rinviato a giudizio.
Il 28 ottobre 2021 la Corte d'Assise di Foggia lo aveva condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato da motivi abietti e futili.[5] Tenuto conto del risultato della perizia psichiatrica, all'imputato fu riconosciuto un vizio parziale di mente. Esclusa invece l'aggravante della premeditazione contestata dalla pubblica accusa. Venne disposto anche il ricovero per tre anni in una struttura sanitaria a pena espiata.[6][7]