Voce su Mihaela Apostolides
Uno scorcio della Torre Civica di Cuneo (di Flesiot, licenza CC BY-SA 4.0)
Mihaela Apostolides, 44 anni, fu uccisa da Francesco Borgheresi, 42 anni, nel corso del pomeriggio del 22 maggio 2020 nel piazzale del centro commerciale Auchan in località Tetto Garetto a Cuneo.[1]
La vittima, originaria della Romania e nata a Budapest, era stata freddata con diversi colpi di pistola. Il suo corpo senza vita fu ritrovato all'interno di una Fiat Panda, ferma nel parcheggio del centro commerciale. Borgheresi, militare fiorentino di stanza a Pinerolo (Torino), durante la sparatoria si era ferito a una mano con la stessa arma da fuoco, regolarmente detenuta. Alcuni minuti dopo aver compiuto il delitto, chiamò i soccorsi confessando le proprie responsabilità. All'arrivo della Polizia, mostrandosi in stato confusionale, non oppose resistenza e si costituì agli agenti.[2]
Il quarantaduenne era il figlio della fondatrice della comunità "Il Forteto", una cooperativa taumaturgica per bambini disabili che nel corso degli anni celò violenze, abusi e maltrattamenti su minori. Non fu cresciuto dalla madre naturale Giovanna Leoncini, ma affidato dai fondatori a una madre funzionale di nome Daniela Tardani, poi condannata a 6 anni di reclusione.[3][4]
Mihaela Apostolides nel 2003 si separò dal marito, con il quale si era lasciata in buoni rapporti. L'uomo rimase a vivere a Cipro insieme alla figlia, mentre la donna si era trasferita in Italia, prima a Salluzzo, poi nel capoluogo cuneese. L'ex marito era deceduto negli anni successivi e la figlia di 19 anni avrebbe voluto trasferirsi in città per stare vicino alla madre.[5]
Borgheresi e Apostolides avrebbero avuto una relazione per circa due anni. Anche lui si era lasciato un matrimonio alle spalle: era divorziato. Non si incontrarono per tutto il periodo del lockdown per la pandemia di Covid-19, ma la sera prima del delitto il militare si era recato a Cuneo, dove la quarantaquattrenne lavorava, per vederla. Il pomeriggio del 22 maggio erano usciti insieme per andare al centro commerciale a fare compere, ma nel parcheggio sarebbe scoppiata una lite, poi sfociata nell'omicidio. Nel sopralluogo sulla scena del crimine gli inquirenti avevano anche trovato un'altra pistola appartenente all'uomo, riposta nel bagagliaio dell'auto.[6]
Il quarantaduenne, interrogato dal pubblico magistrato, ribadì la sua confessione, riferendo di aver agito per gelosia perché lui sapeva che la donna aveva un'altra relazione. Precisò inoltre che lei durante il lockdown gli avrebbe chiesto molti soldi.[4][7] La sorella e le colleghe della vittima tuttavia smentirono tali dichiarazioni sostenendo che quarantaquattrenne non era fidanzata con Borgheresi, ma piuttosto si sarebbero frequentati da semplici conoscenti.[5]
Il successivo 25 maggio, durante l'interrogatorio di garanzia, Borgheresi confermò nuovamente la sua confessione. Il giudice per le indagini preliminari convalidò l'arresto.[8] Dodici mesi dopo, l'uomo fu rinviato a giudizio in rito abbreviato con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Il procedimento era stato condizionato all'esecuzione di una perizia psichiatrica che lo aveva valutato capace di intendere e di volere.[9][10]
Il 29 ottobre 2021 l'imputato fu condannato dalla Corte d'Assise di Cuneo a 15 anni di reclusione: 14 per l'omicidio e un anno per le restanti accuse. La Procura aveva chiesto una pena complessiva di circa 20 anni. La Corte aveva ritenuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate.[11][12]