Voce su Carmen De Giorgi
Il municipio di Luserna San Giovanni in provincia di Torino (di F.Ceragioli, licenza CC BY-SA 4.0)
Carmen De Giorgi, 44 anni, fu uccisa a coltellate nel corso della notte tra il 4 e il 5 ottobre 2021 a Luserna San Giovanni in provincia di Torino.[1]
A compiere l'aggressione fu Medhi Hounaifi, 34 anni, originario del Marocco. L'omicidio avvenne all'interno di un bar facente parte di una struttura alberghiera. Secondo le ricostruzioni, la donna era presente nel locale insieme ad alcune amiche quando, a un certo punto, l'uomo si avvicinò a loro e cominciò ad importunarle.
Nelle ore precedenti lui e la vittima si erano incontrati in una camera affittata in un'altra struttura alberghiera, da cui lei si era allontanata. L'ipotesi degli investigatori era che i due avessero concordato un rapporto sessuale, che però lei aveva rifiutato perché l'uomo aveva manifestato dei comportamenti violenti.[2]
Nel corso dell'incontro nel bar il magrebino avrebbe tentato un ulteriore approccio, respinto dalla quarantaquattrenne che poi si era nuovamente allontanata. Dopodiché l'uomo, all'improvviso, estrasse un coltello e si avventò su di lei, colpendola con diversi fendenti. Durante l'aggressione furono ferite anche altre due donne nel locale, amiche della vittima.
I soccorsi giunti sul posto non poterono fare nulla per salvare la signora De Giorgi: troppo gravi le lesioni riportate. Fortunatamente non erano in pericolo di vita le altre due donne ferite, trasportate in ospedale per le cure del caso. La quarantaquattrenne era madre di una figlia di 18 anni ed impiegata come stagionale in un'azienda della zona che produceva e distribuiva l'acqua Sparea. Da anni si era trasferita in Piemonte, ma era originaria di Galatina, comune Salentino in provincia di Lecce.[3]
Mehdi risiedeva regolarmente a Luserna e svolgeva lavori saltuari in val Pellice. Nel corso dell'agguato avrebbe anche tentato di colpire altre donne presenti nel locale che però riuscirono a mettersi in salvo. Aveva poi lasciato la struttura a piedi. Successivamente i Carabinieri lo arrestarono a poca distanza dal luogo del delitto. Fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario.[4]
Al termine delle indagini, l'indiziato fu rinviato a giudizio. La Procura contestò anche l'aggravante dei motivi abietti e futili. Al contempo gli inquirenti esclusero qualsiasi collegamento del gesto con gli ambienti dell'estremismo o del fondamentalismo islamico. Il 12 ottobre 2022 Mehdi presenziò a un'udienza del processo e scelse di rilasciare dichiarazioni spontanee dinanzi alla Corte d'Assise di Torino.
L'uomo si scusò e chiese perdono per quanto successo, precisando che non era sua intenzione fare del male alla vittima. Nel raccontare gli avvenimenti antecedenti al delitto, l'imputato in aula riferì che quella sera voleva avere un rapporto sessuale con Carmen De Giorgi, che aveva conosciuto poco prima in giro per Luserna. Però, in seguito, lui stesso affermò di non sapere cosa fosse accaduto poiché si sentiva straniato. Al termine del dibattimento la pubblica accusa chiese la condanna a 26 anni.[5][6]
Il 16 gennaio 2023 Hounaifi fu condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Torino. I giudici esclusero l'aggravante dei futili motivi e, di conseguenza, tornò ammissibile l'applicazione del rito abbreviato (richiesto dal difensore nella fase dell'udienza preliminare) che permise di scontare l'un terzo della pena sui 27 anni inizialmente decisi dalla Corte.[7][8]
Nelle motivazioni della sentenza fu precisata la ricostruzione degli eventi. I due si erano appartati in una struttura di Luserna, ma poco dopo la donna si era allontanata per tornare al bar dove erano presenti le sue amiche. La quarantaquattrenne avrebbe detto loro che Hounaifi l'aveva "presa per il collo con una mano, stringendola". Tuttavia i giudici non accolsero il movente ipotizzato dalla pubblica accusa.
Infatti venne evidenziato che "il momento in cui l'imputato aveva estratto il coltello non coincideva con il momento in cui la donna l'aveva rifiutato". Dunque la sentenza sancì che, pur non potendo individuare un chiaro movente, l'uomo avrebbe agito per un "un generale disprezzo verso il sesso femminile", ispirato in particolare da "sentimenti ostili ed immotivati verso le donne presenti" quella sera nel locale.[9][10]
Il 27 settembre 2023, però, la sentenza della Corte d'Appello di Torino accolse la tesi della pubblica accusa e riammise l'aggravante dei motivi abietti e futili, condannando l'imputato a 30 anni di reclusione.[11]