Voce su Jessica Stappazzollo Custodio de Lima
Jessica Stappazzollo Custodio de Lima, 33 anni, è stata trovata morta nell'abitazione dell'ex compagno Douglas Reis Pedroso, 41 anni, il 28 ottobre 2025 a Castelnuovo del Garda in provincia di Verona.[1]
La donna presentava numerose ferite d'arma da taglio ed era stata uccisa a coltellate, proprio dall'ex compagno Douglas Pedroso. L'uomo, verso le 24:00 della notte tra il 27 e il 28 ottobre aveva telefonato ai Carabinieri, manifestando l'intenzione di togliersi la vita. I militari avevano avviato i dovuti accertamenti e, nelle ore successive, il quarantunenne è stato rintracciato a Valeggio sul Mincio, in evidente stato di alterazione.[2][3]
Uno scorcio della Chiesa di Santa Maria Nascente a Castelnuovo del Garda in provincia di Verona (di Massimo Telò, licenza CC BY-SA 3.0)
Nelle prime ore del mattino, a seguito delle sue ammissioni, il cadavere della vittima è stato rinvenuto nell'appartamento dell'uomo, situato in un condominio di via Silvio Pellico a Castelnuovo del Garda. Già alcuni conoscenti della vittima avrebbero segnalato la sparizione della donna, informando i Carabinieri di non riuscire più a mettersi in contatto con lei dal precedente sabato 25 ottobre.
Jessica Stappazzollo e Douglas Pedroso erano entrambi originari del Brasile, ma vivevano in Italia da diversi anni. Secondo le ricostruzioni, la donna si era trasferita nell'abitazione del compagno circa un anno e mezzo prima del delitto. La trentatreenne aveva già chiamato i Carabinieri in passato, raccontando loro di maltrattamenti subiti in casa da parte del convivente. In seguito, però, lei aveva ritirato la denuncia.
Il 21 aprile 2025, i Carabinieri di Caprino Veronese avevano proceduto all'arresto in flagranza di Douglas Pedroso, in occasione di un ennesimo episodio di violenza sulla connazionale. Il quarantunenne l'aveva gettata a terra e trascinata per i capelli, colpendola con tre pugni al volto e poi, ripetutamente, con la chiave della sua autovettura. Due giorni dopo, il 23 aprile 2025, l'uomo era stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna e ai luoghi da lei abitualmente frequentati, con l'applicazione del braccialetto elettronico.
Il dispositivo sarebbe stato installato il successivo 19 maggio. Il brasiliano si sarebbe dovuto mantenere ad una distanza di oltre 500 metri dalla vittima, essendogli vietato di contattarla con qualsiasi mezzo, oltre al divieto di dimora nel comune di Ponti sul Mincio, nel Mantovano, dove Jessica Stappazzollo era domiciliata nell'abitazione della madre di lei.
Tuttavia, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 2025, quando è stato fermato dai Carabinieri, l'uomo non indossava il braccialetto elettronico. L'apparato consegnato dal fornitore alla persona offesa, invece, sarebbe stato rinvenuto nascosto nel garage dell'abitazione della madre di Jessica Stappazzollo a Ponti sul Mincio. Nei confronti di Douglas Reis Pedroso erano stati contestati vari episodi di maltrattamenti e lesioni alla compagna, commessi tra l'agosto del 2024 e l'aprile del 2025.
La Procura lo aveva anche accusato di violenza sessuale, commessa nel dicembre del 2024 ai danni di Laiza Stappazzollo, la sorella di Jessica, oltre ad altri episodi di resistenza e minaccia ai danni dei Carabinieri intervenuti. In seguito a tali eventi, il questore di Verona aveva emesso un provvedimento di ammonimento e la Procura, il 17 settembre 2025, alla chiusura delle indagini aveva chiesto il rinvio a giudizio.[2][3]
Jessica Stappazzollo era madre di due figli: uno di 11 anni che vive in Brasile con il padre e una di 9 anni che vive in Italia con il secondo ex compagno della donna. L'affidamento della figlia le era stato revocato pochi mesi prima dell'omicidio, proprio perché la trentatreenne era coinvolta, suo malgrado, in un contesto di violenze e maltrattamenti, così il padre era riuscito ad ottenere l'affidamento della figlia.[4] Dopo il fermo eseguito dai Carabinieri, Douglas Pedroso è stato condotto in carcere nel corso del pomeriggio del 28 ottobre 2025, a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.
Laiza, la sorella della vittima, aveva raccontato in un'intervista al quotidiano la Repubblica le minacce ed i maltrattamenti la trentatreenne era stata sottoposta: "Jessica doveva fare quello che voleva lui, altrimenti avrebbe ammazzato i suoi figli e tutta la nostra famiglia. Lei poteva essere salvata. Le denunce c'erano, si doveva fare di più. Mia sorella le faceva e poi le ritirava perché era completamente plagiata e perché Douglas la minacciava di morte, sia lei che la nostra famiglia. Lui la picchiava di continuo e quasi sempre intervenivano i Carabinieri. Loro hanno visto come la riduceva ogni volta. Ho sempre pensato che dovessero arrestarlo, ma non è mai successo".
La giovane ha anche ricordato l'episodio per il quale l'uomo era stato accusato di violenza sessuale, dopo la denuncia presentata da lei il 28 dicembre 2024: "Era ubriaco e aveva preso della droga. Ha cercato di mettermi le mani addosso. Quando sono arrivati i Carabinieri, stava picchiando Jessica davanti alla bambina. Una scena terribile". Sul dispositivo consegnato a Jessica Stappazzollo e trovato nascosto nella casa della madre a Ponti sul Mincio: "Immagino sia stato lui a convincerla a farlo, per evitare che si scoprisse che era tornato a vivere con lei. Non può esserci altra spiegazione", ha riferito la sorella della vittima.[5][6]
Il 31 ottobre 2025, nel corso dell'udienza di convalida del fermo, Douglas Pedroso ha ammesso di avere ucciso l'ex compagna, fornendo però un racconto con molte lacune e spiegando di non ricordare bene quello che era successo perché aveva assunto delle sostanze stupefacenti.[7] Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo e confermato la custodia cautelare in carcere a carico del quarantunenne. Secondo i primi risultati dell'esame autoptico disposto dalla Procura, l'uomo avrebbe sferrato circa 27 coltellate. Quattro fendenti hanno raggiunto il torace della donna, e due di questi hanno colpito il cuore, causando la morte per shock emorragico.
Il decesso della trentatreenne potrebbe essere avvenuto, molto probabilmente, nel corso della notte tra domenica 26 e lunedì 27 ottobre. Poi, circa ventiquattro ore più tardi, è stato scoperto il corpo senza vita, dopo le prime ammissioni dell'ex compagno ai Carabinieri. Il coltello utilizzato per l'aggressione è stato recuperato dagli investigatori nell'auto del reo confesso.[8]