Voce su Angela Gentile
Angela Gentile, 37 anni, scomparve il 28 ottobre 1991. La donna, madre di una figlia di 13 anni, accompagnò in mattinata la ragazzina a scuola per poi recarsi nel centro diabetologico del vecchio ospedale di Caserta dove era impiegata. Dopo aver terminato il turno di lavoro, uscì dalla struttura per andare a riprendere la figlia, ma non arrivò mai a destinazione.
Uno scorcio della Reggia di Caserta
Tre giorni dopo fu presentata una denuncia di scomparsa e la sua auto fu rinvenuta nel parcheggio dell'ospedale in piazza Sant'Anna, dove lei l'aveva lasciata la mattina del 28 ottobre. Il suo corpo non fu mai ritrovato.[1][2]
Secondo le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia, la donna fu uccisa in seguito a un accordo tra il boss Domenico Belforte, detto Mimì, reggente del clan Mazzacane, e sua moglie Maria Buttone. Angela Gentile ebbe da giovane una breve relazione con Belforte, dalla quale nacque una bambina nel 1978. L'uomo non riconobbe la figlia che, nei primi anni di vita, fu cresciuta dalla madre e dai suoi parenti a Caserta.
Il boss poi si sposò con Buttone stabilendosi a Marcianise, nel Casertano, ma in paese molti erano al corrente del fatto che l'uomo in passato aveva avuto una figlia al di fuori del matrimonio. Inoltre, nel 1991, Belforte e Gentile ritornarono a frequentarsi. Lui era uscito da poco dal carcere mentre lei si era appena lasciata dal precedente compagno. Una situazione che screditò la moglie agli occhi delle altre donne del clan. Per risolvere la controversia, sarebbe stato dunque stabilito un patto tra i due coniugi: la figliastra avrebbe ottenuto un sostegno economico entrando a far parte della famiglia in cambio della vita dell'ex amante del marito.
Non fu mai pienamente accertato l'esecutore materiale del delitto. Secondo le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, sarebbero stati lo stesso Belforte insieme ad alcuni sicari, fedelissimi del clan dei Mazzacane. In seguito all'omicidio, la figlia adolescente fu tolta ai parenti che l'avevano cresciuta a Caserta per essere trasferita e accolta in casa del boss a Marcianise, affidata alla stessa Angela Buttone che le avrebbe fatto da madre.
Entrambi i coniugi furono rinviati a giudizio. Nel corso del processo, Belforte si addossò la colpa. Raccontò che, durante un incontro con la signora Gentile, aveva puntato una pistola contro la vittima con il solo intento di spaventarla, ma dall'arma sarebbe partito per sbaglio un proiettile che la colpì al cuore. Avrebbe poi fatto sparire il cadavere della trentasettenne nei "regi lagni" (dei canali idrici artificiali presenti lungo il territorio campano).[3] Secondo la versione di alcuni collaboratori di giustizia, invece, la donna fu prelevata nel parcheggio dell'ospedale dove lavorava da tre uomini e il corpo fu seppellito nel quartiere Puzzaniello di Marcianise.[4]
Uno scorcio di Piazza Umberto I a Marcianise (di Gianfranco Vitolo, licenza CC BY-SA 2.0)
Nel dicembre del 2019 la Corte d'Assise di Napoli aveva condannato Belforte a 30 anni di reclusione, riconosciuto come mandante dell'omicidio insieme alla moglie Maria Buttone, che invece fu condannata all'ergastolo.[5]
Secondo una precedente ordinanza della Corte di Cassazione, che aveva definitivamente respinto la richiesta di scarcerazione dell'imputata, il delitto non fu causato dalla gelosia di Maria Buttone per aver scoperto l'esistenza della relazione extraconiugale del marito, quanto piuttosto dalla pretesa di ottenere un'adeguata compensazione per avere subito un torto e accettato di accogliere in casa la figlia illegittima del coniuge.
Nel dicembre del 2021 la Corte d'Appello di Napoli confermò le condanne per entrambi gli imputati.[6] Dalle motivazioni della sentenza di secondo grado si apprese che, nel contribuire a rafforzare l'impianto accusatorio, assunse un ruolo determinante la testimonianza di un pentito: Salvatore Caterino, ex esponente del clan dei Casalesi. Costui, trasferito nel carcere di Torino nel 2016, aveva stretto un rapporto di fiducia con un altro detenuto, Salvatore Belforte, fratello di Domenico.
Caterino raccontò agli inquirenti di aver saputo da Salvatore Belforte che ad uccidere Angela Gentile fu proprio il fratello Domenico, su richiesta della moglie. Salvatore aggiunse che, per la delicatezza dell'omicidio, Domenico aveva agito da solo, senza coinvolgere altre persone del suo gruppo. Tuttavia, dato che lui e il fratello "erano una cosa sola", lo informò di aver assassinato l'ex amante.[7]
Il 6 febbraio 2024 la Corte di Cassazione confermò in via definitiva le condanne per Buttone e Belforte.[8][9]