Il femminicidio di Sonia Di Gregorio a Cino

Vittima:
Sonia Di Gregorio
Killer:
Francesco Gussoni
Località:
Cino
Data:
21 gennaio 2000
Uno scorcio panoramico di Morbegno in Valtellina, paese dove Sonia Di Gregorio lavorava come fioraia in provincia di Sondrio

Uno scorcio panoramico di Morbegno in Valtellina, paese dove Sonia Di Gregorio lavorava come fioraia in provincia di Sondrio (di BKLuis, licenza CC BY-SA 4.0)

Voce su Sonia Di Gregorio

Uno scorcio panoramico di Morbegno in Valtellina, paese dove Sonia Di Gregorio lavorava come fioraia in provincia di Sondrio

Uno scorcio panoramico di Morbegno in Valtellina, paese dove Sonia Di Gregorio lavorava come fioraia in provincia di Sondrio (di BKLuis, licenza CC BY-SA 4.0)

Sonia Di Gregorio, fioraia di 20 anni impiegata a Morbegno, fu uccisa il 21 gennaio 2000 nell'abitazione in cui risiedeva a Cino, paese in provincia di Sondrio. L'assassino, suo marito, Francesco Gussoni, 38 anni, dal quale si stava separando e con cui aveva avuto una bambina di 18 mesi.‍[1][2]

La giovane voleva allontanarsi da quella casa e stava preparando le sue ultime cose per trasferirsi, ma Gussoni le scaricò addosso una grandinata di fendenti, massacrandola. Era passato alle vie di fatto dopo averla più volte minacciata. Lei in precedenza lo aveva denunciato per minacce, stupro e altre violenze. Secondo le ricostruzioni, venti giorni prima del delitto, l'uomo avrebbe costretto la moglie a subire un rapporto sessuale dopo averla portata in auto in un luogo appartato a Cercino (Sondrio).‍[3] Nessuno però, nonostante le denunce, aveva fatto qualcosa per bloccare in tempo quel marito violento. Dopo aver compiuto l'omicidio, l'uomo scappò dall'abitazione e tentò invano di suicidarsi, buttandosi dal ponte di Cercino.

Fu rinviato a giudizio in rito abbreviato. Una perizia psichiatrica di parte lo aveva considerato incapace di intendere e di volere. Attestata la sua pericolosità sociale, fu recluso nell'ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino. Una consulenza di parte civile, però, giunse a conclusioni opposte, ritenendo l'uomo totalmente capace e in grado di affrontare il processo.‍[4]

Nel maggio del 2002 il Tribunale di Sondrio accolse la tesi della difesa e dichiarò Gussoni non imputabile per un vizio totale di mente. In secondo grado invece, nell'ottobre del 2003 alla Corte d'Appello di Milano, fu ritenuto parzialmente capace: gli venne attribuita una semi infermità di mente e fu condannato a 11 anni e 4 mesi di reclusione, più tre anni di cure psichiatriche da trascorrere in una struttura specializzata. Dopo tre anni passati nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupone, fu trasferito in carcere, ma terminò di scontare la sua pena già nel 2006, grazie all'indulto.

Ai tempi Paolo Di Gregorio, il padre di Sonia, scrisse una lettera all'allora Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, criticandolo duramente per l'indulto che aveva reso libero l'assassino. L'uomo aveva paura per la propria famiglia, soprattutto per la nipote, figlia di Sonia, che gli era stata affidata e che aveva anche cambiato cognome, assumendo quello della madre. Temeva che il padre potesse avvicinarsi a lei dopo l'uscita dal carcere.

Gussoni però, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera nell'ottobre del 2006, provò a rassicurare i parenti affermando di non volersi intromettere nella loro vita e di voler lasciare alla figlia la decisione di un eventuale incontro, al compimento del diciottesimo anno di età. Chiese perdono alla famiglia e, in attesa della decisione del giudice sui tre anni di pena accessoria da scontare in una struttura specializzata, l'uomo disse di volersi far ricoverare in una comunità per "il bene della propria salute mentale".‍[5]

Per Gussoni fu stabilita la detenzione per altri tre anni nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova). La questione si risollevò nel 2009 quando l'uomo stava per terminare il suo periodo di permanenza nella struttura. Grazie alle richieste e alle proteste dei suoceri che temevano che Gussoni tornasse libero, venne effettuata una nuova perizia sulla sua pericolosità. Paolo Di Gregorio, in una dichiarazione rilasciata alla stampa, disse che pur di non vedere Gussoni in giro a Cino sarebbe stato disposto a regalargli la casa dove lui era nato, a Licodia Eubea in provincia di Catania.‍[6] Nel novembre del 2009, tuttavia, il Tribunale di sorveglianza di Mantova decise per l'ulteriore detenzione, per un altro anno, nell'ospedale giudiziario di Castiglione delle Stiviere.‍[7]

Per essere tutelati e protetti, il signor Paolo chiese anche un incontro con il Presidente della Repubblica dell'epoca, Giorgio Napolitano, facendo una dichiarazione molto forte: "Non ce l'abbiamo con l'ex marito di nostra figlia. Ce l'abbiamo con i magistrati che non capiscono i nostri timori".‍[8] In ogni caso Gussoni tornò completamente libero nel 2010. Successivamente la famiglia Di Gregorio ottenne che l'uomo non potesse entrare in Lombardia, dove viveva la figlia della vittima.‍[2]

Nell'ottobre del 2012 lo Stato chiese ai genitori di Sonia di versare alle casse pubbliche 27 mila euro, una somma calcolata sul valore del risarcimento, un'imposta di registro. Su un risarcimento ai tempi mai incassato. L'avvocato della famiglia spiegò che era "una tassa che lo Stato esige dai cittadini che hanno ottenuto dall'autorità giudiziaria un provvedimento esecutivo, quindi da versare a prescindere dall'esito dell'esecuzione".

Il padre di Sonia, furente, all'epoca dichiarò: "Oggi lo Stato mi chiede di versare 27mila euro per fare valere il risarcimento di un milione e 600mila euro a cui è stato condannato l'imputato, dalla mia famiglia in realtà mai incassato" - e sempre riferendosi allo Stato - "dopo che ha permesso che mia figlia Sonia di 20 anni fosse uccisa dal marito dal quale si stava separando, i magistrati che avevano ricevuto più di una denuncia non avevano fatto nulla per impedire che Francesco Gussoni la pugnalasse a morte nella loro casa di Cino, anche l'ultima querela era stata dimenticata in un cassetto del pm".

Con il suo avvocato decise di non lasciare prescrivere il risarcimento, non perché fosse convinto che "Gussoni un giorno potrebbe pagare", "ma perché non debba mai dimenticare, il male che ha fatto a Sonia, portandole via la vita, il male che ha fatto a noi familiari, e alla figlioletta, e anche lo Stato non deve dimenticare chi sono stati i veri mandanti del barbaro delitto".‍[1]

L'8 marzo del 2021 fu firmata una convenzione tra il Comune di Cino e l'Associazione Nazionale Vittime di Violenza, il cui presidente era Paolo Di Gregorio, papà di Sonia, per l'affidamento in comodato d'uso gratuito, di durata trentennale di una ex scuola elementare e asilo per la realizzazione di una casa protetta per le vittime di violenza di genere.‍[9]

Note

  1. a b Sonia Di Gregorio, 20 anni, fioraia, mamma. Sgozzata dal marito con un coltello da sub. IQD · Archiviato dall'originale.
  2. a b La battaglia del padre di Sonia Di Gregorio: "Le denunce inascoltate di mia figlia. Da 14 anni lotto per avere giustizia". Quotidiano Nazionale · Archiviato dall'originale.
  3. Sondrio: Stuprò e uccise la moglie, chiesto rinvio a giudizio. Ticinonline · Archiviato dall'originale.
  4. Delitto di Cino: Stuprò e uccise la moglie? È guerra di perizie. Ticinonline · Archiviato dall'originale.
  5. "Ho ucciso Sonja e sono libero. Ma ora chiedo di essere curato". Corriere della Sera Archivio Storico · Archiviato dall'originale.
  6. "Dono a Gussoni una casa per non vederlo più qui". La Provincia di Sondrio · Archiviato dall'originale.
  7. Gussoni ancora un anno in ospedale psichiatrico. La Provincia di Sondrio · Archiviato dall'originale.
  8. Delitto di Sondrio, il padre di Sonia chiede: "Dov'è finito l'assassino di mia figlia?". TGCOM24 Cronaca criminale · Archiviato dall'originale.
  9. Ricordando Sonia De Gregorio una bella iniziativa. La Gazzetta di Sondrio · Archiviato dall'originale.

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