Voce su Lisa Gabriele
Uno scorcio panoramico del centro storico di Montalto Uffugo in provincia di Cosenza (di Fernando Santopaolo, licenza CC BY-SA 4.0)
Lisa Gabriele, 22 anni, originaria di Rose in provincia di Cosenza, fu trovata morta il 9 gennaio 2005, riversa all'interno della sua auto nei boschi tra Montalto Uffugo e Rende (Cosenza). Accanto a lei un biglietto di addio. La vicenda fu ufficialmente archiviata come un decesso per suicidio, nonostante l'autopsia non avesse rilevato elementi chiari per suffragare tale eventualità.[1][2]
Al contempo si pensò anche a un tentativo di depistaggio per nascondere un omicidio, considerando tra l'altro che le impronte della vittima sul luogo del ritrovamento furono cancellate e il biglietto accanto al corpo non era totalmente autentico, dunque sarebbe stato scritto da lei solo in parte.[3]
Una lettera anonima inviata alla redazione del quotidiano della Gazzetta del Sud nel 2018, recapitata tra l'altro anche in Procura, alla Polizia e ai Carabinieri, aveva riaperto il caso. L'anno successivo venne effettuata la riesumazione del cadavere per condurre nuovi accertamenti. Nella missiva fu riportato che a uccidere la ventiduenne sarebbe stato il suo amante, un poliziotto sposato con un'altra donna e che avrebbe avuto frequentazioni negli ambienti della malavita organizzata calabrese.[4]
La vittima potrebbe essere stata soffocata con un cuscino. Dopo il delitto, sarebbe stato simulato il suicidio. Già quattro mesi prima della morte, l'uomo avrebbe maltrattato la giovane, mandandola all'ospedale. L'esame del DNA tuttavia escluse che l'indiziato fosse sulla scena del crimine. Le tracce presenti sulla salma della ventiduenne non corrispondevano al profilo genetico dell'indagato. Il caso dunque rimase irrisolto.[5]
Il 25 ottobre 2022 però arrivò una nuova svolta. Maurizio Mirko Abate, ex agente della Polizia stradale, fu arrestato dai Carabinieri di Rende in seguito a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Cosenza su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Le risultanze di una nuova fase investigativa, complessivamente valutate, avevano consentito di verificare, in maniera più approfondita, quanto raccolto nella prima fase, colmando alcune lacune investigative e facendo emergere un quadro indiziario significativamente grave e tale da collegare il reato contestato all'indagato. Abate fu ritenuto il responsabile del delitto e venne accusato formalmente dell'omicidio volontario di Lisa Gabriele.[6]
Secondo le nuove ricostruzioni, le indagini avviate nell'ottobre del 2005 subirono rallentamenti e depistaggi a causa di discutibili condotte tenute da un sottufficiale dell'Arma con cui la ragazza aveva avuto rapporti. All'epoca dei fatti Abate prestava servizio nella Polizia stradale di Cosenza, poi fu trasferito in Prefettura. In seguito fu arrestato ed espulso dalla Polizia.
Una persona rimasta ignota avrebbe aiutato l'indiziato nelle fasi seguenti all'omicidio della vittima. Il complice avrebbe dato una mano a rimuovere il corpo senza vita della giovane dall'appartamento in cui fu commesso il delitto, per poi trasportarlo nel bosco dove fu ritrovato, a bordo dell'autovettura di proprietà della ventiduenne.
Il movente dell'omicidio sarebbe da ricondurre all'esasperata volontà dell'indagato di interrompere la relazione, allontanando da sé la vittima che era determinata a frequentare l'uomo nonostante la moglie di quest'ultimo avesse partorito un figlio. Abate, in ogni caso, aveva continuato a respingere gli addebiti, negando qualsiasi responsabilità in merito al decesso di Lisa Gabriele.[7][8]
Il 28 ottobre 2022 Abate si avvalse della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia. I suoi legali sottolinearono che le attività di indagine, svolte dall'organo inquirente, presentavano gravi lacune investigative rispetto a piste alternative, difettando di riscontri probatori di tipo oggettivo, tanto che a favore dell'accusa deponevano soltanto meri sospetti o elementi indiziari deboli ed equivoci.[9]
Due settimane dopo il Tribunale della Libertà, a cui i difensori di Abate avevano presentato ricorso, aveva parzialmente annullato l'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'ex poliziotto. I giudici ritennero valide le motivazioni per annullare la custodia relativa all'accusa di omicidio, ma l'uomo rimase comunque in carcere per il secondo capo d'imputazione contestato dalla Procura: lo spaccio di sostanze stupefacenti.[10]
Abate fu rinviato a giudizio in rito abbreviato.[11] Il 29 gennaio 2024, tuttavia, il Tribunale di Cosenza aveva assolto l'imputato con formula dubitativa dall'accusa di omicidio per insufficienza di prove. Il caso della morte di Lisa Gabriele, dunque, rimase irrisolto.[12][13]
Uno scorcio panoramico dall'alto del centro storico di Rende in provincia di Cosenza (di Fernando Santopaolo, licenza CC BY-SA 4.0)
Le motivazioni della sentenza definirono Maurizio Abate una persona "intemperante e dissoluta", non aliena ad "eccessi di violenza", ma non vi era certezza, oltre ogni ragionevole dubbio, che lui fosse anche un assassino. Lo stesso giudice, tuttavia, ritenne il caso di Lisa Gabriele un omicidio.
Sempre secondo le motivazioni del verdetto di primo grado, l'ex poliziotto avrebbe mentito nell'affermare di aver chiuso i rapporti con la vittima molto tempo prima della sua morte. Con buone probabilità, l'aveva incontrata proprio nei suoi ultimi giorni di vita, il 7 gennaio del 2005. Ma, anche se tale dettaglio fosse stato certificato, da solo non sarebbe bastato per decretarne la colpevolezza.[14] La Procura non presentò ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione.[15]