Voce su Alessandra Mainolfi
Uno scorcio di Pradalunga in provincia di Bergamo dove risiedeva Alessandra Mainolfi insieme alla famiglia (di Gio la Gamb, licenza CC BY-SA 3.0)
Alessandra Mainolfi, 21 anni, e Mohamed Safi, 25 anni, si frequentavano da circa cinque mesi, da Natale 2007 a maggio 2008. La ragazza era originaria di Campobasso, ma risiedeva da anni a Pradalunga (Bergamo) insieme alla madre e alla sorella. Il giovane invece era un operaio originario della Tunisia, regolare sul territorio italiano e in procinto di rinnovare il permesso di soggiorno.[1][2]
Safi era sposato con una connazionale di 33 anni. Ai tempi il loro rapporto era in crisi, infatti non vivevano più insieme e la donna era tornata in Africa. Alessandra addirittura, nell'ultimo mese, frequentava assiduamente l'abitazione dell'amante. Nonostante ciò il venticinquenne non si era messo del tutto alle spalle quel matrimonio. Per diverse ragioni, probabilmente legate alla nascita del secondo figlio, dato alla luce dalla moglie in Tunisia, Safi aveva lasciato l'amante e avrebbe tentato di riconciliarsi con la coniuge.[3][4]
Alessandra però non volle desistere e cercò di convincere il giovane a ripensarci. Tanto che la mattina del 9 giugno 2008 i due si incontrarono nell'abitazione del tunisino a Bergamo. Purtroppo però la discussione degenerò nell'omicidio. Mohamed sferrò diverse coltellate all'addome della vittima. Quei fendenti non le lasciarono scampo. I medici del 118 tentarono il tutto per tutto per rianimarla, ma la ventunenne non riuscì a sopravvivere. Fu lo stesso Safi a chiamare i soccorsi e confessare il gesto. Per quel delitto, il 17 marzo 2009, Safi fu condannato in primo grado a 15 anni di reclusione.[5] Il PM ne aveva chiesti 18.[6]
Le cronache tornarono a parlare di lui dieci anni dopo. Ancora recluso, non aveva terminato di scontare la condanna per l'omicidio di Alessandra, riuscì a ottenere un permesso previsto dall'ordinamento penitenziario. Il detenuto poteva uscire regolarmente dalla casa circondariale di Torino e andare a lavorare. In quell'occasione Mohamed era impiegato come cameriere in un bistrot di Grugliasco.
Nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 ottobre 2019, il tunisino cercò di sgozzare e sfregiò gravemente al viso, con una bottiglia di vetro rotta, la nuova compagna che frequentava da diversi mesi. L'aggressione avvenne in strada, dopo che i due erano scesi dal tram. Grazie all'intervento dei passanti e le tempestive cure dei sanitari accorsi sul posto, la donna riuscì a sopravvivere.[7]
La vittima, Francesca, voleva interrompere quel rapporto, iniziato circa sei mesi prima in chat. Lei non sapeva che l'uomo era detenuto, lui non glielo aveva mai detto, né aveva mai raccontato del suo passato. La donna si era insospettita del fatto che Mohamed le dava gli appuntamenti sempre negli stessi luoghi e nelle stesse ore. Un cambio di programma era impensabile, proprio perché doveva tornare in carcere. Soltanto successivamente Francesca scoprì che Safi aveva ucciso la precedente compagna nel 2008. Le bastò digitare il nome del tunisino su Google per conoscere la triste realtà.
Per quest'ultimo evento delittuoso, Safi venne condannato a 16 anni di reclusione nel dicembre del 2020.[8] Pena confermata in Appello nel marzo del 2022. Francesca disse che quella sentenza rappresentò una vittoria, non solo sua, ma anche di Alessandra, uccisa nel 2008.[9]