Voce su Laura Zizzo
La piccola Laura, 11 anni, fu uccisa dal padre Roberto Russo, 47 anni, alle prime luci dell'alba del 22 agosto 2014 a San Giovanni La Punta in provincia di Catania.[1]
La Chiesa Madre di San Giovanni Battista a San Giovanni la Punta dove sono stati celebrati i funerali della piccola Laura (di Enzo95ct, licenza CC BY-SA 3.0)
L'uomo, padre di quattro figli, due maschi e due femmine, era in fase di separazione dalla moglie Giovanna Zizzo, 43 anni. Quest'ultima nelle settimane precedenti al drammatico accaduto aveva scoperto, insieme alle figlie, una relazione extra coniugale intrattenuta dal marito. Per questo motivo la donna decise di prendersi una pausa, allontanandosi temporaneamente dal compagno e trasferendosi nella casa dei genitori.
Roberto Russo il 21 agosto 2014 decise di passare una giornata insieme ai figli, prelevandoli a casa della nonna per portarli nell'abitazione dove prima della separazione viveva tutta la famiglia. Tuttavia, all'alba del giorno successivo, l'uomo si scagliò sul corpo di Laura che dormiva nel letto, ferendola a morte con molteplici fendenti d'arma da taglio.
Secondo le ricostruzioni, il quarantasettenne non aveva mai mostrato comportamenti violenti nei confronti dei familiari in precedenza, nonostante negli ultimi tempi lui stesse attraversando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro e della depressione della moglie.[2][3]
Dopo aver colpito Laura a coltellate, l'uomo fece lo stesso anche sull'altra figlia più grande, Marika, che aveva tentato di difendere la sorella. La ragazzina ricevette numerosi fendenti, ma riuscì comunque a divincolarsi e a fuggire fuori dall'abitazione per chiedere aiuto. Nonostante una grave emorragia interna, la vittima riuscì a sopravvivere dopo quattro giorni di coma.
Infine a bloccare l'uomo furono i figli maschi, che comunque rimasero feriti nella colluttazione. Il quarantasettenne aveva anche tentato di togliersi la vita, colpendosi con le stesse armi da taglio utilizzate contro i figli, ma non riuscì nel suo intento. I Carabinieri accorsi in casa scoprirono poi che l'aggressore aveva lasciato un messaggio, scritto al computer, in cui aveva accusato la moglie di essere responsabile per quanto accaduto perché lei non lo aveva mai perdonato.[4][5]
Roberto Russo, sottoposto a una perizia psichiatrica, fu valutato capace di intendere e di volere. Il 30 ottobre 2017 fu condannato in primo grado all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Catania.[6] Sentenza confermata il 12 novembre 2018 dalla Corte d'Appello di Catania,[7] poi il 18 luglio 2019 in via definitiva dalla Corte di Cassazione.[8][9]
Secondo le motivazioni del verdetto, l'obiettivo dell'uomo era quello di vendicarsi e infliggere un castigo alla moglie, non solo per le sofferenze che aveva subito, ma anche per aver coinvolto i loro figli nella crisi coniugale.[10]