Voce su Nikolova Temenuzhka
Uno scorcio panoramico dall'alto di Pagani in provincia di Salerno
Nikolova Temenuzhka, chiamata Nika dai conoscenti, scomparve da Pagani, un comune in provincia di Salerno, il 12 agosto 2016. Il suo corpo senza vita venne ritrovato una settimana dopo la scomparsa, venerdì 19 agosto.
La prima svolta nelle indagini arrivò ad appena un giorno dal rinvenimento del corpo, nella serata di sabato 20 agosto, quando da Roma arrivò la conferma dell'identità della vittima, una prostituta bulgara di 37 anni. L'identificazione avvenne grazie alla comparazione delle impronte digitali della vittima con quelle in possesso dalle autorità, infatti la donna risultava schedata per una serie di controlli effettuati un anno prima.
Gli inquirenti individuarono il presunto killer in un muratore di Vietri sul Mare (Salerno), Carmine Ferrante, 36 anni.[1] Dopo la perquisizione nella sua abitazione, dove furono trovate armi e DVD porno,[2] venne condotto in caserma e, dopo tre ore di interrogatorio, l'uomo fu sottoposto a fermo di indiziato di delitto per omicidio volontario aggravato, nonostante non avesse reso una formale confessione. Il muratore era già noto alle forze dell'ordine, poiché nel 2012 era stato denunciato per delle minacce perpetrate nei confronti di alcune lucciole a Salerno. L'uomo, padre di tre figli, aveva anche una compagna, mentre la donna uccisa, era sposata e madre di due figli.
Gli investigatori riuscirono a ricostruire gli eventi precedenti al delitto grazie ad una serie di elementi, uno tra i quali l'auto in cui i due si sarebbero appartati, nei pressi del cimitero di via Leopardi a Pagani, una Citroen C2, di proprietà di un pregiudicato. Fu appurato però che negli ultimi tempi era il Ferrante ad utilizzare quel veicolo, infatti varie contravvenzioni per violazione del codice della strada furono notificate al muratore, nel comune di Cava de' Tirreni.
Ma come si arrivò alla macchina? Fu una prostituta amica della vittima ad aiutare i militari, fornendo proprio la descrizione dell'auto del cliente che aveva caricato Nikolova la sera dell'omicidio: una vettura piccola, nera, munita di portapacchi. Quindi per i militari non fu difficile individuare l'auto e ricostruire il tragitto che aveva effettuato la sera del 12 agosto visionando i filmati dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona, dalla statale 18 fino alla stradina isolata nei pressi del cimitero dove l'auto era rimasta per circa mezz'ora.
In quel lasso di tempo si sarebbe consumato il rapporto sessuale, dopodiché lui l'avrebbe uccisa e scaricata nel campo poco distante dal punto in cui sostava il veicolo. Tramite la testimonianza dell'amica della vittima si poté appurare che Ferrante era stato l'ultimo cliente della sera. Lei stessa, il giorno dopo denunciò la scomparsa di Nikolova. Anche lei in precedenza, aveva avuto un contatto con quello stesso cliente.[1] Ad avvalorare la sua tesi, anche un'altra collega, che riconobbe l'uomo e testimoniò che il trentaseienne era la persona allontanatasi con la vittima la sera del 12 agosto.
Il corpo senza vita si presentava in avanzato stato di decomposizione, tanto da rendere complesso sia l'esame esterno che l'autopsia eseguita il giorno successivo. Anche le operazioni di recupero della salma, durate alcune ore, si rivelarono difficili. Non fu chiaro se la donna fosse stata accoltellata e sgozzata oppure strangolata.[2]
Il 10 ottobre 2017 Ferrante venne condannato a 20 anni di reclusione dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore. L'imputato optò per il procedimento in rito abbreviato. Una scelta che gli permise di evitare l'ergastolo, poiché era anche accusato di un secondo omicidio ai danni di un'altra prostituta: Mariana Tudor Szekeres, trovata senza vita nella zona industriale di Salerno nel maggio dello stesso anno.[3]
Il 4 giugno 2018 la Corte d'Appello di Salerno confermò la sentenza di primo grado.[4][5] Il 3 giugno 2019 la Corte di Cassazione rigettò il ricorso degli avvocati difensori dell'imputato, rendendo così definitiva la condanna a 20 anni di reclusione.[6]
Il 5 febbraio 2023 si scrisse la parola "fine" anche per l'omicidio della diciannovenne romena Mariana Tudor Szekeres. Per quel delitto Ferrante fu condannato a 18 anni in primo grado, ridotti poi a 17 in Corte d'Appello. In seguito la Cassazione rigettò la richiesta dei difensori di riconoscere la continuazione dei due reati, dunque i giudici confermarono la sentenza e l'uomo fu costretto a scontare oltre 30 anni di reclusione.[7]