Adrano. Il padre di Valentina Salamone: "In libertà il complice del killer. Aspettiamo la verità completa".

Immagine della notizia (Immagine di giomodica su Panoramio e Wikimedia Commons — CC BY 3.0)

Adrano. Il padre di Valentina Salamone: "In libertà il complice del killer. Aspettiamo la verità completa".

"Noi aspettiamo ancora la verità completa sul femminicidio di nostra figlia, ma quanto dobbiamo campare?". L'attesa per un primo pezzo di verità per Nino Salamone è già durato tanto. Era il luglio del 2010 quando la figlia Valentina fu trovata impiccata a una trave della veranda all'interno di una villetta in via delle Salette ad Adrano (Catania).

La sentenza definitiva della Cassazione – arrivata un anno fa – ha confermato la condanna all'ergastolo per Nicola Mancuso. Ma non è finita qui. Resta ancora da individuare la persona a cui appartiene il DNA trovato nel luogo del delitto, oltre a quello della vittima e del suo ex amante. "Le indagini stanno andando avanti – conferma a MeridioNews Dario Pastore, il legale che da tempo assiste i familiari di Valentina Salamone – seguendo delle precise indicazioni per arrivare all'individuazione di Ignoto 1". Ovvero, del complice del crimine.

"Dopo quello che è successo a nostra figlia – sottolinea – ci siamo spenti e gli acciacchi peggiorano. Certe volte sembra che il tempo, invece di sanare questa ferita, la apra di più. Ma continuiamo a vivere aspettando la verità completa".

Il caso era stato prima chiuso, poi riaperto in seguito all'avocazione delle indagini da parte della Procura generale di Catania chiesta dai familiari tramite il legale. Da lì si è arrivati all'arresto di Mancuso. L'uomo, sposato e padre di tre figli, aveva avuto una relazione extraconiugale con la ragazza che, proprio la sera del 22 luglio del 2010, gli fa una scenata di gelosia davanti a tutti durante la festa in villetta.

A trovare il cadavere il giorno dopo sono due operai dell'Enel arrivati sul posto per verificare la segnalazione di un allaccio abusivo alla rete elettrica. Dai risultati dell'autopsia è chiaro che Valentina non si è suicidata.

Secondo la ricostruzione dei medici legali, la ragazza sarebbe stata afferrata, strattonata, bloccata e poi messa in orizzontale e sollevata da due persone: una alle sue spalle che le avrebbe messo la corda intorno al collo, mentre l'altra la teneva sollevata dai piedi. Solo dopo la morte, il cadavere sarebbe stato sistemato nella posizione in cui è stato ritrovato per simulare un suicidio.

Una simulazione fatta anche male. Visto che dalla sedia su cui la ragazza sarebbe salita per impiccarsi mancano circa 45 centimetri alla trave e comunque da sola non avrebbe potuto fare il nodo a doppia cima alla corda. La 19enne viene trovata impiccata con le mani tra il collo e la corda che stringono forte, come a volerla allentare. Un tentativo di liberarsi dalla stretta che non si può verificare in caso di suicidio.

Infine, c'è la prova della goccia di sangue sulla scarpa della vittima che è in contrasto con la legge di gravità: con la punta del piede verso il basso, la goccia non avrebbe mai potuto andare all'indietro, risalendo, verso il tacco. Sotto la scarpa vengono trovate tracce biologiche di Mancuso e di Ignoto 1.

"Era arrabbiatissimo – ha riferito chi quella sera è andato via dalla festa in villetta - Mancuso aveva detto che non ne poteva più, che Valentina avrebbe dovuto smetterla e che era deciso a risolvere la situazione perché gli stava creando grossi problemi". Questo perché la 19enne pare avesse finto una gravidanza per provare a continuare la relazione che Mancuso aveva voluto interrompere dopo essere stato scoperto dalla moglie. (di Marta Silvestre)

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