Lanciano. Annamaria D'Eliseo confidò a un'amica di non sentirsi più sicura nella villetta di Iconicella.
Annamaria D'Eliseo aveva paura. Temeva che il marito potesse farle del male. Al punto tale da confidarsi con un'amica. È quanto emerge dalle indagini dei Carabinieri di Lanciano sul delitto della collaboratrice scolastica di 60 anni.
Secondo l'accusa, la donna sarebbe stata strangolata e uccisa il 15 luglio 2022 dal coniuge Aldo Rodolfo Di Nunzio, 71enne vigile del fuoco in pensione, arrestato giovedì scorso. È stata una delle figlie della vittima a riferire agli investigatori che la mamma, qualche tempo prima di essere trovata morta nella cantina della villa di contrada Iconicella, si era sfogata con una delle amiche più fidate, dicendole di non sentirsi sicura nel restare all'interno dell'abitazione insieme al marito.
La 60enne aveva già lasciato casa in più occasioni, stando al racconto dei figli. Nell'ottobre del 2021 aveva temporaneamente lasciato l'abitazione coniugale dopo essere stata aggredita dal marito, che aveva colpito la donna ripetutamente alla testa utilizzando la mazza di una scopa, fino a provocarle una ferita e a farla sanguinare.
Annamaria si era trasferita nell'abitazione di una delle figlie, perché stanca dei comportamenti ossessivi del coniuge. La donna, però, aveva poi deciso di tornarci di sua spontanea volontà, nonostante l'invito dei figli a non farlo.
Probabilmente lei, descritta da tutti come una donna dolce e riservata, non voleva dare fastidio ai suoi "ragazzi". I figli hanno più volte insistito anche affinché la madre denunciasse le umiliazioni e le violenze subite, ma Annamaria ha preferito non farlo, sempre nella speranza che il marito potesse cambiare atteggiamento. (Il Centro)