Voce su Desirée Mariottini

Uno scorcio del quartiere di San Lorenzo a Roma (di LPLT, licenza CC BY-SA 3.0)
Desirée Mariottini, 16 anni, fu trovata morta nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 ottobre 2018 in un cantiere abbandonato di via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo di Roma.
Era stata la telefonata di una persona anonima, durante quella notte, ad avvisare i soccorsi della presenza di un corpo esanime tra le impalcature del posto. L'intervento dei sanitari non poté fare altro che constatare il decesso della ragazza, rinvenuta già priva di vita. Dalle indagini si apprese che il giorno precedente, 17 ottobre, la sedicenne originaria di Cisterna di Latina aveva telefonato alla nonna per riferirle di non poter ritornare a casa poiché aveva perso l'autobus, dunque sarebbe rimasta a dormire da un'amica. Da allora i parenti non ebbero più notizie di lei, fino al drammatico ritrovamento.[1][2]
Gli esami autoptici rivelarono che la giovane fu violentata da più persone all'interno dello stabile di via dei Lucani. Nel corso dello stupro la vittima aveva provato a sottrarsi dalla morsa dei propri aguzzini, fin quando non perse coscienza.[3] Il decesso avvenne durante la notte per una grave insufficienza cardiorespiratoria, presumibilmente innescata da un mix di droghe, oltre alla violenza fisica subita.[4]
Secondo le indagini, Desirée aveva già frequentato il quartiere di San Lorenzo nelle due settimane precedenti alla morte per procurarsi delle sostanze stupefacenti. Dopo giorni di investigazioni, il successivo 25 ottobre, la Procura di Roma richiese e ottenne l'arresto per Mamadou Gara detto Paco, 26 anni, Brian Minthe, 43 anni e Alinno Chima detto Sisco, 46 anni. I primi due originari del Senegal, l'altro proveniente dalla Nigeria.
Nei loro confronti furono contestati i reati di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti. Sarebbero stati loro a fornire la droga alla vittima, in modo da renderla incosciente per circa 12 ore e, in quel lasso di tempo, approfittarsi di lei stuprandola più volte fino al decesso. Il giudice per le indagini preliminari convalidò la custodia cautelare in carcere per tutti e tre gli indiziati.[1][2]
Il lavoro della Procura proseguì senza sosta e il 26 ottobre fu fermato anche Yusef Salia, ghanese di 32 anni. Il gip di Foggia, città dove l'uomo si era trasferito in seguito ai fatti accaduti a Roma, convalidò il fermo per concorso in omicidio, violenza sessuale di gruppo e spaccio di droga.[5] L'11 novembre fu fermato un italiano, Marco Mancini, 26 anni, accusato di aver ceduto a Desirée le sostanze stupefacenti che la notte della morte si rivelarono fatali.[6]
Tuttavia, due giorni dopo, il Tribunale del Riesame fece decadere le accuse di omicidio volontario nei confronti di Alinno Chima e Brian Minthe, per i quali venne comunque confermata la custodia in carcere per altri reati a loro imputati.[7] Il 14 novembre fu convalidato l'arresto per Marco Mancini, ma il gip annullò l'aggravante della cessione di droga a un minore, confermando dunque che l'uomo spacciava nei pressi di San Lorenzo, ma non sarebbe stato lui a cedere la droga alla sedicenne di Cisterna di Latina.[8]
Il giorno seguente il Tribunale del Riesame confermò l'accusa di omicidio per Mamadou Gara, però nei suoi confronti vennero stralciate le aggravanti dei futili motivi e la cessione di stupefacenti da tre a più persone.[9] Il 16 febbraio 2019 fu arrestata Antonella Fauntleroy, 21 anni, originaria del Botswana, accusata di essere stata lei ad aver ceduto la droga a Desirée. La donna si era presentata spontaneamente presso il commissariato di San Lorenzo nelle ore successive alla morte della giovane.[10]
Il 15 aprile cambiò il quadro accusatorio per Alinno Chima che, già in carcere, si vide destinatario di una nuova ordinanza di custodia cautelare dopo i risultati del test del DNA effettuato sulla salma della vittima e su una serie di altri reperti. In particolare, le tracce del nigeriano furono trovate su un flacone di metadone e su una cannuccia utilizzata dalla sedicenne per fumare crack. Per questo motivo, venne ritenuto lui il principale responsabile della cessione di sostanze stupefacenti alla ragazza.[11] Il DNA di Mamadou Gara fu invece rilevato sul corpo, sotto le unghie e sui vestiti della giovane.[12]

Uno scorcio del centro storico di Cisterna di Latina, il paese d'origine di Desirée Mariottini
Nel mese di giugno del 2019 la Procura di Roma chiuse le indagini. Non fu modificato l'impianto accusatorio nonostante i precedenti rilievi del Tribunale del Riesame. Vennero rinviati a giudizio per concorso in omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e somministrazione di droghe a minori Mamadou Gara, Yusef Salia, Alinno Chima e Brian Minthe.
Per quanto riguarda Marco Mancini e Antonella Fauntleroy, a entrambi fu contestata la cessione di sostanze stupefacenti nelle mani di Desirée. Il medesimo reato fu contestato pure a Mamadou Gara, ma per la cessione in un giorno precedente al 18 ottobre 2018. Infine, a Gara fu anche imputato il reato di prostituzione minorile.[13] L'impostazione accusatoria venne recepita in toto dal giudice per l'udienza preliminare che, il successivo 21 ottobre, rinviò a giudizio i quattro africani indiziati.[14]
Il 12 aprile 2021 Antonella Fauntleroy venne condannata in rito abbreviato a 6 anni di reclusione per cessione di droga a un minorenne.[15][16] Il 19 giugno 2021 la Corte d'Assise di Roma aveva condannato Mamadou Gara e Yussef Salia all'ergastolo.[17] 27 e 24 anni di reclusione furono invece inflitti ad Alinno Chima e Brian Minthe. La pubblica accusa aveva chiesto il "fine pena mai" per tutti e quattro gli imputati.[18][19]
La sentenza non riconobbe a nessuno di loro l'aggravante della crudeltà. Nelle motivazioni i giudici sottolinearono il cinico assoluto disinteresse dei quattro imputati nel salvare la ragazza agonizzante affinché potessero tenersi stretto quel luogo nel quartiere di San Lorenzo, ritenuto un eccezionale rifugio e fonte di reddito dove poter spacciare e consumare droga indisturbati e in sostanziale tranquillità.[20][21]
Il 21 novembre 2022 la Corte d'Appello di Roma confermò gli ergastoli a Mamadou Gara e Yussef Salia, nonché le condanne a 27 e 24 anni di reclusione per Alinno Chima e Brian Minthe.[22][23]
Il nome di Desirée Mariottini fu inciso su una pietra d'inciampo in travertino bianco ai piedi delle scale di Piazza degli Angeli nel borgo storico di Cisterna di Latina. Il luogo, denominato "Scalinata degli Angeli", fu dedicato al ricordo della sua scomparsa e presentava anche i nomi di altre vittime di femminicidio originarie della stessa cittadina in provincia di Latina.[24]