Gloria, 2 anni, è stata uccisa dal padre Kouao Jacob Danho, 37 anni, la mattina del 22 giugno 2019 a Cremona.[1]
A chiamare i soccorsi era stato un collega di lavoro dell'uomo poco prima delle 18.00, quando erano passate già molte ore dall'aggressione avvenuta in casa ai danni della piccola. Il trentasettenne aveva avvertito il collega riferendogli di non sentersi bene, senza rivelare ciò che era successo nell'abitazione. Quando i medici sono giunti all'appartamento di via Massarotti hanno trovato la bambina senza vita in camera da letto. Il padre le era vicino, ferito da fendenti d'arma da taglio che si era autoinflitto, presumibilmente nel tentativo di suicidarsi.[2]

Tra le lenzuola era presente un coltello dalla lama lunga 30 centimetri, utilizzato per compiere l'aggressione. In seguito il trentasettenne, originario della Costa d'Avorio, era stato trasportato in ospedale dove nella notte ha subito un intervento chirurgico che ha evitato l'aggravarsi delle proprie condizioni. La madre della vittima, Isabelle Audrey, non si trovava nell'appartamento al momento dell'omicidio. La donna si era separata dall'uomo e viveva in una casa protetta.
Secondo le ricostruzioni, Jacob e Isabelle si connobero nel 2016 in Libia, presumibilmente durante il viaggio migratorio verso l'Italia. Lei sapeva che il compagno aveva lasciato una famiglia con due figli in Costa d'Avorio, alla quale lui spediva denaro per il loro sostentamento. L'uomo però non rivelò l'esistenza di un'ulteriore figlia in Africa avuta da un'altra relazione.[3] Quando Isabelle lo scoprì, tra i due iniziarono i litigi e lei, nel mese di febbraio, rimase vittima di un episodio di violenza per il quale fu trasportata al pronto soccorso con un timpano rotto.
Per questa vicenda il trentasettenne fu accusato di maltrattamenti in famiglia e la donna fu separata dal compagno insieme alla figlia. Entrambe vennero affidate ai servizi sociali del comune di Cremona che trovò loro ospitalità in una struttura protetta. Tuttavia per l'ivoriano non vigeva il divieto di avvicinarsi alla figlia, infatti quella mattina del 22 giugno lui si recò alla casa protetta per prelevarla e tenerla con sé tutta la giornata. Purtroppo però, nelle sue mani, la vita della piccola bambina è stata definitivamente stroncata.
In ospedale, il giorno successivo al drammatico avvenimento, dopo essersi ripreso dall'intervento chirurgico a cui era stato sottoposto, Kouao Danho è stato interrogato dagli inquirenti e ha negato qualsiasi coinvolgimento nella morte della figlia, sostenendo di essere stato seguito in casa da un rapinatore che avrebbe aggredito lui e la bambina. Una versione a cui gli investigatori non avevano dato credito, tanto da richiedere l'arresto nei suoi confronti,[4][5] poi convalidato dal giudice per le indagini preliminari che aveva ritenuto inverosimili quelle dichiarazioni.
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L'esame autoptico svolto sul corpo della piccola Gloria aveva stabilito il decesso per dissanguamento.[6][7] I colpi inflitti con il coltello ritrovato in camera da letto furono due, ma non fatali da toglierle la vita nell'immediato. La vittima ha sofferto un'agonia della durata stimabile tra la mezz'ora e alcune ore. All'arrivo del personale medico in casa, era già morta da circa 8-11 ore. Se fosse stata soccorsa in tempo, si sarebbe potuta salvare.[2]
Il legale di Kouao Danho aveva proposto l'esecuzione di una perizia psichiatrica per accertare la capacità di intendere e di volere del proprio assistito nel momento del delitto, ma nel mese di luglio il gip ha respinto la richiesta motivando la "mancanza di elementi obiettivi ravvisabili".[8] Nei mesi successivi l'uomo, messo dinanzi all'evidenza dei risultati degli esami della scientifica che avevano rilevato le sue impronte sull'arma del delitto, ha confessato di essere il responsabile della morte della figlia. Il movente del gesto sarebbe riconducibile a una sorta di vendetta nei confronti della compagna che aveva rifiutato qualsiasi richiesta di tornare insieme a lui.
Per il trentasettenne era stata disposta la misura di custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.[9] Il 19 giugno del 2020 l'ivoriano è stato rinviato a giudizio in rito ordinario.[10] Nel successivo mese di settembre è iniziato il processo dinanzi alla Corte d'Assise di Cremona. In tale occasione i giudici hanno concesso l'esecuzione della perizia psichiatrica che,[11] nei mesi seguenti, lo ha valutato capace di intendere e di volere nel momento dell'aggressione alla figlia.[12]
Il 5 novembre 2020 Danho è stato condannato a 3 anni di reclusione al termine del procedimento in rito abbreviato per i maltrattamenti nei confronti dell'ex compagna.[13] Il 18 gennaio 2021 è stato condannato dalla Corte d'Assise di Cremona all'ergastolo per l'omicidio della figlia. I giudici hanno però escluso l'aggravante della premeditazione.[14][15]