Voce su Rosalba Teresa Rocca
Il 3 agosto 2020 Giuliano Luigi Bonicalzi, 80 anni, soffocò la moglie a mani nude nell'abitazione dove i coniugi risiedevano a Brugherio in provincia di Monza-Brianza. La donna, Rosalba Teresa Rocca, 86 anni, perse conoscenza, ma rimase aggrappata alla vita. L'uomo vegliò su di lei per tutta la notte, nella speranza che la vittima potesse riprendersi, ma così non fu.[1]
Uno scorcio della Chiesa di San Bartolomeo a Brughiero (di Andrea Stillone, licenza CC BY-SA 4.0)
All'alba del giorno dopo, quando si rese conto che le condizioni erano critiche, l'ottantenne telefonò alla nipote dicendo che la "nonna era caduta". La vittima fu trasportata all'ospedale di Vimercate, rimase ricoverata per tre giorni in coma farmacologico, ma non riuscì a sopravvivere. Morì nel corso della serata del 6 agosto 2020.[2]
I medici notarono dei segni sospetti sul collo e segnalarono il caso ai Carabinieri. Gli accertamenti disposti dopo il decesso fecero propendere per l'ipotesi dello strangolamento. Il marito venne fermato dagli inquirenti e confessò di averla aggredita.[3][4] Nell'interrogatorio di garanzia l'uomo riferì di "un eccesso di frustrazione": "Non volevo ucciderla".[5]
Non risultavano alle forze dell'ordine precedenti segnalazioni o denunce per maltrattamenti o violenza domestica. La signora Rocca era affetta da Alzheimer e viveva una difficile condizione motoria, infatti da tempo si spostava solo su una carrozzina. L'uomo sostenne di aver "peccato di presunzione" pensando di riuscire a seguire la moglie malata. Quando l'anziana si rifiutò di prendere le medicine, lui disse di aver "perso la testa".
Bonicalzi fu rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario. La difesa nel corso del dibattimento chiese di derubricare il reato a omicidio preterintenzionale. Il legale dell'ottantenne presentò una perizia che sosteneva l'involontarietà del gesto dell'uomo perché sarebbe stato affetto da depressione e da un "alterazione dei centri dell'autocontrollo per il suo stato di stress stratificatosi negli anni", che degenerò nell'aggressione alla moglie senza rendersi conto del danno arrecato.
La Corte d'Assise di Monza, però, respinse l'istanza della difesa di integrare la perizia agli atti.[6] Nell'aprile del 2021, la stessa Corte accolse la richiesta della pubblica accusa e condannò l'imputato a 20 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato.[7] La difesa presentò ricorso in Appello mentre la Procura decise di non opporsi al verdetto di primo grado.[8]