Voce su Gian Paola Previtali
Gian Paola Previtali, 66 anni, fu uccisa dal figlio Francesco Villa, 39 anni, la sera del 19 maggio 2020 nella sua abitazione di Bonate Sopra in provincia di Bergamo.[1][2]
La Parrocchia Sacra Famiglia in Ghiaie a Bonate Sopra in provincia di Bergamo (di Oiram Iccut, licenza CC BY 3.0)
La vittima venne accoltellata con circa 18 fendenti al culmine di una violenta lite, dopodiché l'uomo tentò di suicidarsi, utilizzando la medesima arma da taglio contro sé stesso. A chiamare i soccorsi furono alcuni vicini che avevano sentito delle forti urla provenire dall'appartamento in cui si consumò il dramma. Il personale sanitario giunto sul posto non poté fare nulla per salvare la donna, mentre il trentanovenne fu trasportato in ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.[3]
La signora Previtali aveva tre figli ed era vedova (il marito era morto nel 2018). Secondo le ricostruzioni, Villa non abitava insieme alla madre, ma la sera cenava abitualmente con lei per farle compagnia. Poco chiari i motivi del gesto. L'uomo avrebbe sofferto di un forte stato di malessere interiore, probabilmente dovuto alla separazione dalla moglie avvenuta nel 2015 che lo aveva fatto cadere in depressione.
Per questo aveva iniziato un percorso terapeutico dal quale stava uscendo. Tuttavia non erano mai stati segnalati casi di maltrattamenti, né risultavano esserci particolari conflitti o divergenze verso la sessantaseienne. Nei suoi confronti fu emanato un decreto di fermo con l'accusa di omicidio volontario.
Il 21 maggio, dopo essersi ripreso dall'intervento chirurgico a cui fu sottoposto per via delle ferite riportate nel tentativo di autolesionismo, il trentanovenne, interrogato in ospedale dal pubblico magistrato, aveva confessato il delitto. Avrebbe riferito, con pentimento, di aver agito contro la madre a causa del proprio stato di sofferenza.[4]
Villa fu sottoposto a una perizia psichiatrica che lo valutò totalmente incapace di intendere e di volere nel momento del delitto. Sulla base di tale risultanza, nel maggio del 2021 la Corte d'Assise di Bergamo lo aveva assolto perché non imputabile. Fu comunque richiesta nei suoi confronti la reclusione in una struttura sanitaria per le misure di sicurezza.[5]