Voce su Martina Scialdone
Martina Scialdone, 34 anni, fu uccisa nel corso della tarda serata del 13 gennaio 2023 a Roma, in zona Furio Camillo tra i quartieri Tuscolano e Appio Latino. La vittima fu raggiunta da un colpo di pistola sparato dall'ex compagno Costantino Bonaiuti, 61 anni.[1][2]
Uno scorcio sulla Basilica di Santa Maria Ausiliatrice in zona Furio Camillo, quartiere Tuscolano di Roma, dove sono stati celebrati i funerali di Martina Scialdone (di LPLT, licenza CC BY-SA 3.0)
Secondo le ricostruzioni, i due si trovavano a cena in un ristorante di viale Amelia. Probabilmente si erano dati un appuntamento per delle questioni da chiarire riguardanti la loro relazione, ormai terminata. Nel corso dell'incontro Bonaiuti e Scialdone avevano alzato i toni, passando da una discussione pacata e un vero e proprio litigio. Nel corso dell'alterco era persino intervenuto il proprietario del locale che aveva invitato i due a continuare il colloquio all'esterno per non disturbare i clienti.
Ci fu anche un tentativo di aggressione, poiché la trentaquattrenne per sfuggire all'ex compagno si era riparata in bagno. Il proprietario telefonò ai Carabinieri e,[3] nel frattempo, Bonaiuti si allontanò dal locale, mentre la donna aveva anche avvertito il fratello che in seguito si era recato sul posto. Quando la situazione sembrò placarsi, la trentaquattrenne uscì all'esterno del ristorante. Purtroppo però la discussione ricominciò in strada e il sessantunenne finì per esplodere contro la donna uno o più proiettili d'arma da fuoco, ferendola mortalmente dinanzi agli occhi del fratello.[4][5]
L'uomo si introdusse nuovamente nel locale, mandando nel panico i presenti che avevano sentito lo sparo, poi si dileguò per darsi alla fuga.[6] La vittima, rimasta ferita e agonizzante, si accasciò sul marciapiede. Alcuni passanti e il fratello di lei allertarono i soccorsi che, poco dopo, si precipitarono sulla scena del crimine. Il personale sanitario provò a tenere in vita la donna, ma non ci fu nulla da fare. Troppo gravi le sue condizioni: alla fine era deceduta.
In seguito Bonaiuti fu rintracciato e bloccato dalla Polizia. L'uomo era un sindacalista, ingegnere e tecnico dell'Enav. Risiedeva a Colle Salario, in un'abitazione che condivideva con l'ex moglie. La pistola utilizzata per compiere l'omicidio era regolarmente detenuta per uso sportivo.[7] Martina Scialdone era un'avvocata e lavorava in uno studio legale di Roma.[8] Aveva iniziato a frequentare Bonaiuti nel 2021. Una relazione durata circa un anno, fino a quando, pochi mesi prima del delitto, lei aveva deciso di chiudere quel rapporto e allontanarsi da lui.
Il sessantunenne fu condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dall'avere agito contro una persona alla quale era legato sentimentalmente.[9] Il successivo 16 gennaio, nell'interrogatorio di garanzia, l'uomo si avvalse della facoltà di non rispondere.
Il difensore di Bonaiuti aveva precisato che il proprio assistito era seguito da un centro specializzato per una forma di depressione, poiché il sessantunenne sarebbe stato affetto da difficoltà psicologiche e psichiatriche. Sempre secondo il parere del legale, l'uomo non avrebbe avuto l'intenzione di uccidere l'ex compagna, quanto piuttosto di far del male a sé stesso. Probabilmente si voleva suicidare, ma sarebbe partito accidentalmente un proiettile che invece colpì mortalmente la vittima.
Il giudice per le indagini preliminari convalidò l'arresto e dispose la permanenza in carcere.[10] Nell'ordinanza di custodia cautelare fu precisato che l'unico obiettivo perseguito da Bonaiuti era esclusivamente quello di uccidere l'ex compagna poiché, dopo il delitto, "pur potendo rivolgere l'arma nei suoi stessi confronti", aveva invece "con estrema lucidità diretto la sua azione esclusivamente alla fuga".
Inoltre il sessantunenne non era solito portare con sé armi, se non per scopi sportivi. Sarebbe stato dunque ragionevole ritenere che l'ingegnere, consapevole della volontà della donna di voler interrompere definitivamente la relazione, unitamente alla scoperta di una nuova frequentazione di lei, si fosse recato all'ultimo appuntamento portando con sé preordinatamente la pistola, con la quale aveva poi sparato alla vittima, uccidendola.[11]
Il successivo mese di luglio, dopo la chiusura delle indagini, l'uomo fu rinviato a giudizio. Confermata nei suoi confronti la contestazione di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione.[12]