Voce su Giulia Cecchettin
Il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, 22 anni, fu trovato il 18 novembre 2023 sulle sponde del lago di Barcis, in un canalone tra il bacino idrico e Piancavallo, nel Pordenonese.[1]
Uno scorcio del lago di Barcis (di Gianca1969, licenza CC BY 3.0)
Della giovane si erano perse le tracce dal precedente 11 novembre, quando in serata era uscita insieme all'ex fidanzato Filippo Turetta, suo coetaneo. I due avevano concordato un appuntamento: Cecchettin era uscita di casa intorno alle 18.00 ed era salita a bordo dell'auto in uso a Turetta. Poi insieme erano andati a cenare all'interno del centro commerciale Nave De Vero di Marghera, intorno alle ore 20.00.[2][3]
Nelle ore successive risultavano entrambi scomparsi e irreperibili. L'ultimo contatto con la ragazza risaliva alle 22.43 dell'11 novembre, quando lei aveva inviato un messaggio al cellulare della sorella. Il giorno seguente i loro parenti presentarono la denuncia di sparizione, facendo scattare le indagini e le apposite ricerche coordinate dalla Procura di Venezia.
Giulia e Filippo erano studenti della facoltà di Ingegneria all'Università di Padova. La giovane, residente a Vigonovo (Venezia), era in procinto di concludere il suo percorso di studi, infatti la discussione della sua tesi di laurea era prevista per il 16 novembre. Il ragazzo invece, originario di Torreglia (Padova), si trovava indietro con gli esami.
I due si erano conosciuti anni prima, tra una lezione e l'altra, e fra loro era nata una relazione sentimentale durata circa un anno che, però, si concluse il precedente mese di agosto. Turetta, tuttavia, non aveva accettato di buon grado la fine di quella storia.[4] Nonostante la rottura, i due sarebbero rimasti in buoni rapporti e talvolta, da amici, si incontravano e uscivano occasionalmente. Negli ultimi tempi, però, Filippo si comportava in modo possessivo nei confronti dell'ex compagna: le aveva confidato di sentirsi solo, depresso e di non vedere un futuro senza di lei.[5][6]
Le ricerche dei due dispersi durarono diversi giorni. I loro smartphone si erano spenti intorno alle 23.00 di sabato 11 novembre: l'ultima cella telefonica agganciata si trovava nell'area di Fossò (Venezia). Poi, secondo il racconto di un testimone oculare, alle 23.15 i due coetanei furono avvistati mentre litigavano in un parcheggio di Vigonovo, a poca distanza dall'abitazione della ragazza.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, in quella zona Giulia Cecchettin sarebbe stata aggredita per la prima volta, ferita a calci e pugni, probabilmente anche accoltellata. La giovane avrebbe persino gridato aiuto, senza però essere ascoltata. Al termine di questo primo atto violento, la ventiduenne fu costretta da Filippo a risalire nell'auto, probabilmente contro la sua volontà.[7]
Il ragazzo alla guida si spostò nella zona industriale di Fossò, a circa 6 chilometri di distanza da Vigonovo, e sarebbe rimasto nei dintorni per circa un quarto d'ora. La vettura fu inquadrata una prima volta alle 23.29. Nei minuti successivi, in un'altra area della stessa zona, un'altra telecamera aveva registrato le fasi finali di una seconda aggressione.[8][9]
La sequenza, catturata alle 23.40 dal sistema di sorveglianza di un capannone dell'azienda manifatturiera Dior, vedeva un individuo rincorrere un'altra persona, presumibilmente Filippo che tentava di raggiungere Giulia.[7] La giovane sarebbe riuscita precedentemente a fuggire dall'abitacolo, ma il ventiduenne l'aveva rincorsa e poi percossa alle spalle, facendola nuovamente cadere sull'asfalto per continuare a colpirla a calci e pugni fin quando la vittima non rimase apparentemente esanime. Proprio lungo una strada del posto, infatti, gli investigatori repertarono diverse tracce di sangue presenti sull'asfalto, estese per un metro, oltre a ciocche di capelli.[10]
Al termine di questa ennesima aggressione la ventiduenne non avrebbe avuto la forza per rialzarsi da sola, dunque fu caricata da Turetta che poi l'avrebbe riposta nel bagagliaio della macchina. Dopodiché, rimettendo in moto il mezzo, Filippo si allontanò dalla zona per rendersi irreperibile.[11] Alle 23.50 l'auto transitò, con il corpo di Giulia nel bagagliaio, verso il "Varco Nord Uscita" di via provinciale Nord, sempre a Fossò.[7]
La stessa vettura fu successivamente inquadrata alle 00.43 nel Trevigiano, sulla strada statale Noalese a Zero Branco. Di seguito fece un breve rientro nel Veneziano, a Scorzé, per poi ritornare nuovamente nel Trevigiano con diverse segnalazioni, in particolare a Maserada sul Piave e a Vazzola. Nella notte tra l'11 e il 12 novembre, l'auto passò anche per il Friuli, nella zona di Caneva (Pordenone). Sempre in provincia di Pordenone, altri avvistamenti furono segnalati a Polcenigo, Aviano, Piancavallo, Barcis, Claut, Cimolais e la diga del Vajont.
Uno scorcio di Vigonovo, paese d'origine di Giulia Cecchettin in provincia di Venezia (di Vajotwo, licenza CC BY-SA 4.0)
Nella mattinata del 12 novembre la vettura venne poi registrata nel Bellunese, a Pecol di Val di Zoldo e ad Ospitale di Cadore alle 9.07. Poi ci sarebbero stati tre giorni di vuoto, nel quale l'auto avrebbe comunque continuato a spostarsi nel circondario tra Cortina e San Candido, quindi tra Veneto e Alto Adige, con entrate ed uscite anche oltre il confine in Austria. Dopodiché gli investigatori risalirono a una nuova segnalazione della vettura a San Candido, la mattina di mercoledì 15 novembre.[12][13]
Nel frattempo, come atto dovuto per permettere gli accertamenti necessari, la Procura di Venezia iscrisse Filippo Turetta nel registro degli indagati con l'accusa di tentato omicidio, oltre alla disposizione di un mandato d'arresto europeo.[8] Intorno a mezzogiorno del successivo 18 novembre, il corpo senza vita di Giulia Cecchettin fu individuato sulle sponde del lago di Barcis e recuperato dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco incaricati per le ricerche.[1] Turetta fu così indiziato come responsabile dell'omicidio dell'ex compagna.
Secondo la prima ispezione medico legale, la vittima sarebbe stata accoltellata con diversi fendenti localizzati nella parte alta del corpo, tra cui la testa e il collo. All'arrivo al lago di Barcis la ragazza avrebbe già perso la vita, poi il corpo sarebbe stato gettato da un dirupo, rotolando per circa 50 metri fino a giungere nel canalone dove fu rinvenuto il 18 novembre. A causa della zona impervia, i Vigili del Fuoco impiegarono diverse ore per recuperare la salma.
Intorno alle 22.00 dello stesso giorno, Filippo Turetta fu rintracciato ed arrestato in Germania.[14][15] Il giovane si trovava nell'abitacolo della sua auto, ferma sul lato di un'autostrada a Bad Dürrenberg, nel land della Sassonia-Anhalt.[16] La vettura era rimasta senza carburante ed aveva le luci spente, un particolare che aveva portato alcuni viaggiatori a segnalare il mezzo alla Polizia Stradale. I poliziotti tedeschi si fermarono per un controllo e riconobbero il ragazzo e la targa dell'auto, segnalata dall'Interpol.[11]
Turetta aveva confessato dinanzi agli agenti di avere ucciso l'ex compagna, precisando anche di aver pensato più volte di togliersi la vita nel corso della fuga, ma non ebbe il coraggio di farlo.[17] La notizia dell'arresto fu resa nota la mattina del 19 novembre in Italia. Le autorità italiane si prodigarono per attivare la procedura di estradizione, mentre il ventiduenne in Germania decise di non opporsi all'iter giudiziario tedesco per completare il ritorno nel paese d'origine.[15] Il giovane fece così rientro in Italia, scortato dalle forze dell'ordine a bordo di un velivolo dell'Aeronautica Italiana, nella tarda mattinata del 25 novembre 2023.[18]
Tre giorni dopo, nel corso dell'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Venezia, Turetta si avvalse della facoltà di non rispondere, ma rese comunque delle dichiarazioni spontanee con le quali confermò le ammissioni precedentemente rilasciate alla Polizia tedesca.[19]
Secondo i primi risultati dell'autopsia, la vittima sarebbe stata accoltellata alla testa e al collo. Circa venti i fendenti sferrati. Uno in particolare avrebbe provocato uno shock emorragico e il decesso per dissanguamento. La giovane avrebbe perso la vita dopo la seconda aggressione, quella avvenuta nell'area industriale di Fossò, intorno alle 23:40 di sabato 11 novembre 2023. Poi il macabro viaggio di Turetta con il cadavere nell'auto fino a Barcis, dove si era liberato del corpo, gettandolo in un'area impervia poco distante dalle sponde del lago.[20][21]
Nel maggio del 2024 la Procura di Venezia chiuse le indagini. A carico di Filippo Turetta furono contestati i reati di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere, sequestro di persona e porto d'armi. Tra le aggravanti sostenute dalla pubblica accusa ci fu la premeditazione del delitto, ravvisata nella "ricerca dei luoghi tramite internet, l'acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica e l'atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe".
Il ventiduenne avrebbe pianificato l'aggressione all'ex compagna e la fuga almeno dal 7 novembre 2023, ovvero quattro giorni prima dell'omicidio. In file salvato sul computer (poi cancellato, ma comunque recuperato dagli esperti informatici) Turetta aveva scritto vari appunti su come tappare la bocca alla vittima e come legarla e immobilizzarla con del nastro adesivo.
Uno scorcio della Basilica di Santa Giustina nella Piazza di Prato della Valle a Padova, dove sono stati celebrati i funerali di Giulia Cecchettin (di AnatolyPm, licenza CC BY-SA 4.0)
Il giovane si era procurato quanto necessario per attuare il piano e sbarazzarsi dell'ex compagna, anche andando a studiare minuziosamente i passaggi della fuga. Gli investigatori tracciarono le ricerche effettuate dal ragazzo su internet, riguardanti "nastro isolante, manette, cordame, badili, sacchi neri" per l'aggressione e "soldi contanti, abiti puliti, provviste" per ridurre al minimo il contatto con terzi durante i giorni della latitanza.
La Procura contestò anche l'aggravante della crudeltà, intesa nell'aver inflitto a Giulia Cecchettin "sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte". Secondo gli esiti finali dell'esame autoptico, furono sferrate 75 coltellate, di cui 20 derivanti dalla difesa con le mani della vittima, che fu colpita più volte anche al volto. Il tutto maturato in un contesto di stalking, come suggerito dall'analisi dei messaggi che i due coetanei si scambiavano in chat e dalle testimonianze dei conoscenti che riferivano di insistenze morbose del giovane nei confronti dell'ex compagna dopo la fine della relazione. Il ventiduenne aveva anche installato un'app-spia sul cellulare della vittima, monitorando le sue telefonate e i messaggi.[22][23]