Voce su Liliana Cojita
Liliana Cojita, 56 anni, fu trovata morta nel corso del pomeriggio del 21 settembre 2023 all'interno dell'abitazione in cui risiedeva a Tombolo in provincia di Padova.[1]
Uno scorcio sul Municipio di Tombolo in provincia di Padova (di Fabrizio Pivari, licenza CC BY-SA 4.0)
La donna fu uccisa dal compagno Youssef Moulay Mahid, 49 anni. Costui, originario del Nordafrica, lavorava come operaio in una ditta della zona. Era già noto alle forze dell'ordine per reati vari. Negli ultimi tempi conviveva con Liliana Cojita in un'abitazione nel centro di Tombolo. La cinquantaseienne, arrivata in Italia agli inizi del 2000, era originaria della Romania e madre di una figlia adulta.
Youssef Mahid aveva confessato il delitto dopo essersi costituito alla locale caserma dei Carabinieri. Secondo il suo racconto, l'uomo avrebbe aggredito la convivente in casa il giorno precedente al rinvenimento del cadavere. Negli ultimi tempi la coppia stava attraversando un periodo di crisi, caratterizzato da frequenti litigi e incomprensioni, probabilmente degenerati in diversi episodi di violenza.
In particolare, l'uomo era convinto del fatto che la compagna lo tradisse. A suo dire, il 20 settembre 2023 Mahid si trovava in casa insieme alla donna quando, guardando dalla finestra, avrebbe scovato il presunto amante di lei, mentre si aggirava nei dintorni dell'abitazione a bordo della propria auto nel corso della mattinata. Poco dopo sarebbe avvenuta la fatale aggressione. La cinquantaseienne sarebbe stata prima picchiata, poi soffocata con un cuscino.
Dopodiché il magrebino si allontanò dall'abitazione in bicicletta, lasciando agonizzante la vittima nella camera da letto. Sarebbe andato prima a Cittadella e poi verso Bassano, rimanendo fuori casa per diverse ore. Solo in serata fece ritorno nell'appartamento e trovò il corpo esanime della compagna. Vegliò sul corpo senza vita fino alla tarda mattinata del giorno successivo, il 21 settembre, quando poi lasciò nuovamente l'abitazione per andarsi a costituire dai Carabinieri e confessare il delitto.
I militari si recarono nell'abitazione e non poterono fare altro che constatare il decesso della signora Liliana. Youssef avrebbe riferito agli inquirenti di non aver mai avuto l'intenzione di uccidere la donna. Dopo averla aggredita, credeva che fosse soltanto svenuta. Avrebbe anche tentato di rianimarla. Quando poi aveva compreso che fosse morta, sarebbe andato nel panico. Per questo avrebbe atteso molte ore prima di costituirsi. Probabilmente, se non avesse ammesso l'omicidio, il decesso della compagna sarebbe passato come una morte naturale.[2][3]
Dopo le formalità di rito, l'uomo fu condotto in carcere. Nel frattempo gli investigatori avevano rintracciato il presunto amante, un connazionale della vittima. Costui, però, avrebbe smentito la versione di Mahid, dichiarando di aver avuto soltanto un rapporto di amicizia con la cinquantaseienne.
Il successivo 23 settembre, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, il quarantanovenne avrebbe ribadito la confessione già rilasciata due giorni prima ai Carabinieri. Il giudice per le indagini preliminari non convalidò il fermo per questioni tecniche ma, considerato sussistente il pericolo di reiterazione del reato, applicò nei confronti del reo confesso la custodia cautelare in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione sentimentale con la vittima.[4][5]
Nei primi mesi del 2024, l'uomo fu rinviato a giudizio.[6]