Voce su Annarita Morelli
Annarita Morelli, 72 anni, fu uccisa con un colpo di pistola in strada la mattina del 6 agosto 2024 a Santa Lucia, una frazione del comune di Fonte Nuova in provincia di Roma.[1]

Uno scorcio della Chiesa di San Giuseppe a Santa Lucia di Fonte Nuova in provincia di Roma
Verso le ore 09:30 la vittima si trovava a bordo della sua Fiat Panda nei pressi del piazzale antistante il Centro Anziani Santa Lucia, sulla via Palombarese. Poco prima la donna si era recata in una clinica veterinaria nelle vicinanze, dove aveva ritirato la ricetta per uno dei gatti che accudiva. A un certo punto il marito della vittima, Domenico Ossoli, 73 anni, si era avvicinato alla vettura, armato di pistola, e aveva sparato all'indirizzo della signora Morelli, uccidendola.
L'uomo avrebbe atteso l'arrivo della coniuge sul posto per mettere in atto l'agguato mortale. Dopo aver compiuto il delitto, l'omicida entrò in una tabaccheria nelle vicinanze e riferì ai presenti: «Ho ucciso mia moglie, chiamate i Carabinieri».[2][3] Pochi minuti dopo intervennero i militari della stazione di Mentana e della compagnia di Monterotondo, insieme ai sanitari del 118 che non poterono fare altro che constatare il decesso della settantaduenne, riversa senza vita nell'abitacolo sul sedile del guidatore. Davanti ai Carabinieri, Ossoli consegnò la pistola, che sarebbe stata regolarmente detenuta per uso sportivo.
Annarita Morelli e Domenico Ossoli erano in fase di divorzio. Entrambi erano originari di Norcia in provincia di Perugia.[4] Lui era un ex autista di autobus in pensione, lei invece faceva la casalinga e, dopo l'allontanamento dal marito, aveva cominciato a lavorare come addetta alle pulizie e collaboratrice domestica.[5] La coppia aveva tre figli e, prima della separazione, vivevano entrambi a Tor Lupara, un'altra frazione di Fonte Nuova, poi l'uomo si era trasferito in un'altra abitazione a Norcia, in Umbria. Non sarebbero risultate alle forze dell'ordine segnalazioni o precedenti denunce per maltrattamenti o violenze domestiche riguardanti la coppia.
Secondo le testimonianze di parenti e conoscenti, il settantatreenne non voleva la separazione e aveva chiesto alla ex compagna di ripensarci. Uno dei figli avrebbe riferito: "Le liti erano verbali di recente, ma in passato erano sfociate in aggressioni fisiche. Accusava me e i miei fratelli di non aver fatto pressione su nostra madre affinché ci ripensasse sulla separazione".[6]
La signora Morelli, però, era rimasta ferma sulla sua posizione di ottenere il divorzio. Sempre ad alcuni conoscenti, Ossoli avrebbe poi confidato: "Non le do la separazione, piuttosto la ammazzo". L'uomo aveva anche installato, di nascosto, un GPS nell'auto dell'ex compagna per monitorare i suoi spostamenti.[7] Come se non bastasse, nella casa del settantatreenne a Norcia, gli investigatori avrebbero rinvenuto vari supporti con registrazioni audio della moglie.
Il reo confesso, accusato di omicidio volontario, fu sottoposto a fermo dai Carabinieri e accompagnato in caserma per essere ascoltato dagli inquirenti. Nel corso dell'interrogatorio, dinanzi al pm della Procura di Tivoli, Ossoli ammise le proprie responsabilità, dichiarando però che la sua intenzione non era quella di uccidere. Ai militari avrebbe riferito: "Volevo solo ferirla alle gambe per farla finire in carrozzella, ma stava al volante in manovra con la sua auto e l'ho colpita alla spalla".[6] Nel decreto di fermo, tuttavia, il pm sottolineò "l'evidente incompatibilità di quanto constatato dal medico legale sulla non volontà omicidiaria" sostenuta dall'indagato. Infatti, secondo la prima ispezione cadaverica, la donna fu uccisa con un colpo d'arma da fuoco esploso a "bruciapelo".
Nei confronti del reo confesso fu contestata l'aggravante della premeditazione poiché l'uomo, nella mattinata del 7 agosto, si sarebbe recato di proposito a Santa Lucia dove l'ex compagna doveva fare visita alla clinica veterinaria, con lo specifico intento di spararle con la propria pistola. Il movente del gesto sarebbe da ricondurre alla volontà della vittima di continuare l'iter della separazione legale, oltre all'intento di sottrarsi al controllo dell'ex compagno,[7] di cui si sarebbe trovata conferma nell'installazione del GPS per monitorare i suoi spostamenti e la memorizzazione di varie registrazioni audio per custodire le conversazioni della donna.[8]
Il successivo 9 agosto, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Ossoli si avvalse della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari non convalidò il fermo per la mancanza di motivi d'urgenza, ma emise comunque un'ordinanza di custodia cautelare per i gravi indizi di colpevolezza a carico dell'uomo. Nei suoi confronti, oltre alla premeditazione, furono contestate anche le aggravanti dei motivi abietti e futili, il vincolo di coniugio e l'aver approfittato delle circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima.
Secondo le ricostruzioni gli inquirenti, nel tentativo di allontanare l'ex compagno, la donna gli avrebbe riferito, fingendo, di avere un'altra relazione. Ossoli le avrebbe creduto, preordinando di ucciderla due giorni prima dell'agguato mortale.[9]