Voce su Jennifer Zacconi
Jennifer Zacconi 20 anni, scomparve il 29 aprile 2006 e fu ritrovata morta il successivo 7 maggio a Maerne, frazione di Martellago in provincia di Venezia. La giovane, residente nella frazione di Olmo dello stesso comune, era incinta al nono mese di gravidanza e avrebbe partorito nei giorni successivi al massacro.[1]
La Chiesa dell'Annunciazione del Signore a Olmo di Martellago dove sono stati celebrati i funerali di Jennifer Zacconi (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
La locale Procura avviò le indagini mentre erano in corso le ricerche. L'amante della ragazza, Lucio Niero, un imprenditore di 34 anni e padre di due figli, fu considerato tra i principali sospettati. Convocato dai Carabinieri, si rese inizialmente irreperibile.
L'uomo fu poi fermato il 7 maggio 2006. Nell'interrogatorio di fronte agli inquirenti, confessò l'omicidio. Fu lui stesso a indicare il luogo in cui aveva seppellito la vittima, un campo a Maerne di Martellago.[2][3]
Il trentaquattrenne aveva una relazione extraconiugale con Jennifer di cui non avrebbe mai parlato alla moglie. La giovane chiedeva un sostegno economico per il figlio, frutto della loro unione, ma l'uomo non voleva alcuna responsabilità sul futuro nascituro. La situazione aveva portato a profondi contrasti e numerose liti, tra cui l'ultima sfociata nell'aggressione mortale avvenuta, secondo le ricostruzioni, la sera del 29 aprile 2006.
La vittima venne violentemente pestata. Fu colpita a calci e pugni, le furono strappati tutti i capelli e le venne spaccata la spina dorsale.[4] Poi, dopo essere stata gettata in una buca, fu calpestata e seppellita viva.
L'esame autoptico stabilì il decesso per asfissia. La ragazza aveva ingerito una cospicua quantità di terreno.[5][6] Dopo il delitto, il trentaquattrenne tentò di depistare le indagini, impossessandosi del cellulare della giovane per mandare un messaggio ai genitori di lei, cercando di fargli credere che fosse ancora viva.
Niero fu rinviato a giudizio in rito abbreviato e condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario e procurato aborto.[7][8]