Voce su Lisa Puzzoli
Lisa Puzzoli, 22 anni, fu uccisa dall'ex compagno Vincenzo Manduca, 27 anni, nel tardo pomeriggio del 7 dicembre 2012 a Villaorba, una frazione di Basiliano in provincia di Udine.[1]

Uno scorcio della Chiesa di San Tommaso Apostolo a Villaorba di Basiliano in provincia di Udine, dove sono stati celebrati i funerali di Lisa Puzzoli (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Il delitto si consumò all'esterno dell'abitazione della giovane donna. Manduca, con il pretesto dell'assegno di mantenimento, si era recato dalla ventiduenne per discutere della loro figlia di 2 anni. Nel corso dell'incontro, nel cortile antistante l'edificio, l'ex compagno estrasse un coltello e colpì la vittima con 9 fendenti d'arma da taglio, poi fuggì in strada e telefonò i Carabinieri, confessando l'omicidio. Al 112 disse: "Ho ucciso la mia ex. È da 26 mesi, dalla nascita di mia figlia, che discutiamo. Ecco, ora sono diventato il delinquente di cui parlate".[2]
Lisa e Vincenzo si conobbero in chat nel novembre del 2008 ed iniziarono una relazione. Lei si trasferì da lui nel Forlivese, ma quella convivenza si protrasse tra alti e bassi fino alla separazione ed il ritorno della giovane in Friuli. Nel frattempo lei era rimasta incinta ed i due dovettero affrontare un tormentato procedimento legale per stabilire l'affidamento della bambina.[3] La giovane aveva presentato quattro denunce nei confronti dell'ex compagno per stalking, minacce e lesioni.[4] Tre di queste furono archiviate, mentre una richiesta di divieto di avvicinamento rimase senza risposta.[5][6]
Manduca, di professione macellaio e residente a Santa Sofia (Forlì-Cesena), la mattina del 7 dicembre 2012 aveva comprato un coltello in un centro commerciale di Forlì. La stessa arma che, poche ore dopo, aveva usato per uccidere l'ex compagna a Villaorba. Per questo fu contestata la premeditazione del delitto, ma nell'interrogatorio dinanzi agli inquirenti il ventisettenne attribuì l'aggressione mortale ad un gesto d'impeto: "Non ero venuto in Friuli per uccidere".[7]
La giovane, per le frequenti minacce ricevute da Manduca dopo aver saputo di essere incinta, si era rivolta ad un avvocato che le aveva consigliato di registrare tutte le conversazioni con l'ex compagno. E proprio nell'ultimo incontro con il ventisettenne, la vittima aveva registrato l'audio dell'aggressione con il proprio cellulare. Il file audio fu messo agli atti ed ascoltato in aula nel corso del processo di primo grado a carico del reo confesso.[2]
Nello stesso procedimento fu ascoltata anche la voce della giovane in una telefonata registrata dalla suocera, prima della nascita della bambina: "Non lascio mia figlia in mano a qualcuno che mi dice che sono una sgualdrina e non merito di essere una madre. Non gli ho mai detto che non gliela farò vedere, è lui che ha tratto le sue conclusioni. Ho provato di tutto e di più, ho cercato la comunicazione con lui ed è impossibile".
Nell'aprile del 2014 Manduca fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Udine per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall'aver agito contro una vittima di stalking.[8] Nel febbraio del 2016, però, la pena fu ridotta dalla Corte d'Appello di Trieste a 25 anni di reclusione, con la misura di sicurezza di tre anni di libertà vigilata.
La sentenza concesse le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate, sulla base della perizia psichiatrica che aveva decretato la seminfermità mentale dell'imputato, valutato come un soggetto "borderline" e affetto da una serie di disturbi della personalità.[9] Il 7 dicembre 2017, cinque anni dopo l'omicidio, la Corte di Cassazione confermò e rese definitivo il verdetto di secondo grado.[10]