Voce su Roberta Ragusa
Roberta Ragusa, 44 anni, scomparve nel corso della notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dall'abitazione in cui risiedeva a Gello, frazione del comune di San Giuliano Terme in provincia di Pisa.
Foto di Gello, frazione di San Giuliano Terme in provincia di Pisa (di LigaDue, licenza CC BY-SA 4.0)
Il marito Antonio Logli, 48 anni, presentò la denuncia di scomparsa ai Carabinieri nel primo pomeriggio del 14 gennaio, dopo aver scoperto in mattinata che la coniuge non era a letto. Tuttavia, allo scattare delle indagini, fu considerato proprio lui il principale indiziato della sparizione. L'uomo lavorava all'autoscuola di famiglia che gestiva insieme alla moglie. La coppia aveva due figli di 15 e 11 anni.[1][2]
Il corpo della donna non fu mai ritrovato, ma gli investigatori raccolsero numerosi elementi che aggravarono la posizione del quarantottenne. Logli aveva un'amante, Sara Calzolaio, 28 anni, che era entrata in casa sette anni prima come babysitter, poi l'uomo l'aveva assunta in autoscuola. La vittima scoprì quella relazione extraconiugale e tale circostanza, secondo la Procura di Pisa, era riconducibile al movente per eliminarla. Avuta la certezza dell'infedeltà del marito, la signora Ragusa avrebbe annunciato l'intenzione di divorziare da lui. Nel caso avesse ottenuto la separazione legale, il patrimonio economico di Logli sarebbe stato compromesso.
L'uomo fu formalmente indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Tuttavia, dopo due anni di attività investigativa, al termine delle indagini nel settembre del 2014, la Procura chiese il rinvio a giudizio variando il secondo capo d'imputazione in soppressione di cadavere, dato che il corpo della vittima non fu rinvenuto. Per gli inquirenti, poco prima della scomparsa della donna, ci sarebbe stato un ennesimo litigio tra lei e Antonio, culminato poi nell'omicidio. Ipotesi sostenuta anche da alcuni testimoni che avevano notato Logli litigare con una persona, probabilmente la coniuge, in via Gigli la notte della sparizione. Di conseguenza, dopo averle tolto la vita, il marito avrebbe fatto sparire il corpo.[3]
Foto della Chiesa di San Giovanni Evangelista a Gello (di LigaDue, licenza CC BY-SA 4.0)
Il quarantottenne si era sempre difeso respingendo ogni accusa e sostenendo che la moglie si era allontanata da sola. Un altro aspetto controverso emerso dalle indagini fu un episodio avvenuto pochi giorni prima della scomparsa, il 10 gennaio, del quale la donna aveva scritto sul proprio diario, ritrovato dagli investigatori. La quarantaquattrenne stava riponendo in soffitta alcuni addobbi di Natale insieme al marito quando, a un certo punto, l'uomo le cadde addosso. Secondo alcune testimonianze, Roberta riferì alle amiche che Logli era caduto di proposito su di lei. Per quell'incidente la vittima riportò delle contusioni al braccio e alla testa. Si ipotizzò che quell'episodio fosse un precedente tentativo di omicidio da parte del coniuge.[1][4]
Nell'udienza preliminare del 6 marzo 2015 al tribunale di Pisa, Antonio Logli fu definito dal pubblico magistrato un "bugiardo patentato", riferendo che l'imputato, portando avanti da molti anni una relazione clandestina, aveva dimostrato una forte capacità di simulare e raccontare menzogne, aggiungendo che l'uomo avrebbe fatto sparire una persona scomoda nel momento in cui aveva capito che una separazione gli avrebbe fatto perdere tutto.[5] Ciò nonostante, il giudice per l'udienza preliminare decise per il proscioglimento dell'imputato stabilendo il non luogo a procedere. Decisione contestata dalla Procura che presentò ricorso.[4]
Foto di Piazza Italia a San Giuliano Terme (di Roberto Narducci, licenza CC BY-SA 2.0)
Il 17 marzo 2016 la prima sezione penale della Corte di Cassazione aveva annullato la disposizione del gup ritenendo che, dagli atti dell'indagine, non emergesse in modo evidente l'innocenza dell'imputato. Inoltre il gup aveva compiuto una valutazione piena e definitiva sulla colpevolezza dell'imputato, ma tale operato non era consentito nella fase dell'udienza preliminare, appropriandosi in questo modo di prerogative che non gli competevano.[6]
Ripartì dunque il procedimento giudiziario, celebrato in rito abbreviato, nel quale la difesa aveva sostenuto l'assoluzione per la mancanza di prove, continuando a ribadire che la signora Ragusa si fosse allontanata volontariamente dall'abitazione. Il 21 dicembre 2016 Antonio Logli fu condannato in primo grado a 20 anni di reclusione per omicidio volontario e soppressione di cadavere. Non fu tuttavia accolta la richiesta di misura di custodia cautelare in carcere da parte del Pubblico Magistrato. Nei confronti dell'imputato fu invece disposto l'obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme.[7]
La condanna fu confermata in Appello il 14 maggio 2018, con la convalida degli arresti domiciliari.[8] Il 10 luglio 2019 la Corte di Cassazione rese definitivo il verdetto e per Antonio Logli si aprirono le porte del carcere di Livorno.[9][10]