Voce su Bruna Bovino

Uno scorcio su Piazza XX Settembre a Mola di Bari (di Nicolabel, licenza CC BY-SA 4.0)
Bruna Bovino era un'estetista di 29 anni, originaria del Brasile, morta in un rogo scoppiato nel centro estetico Arwen che gestiva a Mola di Bari, comune situato a sud del capoluogo barese. Il suo cadavere fu ritrovato semicarbonizzato la sera del 12 dicembre 2013.[1]
L'esame autoptico stabilì il decesso della giovane in seguito a uno strangolamento. Inoltre la vittima fu anche aggredita con 20 colpi di forbici. Secondo gli inquirenti, l'incendio fu di natura dolosa, appiccato nel tentativo di cancellare le tracce dell'omicidio.[2]
Nell'aprile del 2014 Antonio Colamonico, 34 anni, fu arrestato con le accuse di omicidio volontario e incendio doloso.[3] L'uomo, sposato con un'altra donna e padre di un bambino, aveva avuto in precedenza una breve relazione con la vittima.[4]
Nel luglio del 2015 Colamonico fu condannato in primo grado a 25 anni di reclusione, ma nel novembre del 2018 la sentenza del processo in Appello lo assolse per non aver commesso il fatto. Tuttavia nel gennaio del 2020 la Corte di Cassazione annullò tale verdetto,[5][6] disponendo un nuovo processo in Appello che nel settembre del 2021 lo aveva nuovamente condannato a 26 anni.[7][8]
Nel settembre del 2022 la nuova pronuncia della Suprema Corte rese definitivo il verdetto.[9]