Voce su Veronica Valenti
Veronica Valenti, 30 anni, fu uccisa a Catania il 26 ottobre 2014 dall'ex fidanzato Gora Mbengue, 27 anni, perché lui non accettava la fine della loro relazione.[1][2]
La vittima era impiegata presso lo stabilimento dell'Ikea nello stesso capoluogo siciliano ed aveva accanto a sé soltanto il padre, perché purtroppo aveva perduto prematuramente la madre per un tumore e la sorella si era trasferita in America con il marito.
La Chiesa di Maria Santissima Immacolata a Belpasso (Catania) dove sono stati celebrati i funerali di Veronica Valenti (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
L'omicida, originario del Senegal, si era trasferito a Catania e abitava nei pressi della stazione. In città lavorava come magazziniere presso un'azienda di bibite. Il giovane aveva una grande passione per l'hip hop ed amava girovagare per le discoteche della zona. Fu proprio in uno di quei locali che i due si conobbero un anno prima del drammatico epilogo.
Gora era conosciuto come un ragazzo semplice e simpatico ma, a detta di un conoscente, negli ultimi tempi era cambiato e diventato molto scontroso. Il padre di Veronica l'aveva messa in guardia, non perché fosse razzista, ma perché troppo diversi, per culture, religioni, modi di vivere. Quando il ventisettenne iniziò ad essere violento, la ragazza prese la decisione di lasciarlo, ma lui non lo accettava.[3]
Il giovane chiese un appuntamento per un ultimo chiarimento. Lei glielo concesse e si recò sul posto con la sua auto. Erano le 23.00, lui scese in ciabatte ed entrò nell'abitacolo portandosi dietro un coltello. Fu proprio dinnanzi all'ennesimo rifiuto, dopo una violenta discussione, che Gora sferrò una quantità enorme di fendenti all'addome, massacrando e infierendo sul corpo della vittima. L'assassino poi si diede alla fuga, ma nelle ore successive fu catturato dalle forze dell'ordine. Dinanzi alla Polizia ammise: "Sono sceso di casa con un coltello e ho pensato: se mi dice no, l'ammazzo...".[4]
In un prima momento si era parlato di circa 35 fendenti, ma l'autopsia stabilì che Veronica fu raggiunta da 60 coltellate.[5][6] La confessione del senegalese ebbe un pieno riscontro nelle indagini degli inquirenti. Poco prima del delitto, un messaggio di lei: "Sono arrivata, scendi". Poi l'aggressione mortale dopo l'ennesimo no.
Mbengue fu rinviato a giudizio in rito abbreviato e condannato in primo grado a 30 anni di reclusione. Pena confermata in Appello con il riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e dello stalking. Non riconosciuta invece quella dei motivi abietti e futili.[7]
La vittima era originaria di Belpasso in provincia di Catania. I funerali vennero celebrati nella Chiesa Madre del paese dove il sindaco proclamò il lutto cittadino.
Quattro anni dopo, esattamente il 26 ottobre, l'associazione antiviolenza belpassese "For life", presieduta dal padre di Veronica, Giuseppe, aveva promosso un'iniziativa consistente nell'installazione di una cassetta rossa delle lettere presso il "Giardino Martoglio", per rendere più semplice la segnalazione di casi di violenza, abusi e stalking, per chi non aveva il coraggio di recarsi dalle forze dell'ordine o in un centro antiviolenza per denunciare. A tale scopo, la cassetta sarebbe stata aperta, giornalmente, per controllare la presenza di nuovi messaggi.[8]