Voce su Ruxandra Vesco
Ruxandra Vesco, chiamata dai conoscenti Alessandra o Alexandra, era una donna di origini romene di 33 anni, scomparsa nell'ottobre del 2015 dal territorio Palermitano. La vittima sarebbe stata sposata e avrebbe vissuto ad Alcamo con il marito e i figli, prima di essere buttata fuori di casa dal coniuge e diventare una senzatetto. Alcuni cittadini l'avevano accusata di essere una truffatrice.[1]
Panorama dell'Addaura, borgo marinaro e frazione della città di Palermo (di trolvag, licenza CC BY-SA 3.0)
Il 5 agosto 2020 un pescatore di 46 anni, Damiano Torrente, si era presentato alla stazione dei Carabinieri Falde di Palermo, confessando l'omicidio della donna. Secondo il suo iniziale racconto, preso dal rimorso, aveva cominciato a frequentare una parrocchia. Lì aveva riferito i dettagli della vicenda al sacerdote, che gli aveva consigliato di rivelare tutto alle autorità affinché potesse ottenere il perdono di Dio. Cosa che l'uomo aveva poi fatto, assistito dal proprio avvocato.
Torrente avrebbe riferito ai militari di aver ucciso la vittima il 15 ottobre 2015, stringendole una corda intorno al collo. L'uomo era sposato, ma fra lui e Ruxandra sarebbe nata una relazione extraconiugale nel corso dello stesso anno. Dopo averla conosciuta, il quarantaseienne l'avrebbe aiutata a sostenersi, ospitandola per un certo periodo nella sua villetta situata nella frazione dell'Addaura a Palermo. In quel periodo la moglie dell'uomo si era stabilita temporaneamente in Romania.
In seguito la moglie del quarantaseienne tornò a casa, ma Ruxandra avrebbe preteso di trasferirsi nella villetta di Torrente, mettendolo in difficoltà con la coniuge. In un primo momento l'uomo la respinse. Poi, in un'altra occasione, mentre la moglie non si trovava in casa, la donna si ripresentò e lui l'avrebbe uccisa.
Secondo quanto riferito da Torrente, la vittima avrebbe minacciato di denunciarlo perché lui si appropriava dei soldi dell'attività di prostituzione. Dopo averla strangolata, avrebbe avvolto il corpo senza vita in due sacchi per poi caricarlo nella propria auto. La notte seguente, l'uomo si sarebbe recato in macchina sul Monte Pellegrino, dove avrebbe gettato il sacco in un dirupo. È proprio in quel punto che il reo confesso aveva condotto i Carabinieri, facendo ritrovare i resti del cadavere della vittima.[2][3]
Tuttavia, il giorno successivo alla confessione, ascoltato nuovamente dagli inquirenti, Torrente aveva ritrattato tutto, sostenendo di essere stato sotto l'effetto di droghe mentre raccontava la versione iniziale. Non avrebbe avuto alcuna auto per trasportare il corpo e la villetta all'Addaura non era di sua proprietà.
Il suo avvocato aveva anche rivelato che già nel mese di settembre del 2019 il proprio assistito riferì ai Carabinieri di aver ucciso la stessa donna, ma quella volta aggiunse di aver tolto la vita anche ad alcuni parenti della trentatreenne. Le forze dell'ordine però non trovarono i resti del cadavere e scoprirono che i parenti della signora Vesco erano in vita, dunque archiviarono la vicenda.[4] Torrente era anche pregiudicato: accusato di stalking in un'altra vicenda, fu detenuto in carcere, poi rimesso in libertà nel marzo del 2020.[5][6]
Il 9 agosto, nell'interrogatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari, l'uomo si avvalse della facoltà di non rispondere. Il gip ravvisò sia il pericolo di fuga che i gravi indizi di colpevolezza, convalidando il fermo e disponendo la custodia cautelare in carcere. Le accuse nei suoi confronti erano di omicidio e occultamento di cadavere.[7][8]
Il mese successivo, il giudice ritenne superflua l'esecuzione di una perizia psichiatrica sull'indiziato poiché già l'anno precedente, nell'ambito della vicenda in cui il quarantaseienne fu accusato di maltrattamenti ai danni di un'altra donna romena, fu sottoposto allo stesso esame che lo aveva valutato capace di intendere e di volere.[9]
Foto del Monte Pellegrino scattata dalla spiaggia di Mondello a Palermo
Nell'estate del 2021 furono chiuse le indagini e confermate le accuse a carico dell'uomo,[10] che poi venne rinviato a giudizio.[11] Un anno dopo, nel corso del processo, la Corte aveva disposto una nuova perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere dell'imputato.[12]
Nel corso del dibattimento era emerso che in passato il pescatore si era accusato di 11 omicidi, ma alle sue confessioni non fu mai trovato riscontro. Il legale difensore sostenne che il proprio assistito fosse affetto da un disturbo narcisistico che lo portava a raccontare fatti che non erano mai esistiti, senza neppure considerare le conseguenze delle proprie dichiarazioni. La pubblica accusa chiese la condanna a 25 anni di reclusione per l'imputato.[13]
Il 17 gennaio 2023 Torrente fu condannato a 15 anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Palermo. La sentenza riconobbe le attenuanti generiche.[14] Nel successivo mese di ottobre, la sentenza di primo grado fu confermata dalla Corte d'Appello di Palermo.[15] Il verdetto divenne definitivo nel giugno del 2024.[16]