Voce su Giordana Di Stefano
La Chiesa Madre dello Spirito Santo a Nicolosi in provincia di Catania dove sono stati celebrati i funerali di Giordana Di Stefano (su concessione di BeWeB - Beni Culturali Ecclesiastici in Web)
Giordana Di Stefano, 20 anni, fu trovata morta la mattina del 7 ottobre 2015 all'interno della sua auto, parcheggiata in una strada di campagna nella periferia di Nicolosi in provincia di Catania, a poche centinaia di metri dalla propria abitazione.[1]
La madre non vide rientrare a casa la giovane e, alle prime luci dell'alba, si rivolse ai Carabinieri denunciandone la scomparsa. Nelle ore successive, la drammatica scoperta del corpo senza vita. L'ex compagno della vittima, Luca Priolo, 24 anni, era irreperibile e fu ricercato dai militari. Il sospettato venne fermato nel corso del pomeriggio dello stesso giorno, a Milano, nel probabile tentativo di fuggire all'estero. Davanti agli inquirenti aveva confessato l'omicidio. La ragazza perse la vita dopo essere stata trafitta da circa 48 coltellate.[2]
Il delitto si consumò nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, quando i due si erano incontrati per chiarire alcune divergenze sull'affido della figlia, nata dalla loro unione circa quattro anni prima. La relazione era terminata da tempo, ma il ventiquattrenne non si era mai rassegnato alla fine del loro rapporto, arrivando ad esasperare l'ex compagna con ripetuti atti persecutori. Per questo motivo, nel 2013, la giovane lo aveva denunciato e nei confronti di Priolo fu avviato un procedimento per stalking. Fra i due vi era anche un altro contenzioso aperto in sede civile per l'affido esclusivo della bambina.
Il reo confesso fu sottoposto a una perizia psichiatrica che lo dichiarò capace di intendere e di volere nel momento del delitto. Nel novembre del 2017 la Corte d'Assise di Catania lo aveva condannato in rito abbreviato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.[3] La sentenza fu confermata dalla Corte d'Appello di Catania nel gennaio del 2019 e, in via definitiva, dalla Corte di Cassazione il successivo mese di novembre.[4][5]