Conegliano. Enzo Lorenzon ai domiciliari. Il fratello di Margherita Ceschin: "Non lo perdonerò mai".
Da ieri pomeriggio l'imprenditore Enzo Lorenzon, accusato dell'omicidio dell'ex moglie Margherita Ceschin, si trova agli arresti domiciliari per motivi di salute, senza braccialetto elettronico, in una residenza per anziani dell'Opitergino.
Così ha deciso il gip Marco Biagetti (lo stesso che aveva firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere). Il giudice ha ritenuto sussistenti le ragioni sanitarie avanzate dal difensore, l'avvocato Fabio Crea: il 79enne soffre infatti di problemi cardiaci e renali. «Fin da quando è stato messo in carcere – spiega il legale – avevamo suggerito una collocazione ai domiciliari viste le sue precarie condizioni di salute».
«Probabilmente è stata decisiva la decisione del Procuratore generale della Cassazione che aveva chiesto l'annullamento con rinvio al tribunale del Riesame del provvedimento a carico di Lorenzon, dal momento che non ci sarebbero le esigenze cautelari eccezionali per tenere in carcere un ultra 70enne. Siamo soddisfatti – continua il legale – ci auguriamo che sia il primo passo verso una liberazione definitiva».
Secondo le accuse, ad eseguire materialmente il delitto sarebbero stati alcuni sicari, ingaggiati dall'ex marito Enzo Lorenzon. Sulla vicenda si è espresso anche Paolo Ceschin, il fratello della 72enne uccisa nel suo appartamento di Conegliano (Treviso) il 23 giugno scorso.
«Quell'uomo non avrà mai il mio perdono – sbotta il signor Paolo –. Ha pianificato l'omicidio e anche tutte le mosse successive, fingendosi dispiaciuto per la morte di mia sorella». Il fratello delle vittima, assistito dall'avvocata Aloma Piazza, racconta al quotidiano Il Gazzettino i retroscena, indignato per l'ennesimo sfregio alla sorella e la beffa ai suoi cari.
«Si è seduto al tavolo con me e con le figlie per discutere del funerale – spiega attraverso il suo legale –. Ha persino avuto la sfacciataggine di chiedermi di comprare insieme una corona di fiori per Margherita. Ho rifiutato, sapendo che le aveva fatto passare le pene dell'inferno. In chiesa, il giorno delle esequie ha inscenato un malore».
Ma così male non doveva stare, secondo l'ex cognato, se pensava già a come disfarsi del Land Rover Freelander usato per riaccompagnare in Spagna i due sicari dominicani venuti appositamente per uccidere l'ex moglie.
Solo ad arresti avvenuti, Paolo Ceschin, ha unito tutti i tasselli, dando un senso a certe mosse di Lorenzon: «Quando gli inquirenti ci hanno detto che Margherita era stata uccisa, abbiamo pensato subito di nominare un avvocato per fare chiarezza. Lui è stato l'unico a opporsi, dicendo che non serviva, che bisognava lasciar perdere. Non ci ha mai chiesto scusa, non si è mai mostrato pentito». (di Maria Elena Pattaro – Il Gazzettino)