Alessandria. Omicidio Patrizia Russo. Chiesti 21 anni di carcere per Salamone. I figli: "Pena non congrua".
L'imputato è un "narcisista, il classico uomo siciliano che entra in crisi quando non è più il sole della casa". Secondo il pubblico ministero Andrea Trucano, il 62enne agrigentino Giovanni Salamone è sano di mente e, quando ha ucciso la moglie Patrizia Russo, 53 anni, era capace di intendere e volere.
La condanna richiesta ieri mattina a conclusione della requisitoria, davanti alla Corte d'Assise di Alessandria, è tutto sommato contenuta, ovvero 21 anni di reclusione. Il femminicidio è avvenuto il 16 ottobre 2024 a Solero, dove la coppia si era trasferita per ragioni lavorative. La donna, infatti, era insegnante di sostegno e aveva avuto un incarico nel paesino in provincia di Alessandria.
Salamone, che dopo averle inferto sette coltellate ha chiamato i Carabinieri, ha confessato l'omicidio dicendo di essere stato "posseduto da Satana". Qualche giorno dopo l'arresto ha provato a togliersi la vita nella cella del carcere di Alessandria, dove era detenuto, venendo salvato dalla Polizia penitenziaria.
Sullo sfondo ci sarebbe uno stato depressivo provocato da problemi economici e piccoli guai giudiziari legati a delle cartelle esattoriali. La moglie, secondo quanto ricostruito, temeva che Salamone potesse compiere dei gesti autolesionistici, ma non immaginava di diventare la sua vittima. I legali dell'imputato avevano chiesto, senza ottenerlo, una perizia psichiatrica.
I figli di Salamone si sono costituiti parte civile con le avvocate Maria Luisa Butticè e Annamaria Tortorici, che si sono associate alla richiesta di condanna ritenendo, tuttavia, la pena "non congrua". (di Gerlando Cardinale – AgrigentoNotizie)