Castello d'Argile. Nuovi elementi potrebbero scagionare l'imputato al processo per l'omicidio di Daniela Gaiani.
Un nuovo accertamento tecnico sui telefoni di imputato e presunta vittima, delegato dalla Procura di Bologna ai Carabinieri ad indagini concluse, preoccupa molto i familiari di Daniela Gaiani, la 58enne trovata morta il 5 settembre 2021 nel letto di casa sua, a Castello d'Argile, nel Bolognese.
Per omicidio volontario è imputato a piede libero il marito, il 63enne Leonardo Magri, che si è sempre proclamato innocente. Secondo la pubblica accusa, che ha portato l'uomo a giudizio, quello che inizialmente sembrava un suicidio in realtà è stato un femminicidio, commesso per poter vivere una relazione con un'altra donna. Magri, per gli inquirenti, avrebbe ammazzato la moglie, ritrovata impiccata alla spalliera del letto.
Ma l'ulteriore accertamento, sostanzialmente una revisione delle copie forensi con un software di ultima generazione, ha evidenziato che la sera del 4 settembre 2021 il telefono di Gaiani è stato spento, con operazione richiesta dall'utente, alle 23:36, agganciando una cella ritenuta competente sull'abitazione. In quel momento, sempre secondo le analisi sui telefoni, il marito era altrove e non sarebbe rientrato prima delle 02:40. Dati da incrociare con l'orario presunto della morte, fissato dal consulente medico legale, Matteo Tudini, tra le 21:00 e le 24:00, per i residui di cibo trovati nello stomaco, sulla base di un orario di cena indicato da Magri.
"Ci ha molto sorpreso, non vogliamo neanche pensare che ci possa essere un cambio di direzione da parte della Procura, che andrebbe a sconfessare un'indagine meticolosa e certosina che ha raccolto una serie di indizi molto pesanti, che non possono essere smentiti. Non possiamo pensare che si voglia andare verso una richiesta di assoluzione", dicono gli avvocati Daniele Nicolin e Valentina Niccoli, che assistono i parenti di Gaiani.
Nel frattempo, tra indagini e dibattimento è cambiato il pm, dopo che il magistrato che ha seguito le indagini, Augusto Borghini, è stato trasferito a Roma, venendo sostituito al processo dal collega Giampiero Nascimbeni. Per i legali di parte civile il dato dello spegnimento del telefono "non dimostra nulla" perché a Castello d'Argile le celle riguardano aree contigue "e per noi il telefono poteva averlo benissimo Magri". (Rai News)