Voce su Santa Diomerys Medina Peña
Santa Diomerys Medina Peña, 36 anni, originaria di San Cristobal (Repubblica Dominicana), fu trovata morta nelle prime ore del mattino del 23 dicembre 2018. La donna perse la vita in seguito alla caduta dall'appartamento situato al quarto piano di un condominio del Parco Juliano a Scalea, in provincia di Cosenza, dove conviveva insieme al compagno Angel Manuel Garcia, connazionale di 27 anni.[1][2]
Panorama dall'alto di Scalea in provincia di Cosenza (di Lure, licenza CC BY-SA 3.0)
Ad avvertire i soccorsi in mattinata non fu il convivente, ma un vicino che abitava nello stesso complesso, dopo aver notato il cadavere della vittima nel piazzale. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la coppia, durante la notte tra sabato 22 e domenica 23 dicembre, avrebbe avuto un litigio. La mansarda dove vivevano era stata trovata a soqquadro nel primo sopralluogo effettuato dai militari giunti sul posto.
Nel corso della lite il giovane avrebbe deciso di lasciare definitivamente l'appartamento mentre la compagna, arrabbiata, avrebbe minacciato di suicidarsi. Poi, secondo il racconto fornito da Angel Manuel, mentre lui preparava le valigie, la donna avrebbe raggiunto il balcone scavalcando l'inferriata e lì sarebbe rimasta appesa con le braccia. Il ventisettenne, accortosi del pericolo, si avvicinò di corsa e avrebbe tentato di risollevarla, ma non ci riuscì e la vittima precipitò. Così Garcia scese giù e avrebbe tentato di rianimare la compagna, ma non ci fu nulla da fare. Probabilmente era già morta nell'impatto al suolo.
Poco dopo il ventisettenne avrebbe tentato di citofonare ai vicini. Ciò spiegherebbe il rilevamento, da parte degli investigatori, di alcune macchie di sangue lasciate sulla tastiera del citofono. In ogni caso il giovane non aveva chiamato i soccorsi, né denunciato l'accaduto. Il fatto si era verificato di notte, ma soltanto nelle prime ore del mattino furono allertati i soccorsi da un vicino residente in un diverso appartamento dello stabile che aveva notato il corpo della malcapitata esanime a terra.
Ritardo che il ventisettenne aveva tentato di giustificare agli inquirenti dichiarando che, a causa dei precedenti penali a suo carico, temeva che le forze dell'ordine giunte sul posto non lo avrebbero creduto. Successivamente, accanto al cadavere della donna, fu rinvenuta una borsa con dei soldi, mentre l'ispezione della scientifica aveva rilevato ulteriori tracce ematiche all'interno dell'appartamento.
Uno scorcio panoramico del borgo di Scalea, comune della provincia di Cosenza
Sulla base dei primi elementi raccolti dalla Procura di Paola (Cosenza), il 24 dicembre i Carabinieri eseguirono un decreto di fermo nei confronti del dominicano. Per gli inquirenti, Diomerys Medina non si sarebbe suicidata precipitando per cause accidentali, ma sarebbe stato il compagno ad ucciderla, lanciandola dal balcone.
L'indiziato respinse le accuse e, nell'interrogatorio di garanzia svolto il 26 dicembre di fronte al giudice per le indagini preliminari, si avvalse della facoltà di non rispondere, ribadendo quanto già espresso nel precedente colloquio alla presenza del Pubblico Magistrato. Nei suoi confronti fu convalidata la custodia cautelare in carcere.[3][4] Il 23 gennaio il Tribunale del Riesame confermò la decisione del gip respingendo la richiesta di scarcerazione presentata dal legale del ventisettenne.[5]
Dodici mesi dopo, Angel Manuel Garcia fu rinviato a giudizio in rito abbreviato.[6] Secondo i rilievi dell'autopsia, il decesso della vittima era compatibile con una precipitazione dall'alto di un soggetto cosciente che aveva proteso le braccia in avanti nel tentativo di parare l'impatto al suolo. Fu esclusa, tra l'altro, l'ipotesi che la trentaseienne fosse caduta volgendo i piedi a terra. Tali elementi avvalorarono le tesi degli investigatori che avevano considerato poco credibile il suicidio della donna, optando invece per la caduta provocata da una spinta ricevuta in direzione della ringhiera.
Nel corso del dibattimento la pubblica accusa chiese 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza.[7] Il 18 febbraio 2020 Angel Manuel Garcia fu condannato dal Tribunale di Paola a 16 anni di reclusione. All'imputato furono riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate.[8][9] La sentenza fu confermata il 22 marzo 2021 dalla Corte d'Appello di Catanzaro e resa definitiva nell'estate dell'anno successivo dalla Corte di Cassazione.[10]