Voce su Nunzia Maiorano
Nunzia Maiorano, 41 anni, fu uccisa dal marito Salvatore Siani, 48 anni, la mattina del 22 gennaio 2018.[1][2]
Il delitto si consumò nell'abitazione in cui la coppia risiedeva, in località Petrellosa a Sant'Anna, frazione del comune di Cava de' Tirreni in provincia di Salerno. L'uomo ritornò a casa dopo aver accompagnato a scuola due dei suoi tre figli, mentre nell'appartamento era rimasto il bambino di 5 anni. In quei momenti scoppiò una nuova lite tra marito e moglie, culminata nella violenta colluttazione nella quale la donna fu riempita di botte, presa a calci, pugni e morsi, e colpita da più di 40 coltellate in diverse parti del corpo. In casa, oltre al figlio, era presente anche la madre di lei.
Uno scorcio della Chiesa di San Francesco e Sant'Antonio a Cava de' Tirreni dove sono stati celebrati i funerali di Nunzia Maiorano
A dare l'allarme furono alcuni vicini che sentirono le forti urla provenire dall'abitazione. Sul posto giunse il personale sanitario che trovò la donna esanime, riversa a terra col volto tumefatto in una pozza di sangue. Entrambi i coniugi furono trasportati in ospedale, ma i medici non poterono fare nulla per salvare la quarantunenne. Siani invece rimediò delle lesioni, poi curate dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico.
Secondo le ricostruzioni, la coppia stava attraversando un profondo periodo di crisi. Le liti erano all'ordine del giorno e la donna, ormai esasperata, aveva preso la decisione di separarsi dal marito. Dopo il delitto, l'uomo fu arrestato e condotto in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Dagli esami del sangue, prelevato in ospedale, era emerso che il quarantottenne aveva fatto uso di sostanze stupefacenti prima del diverbio con la moglie.[3]
Siani fu rinviato a giudizio in rito abbreviato. Nel luglio del 2018 la Corte d'Assise di Nocera Inferiore aveva condannato l'imputato a 30 anni di reclusione.[4] Nelle motivazioni della sentenza, il giudice aveva ritenuto che il delitto fosse maturato sulla base di una reazione impulsiva, escludendo dunque l'aggravante della premeditazione. In particolare, l'uomo possedeva una pistola e se fosse partito con l'intenzione di uccidere, avrebbe agito in altro modo. Era stata anche esclusa la seminfermità mentale nonostante le tracce di cocaina rinvenute nel suo sangue.[5]
Nel corso del processo di secondo grado fu disposta una perizia psichiatrica che stabilì per l'imputato la capacità di intendere e di volere nel momento del delitto.[6][7] Nel giugno del 2020 la Corte d'Appello di Salerno aveva confermato la condanna a 30 anni di reclusione,[8][9] resa poi definitiva nel giugno del 2021 dalla Corte di Cassazione.[10]