Voce su Fjoralba Nonaj
Fjoralba Nonaj, 33 anni, fu uccisa dal marito Bouchaib Frihi, 34 anni, il 30 maggio 2018 a Seregno, comune della provincia di Monza e Brianza.[1]
Panoramica dall'alto di Seregno in provincia di Monza e Brianza
Il delitto avvenne durante il pomeriggio quando la donna di origini albanesi si trovava in macchina con il figlio di 5 anni, a poca distanza dall'abitazione in via Romagnosi dove lei risiedeva insieme al piccolo. All'improvviso si avvicinò all'auto il marito di origini marocchine che colpì la vittima con numerose coltellate davanti al bambino presente nell'abitacolo. La trentatreenne cercò di difendersi, ma non ebbe scampo di fronte alla violenza dell'uomo che le procurò diverse lesioni al costato, all'addome, al collo e al dorso.
Dopo l'agguato, Frihi fuggì percorrendo poche centinaia di metri, recandosi dritto alla locale caserma dei Carabinieri dove si costituì e confessò l'efferato gesto. Fjoralba Nonaj rimase agonizzante all'interno della vettura. Quando sul posto giunsero i soccorsi, era ormai già deceduta. Il personale sanitario tentò di rianimarla, trasportandola anche all'ospedale San Gerardo di Monza, ma non ci fu nulla da fare. Il figlio di 5 anni, testimone dell'accaduto, si trovava in forte stato di shock e fu trasportato all'ospedale di Desio. Lì raccontò il dramma ai medici, indicando il padre come il responsabile dell'aggressione alla mamma.
La coppia si era sposata 5 anni prima, dando alla luce il loro unico bambino. L'uomo in passato avrebbe più volte minacciato la moglie. Nell'ultimo periodo il loro rapporto si era incrinato e la trentatreenne aveva maturato l'intenzione di separarsi avviando le pratiche per il divorzio. Decisione che però Frihi non accettava. I due non convivevano più insieme da diversi mesi: lui si era trasferito a casa di amici, lei invece era rimasta con il figlio nella casa di via Romagnosi.[2][3]
Frihi fu arrestato e condotto in carcere. Nei mesi successivi venne rinviato a giudizio in rito abbreviato. Il legale della difesa chiese l'esecuzione di una perizia psichiatrica sostenendo che il proprio assistito fosse incapace di intendere e di volere al compimento del delitto, ma il giudice respinse la richiesta non ritenendo necessario lo svolgimento dell'esame.
Nel febbraio del 2019 l'imputato fu condannato all'ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e maltrattamenti in famiglia.[4]