Voce su Rosa Alfieri
Rosa Alfieri, 23 anni, fu trovata morta nel corso del tardo pomeriggio del 1º febbraio 2022 all'interno di un condominio a Grumo Nevano in provincia di Napoli.[1][2]
La Basilica Pontificia di San Tammaro Vescovo a Grumo Nevano dove sono stati celebrati i funerali di Rosa Alfieri (di Nicola Nicpac, licenza CC BY-SA 3.0)
A compiere per primo la drammatica scoperta fu il padre della giovane, un imprenditore locale che risiedeva nello stesso stabile. Secondo le ricostruzioni, la ventitreenne era ritornata a casa dopo avere terminato il turno di lavoro, poco prima delle ore 18.00. La vittima era impiegata come contabile in una tabaccheria poco distante dal posto, il cui titolare era il fidanzato di lei.
La ragazza stava per rientrare nell'appartamento dove conviveva insieme ai genitori quando, a un certo punto, fu attirata con un pretesto nel locale di un vicino. Si trattava di Elpidio D'Ambra, 31 anni, che circa due settimane prima aveva concordato con il padre di Rosa, proprietario dell'alloggio, di potersi trasferire in quel condominio presentandosi come "marito separato" in cerca di una nuova sistemazione. L'individuo faceva il manovale ed era da poco ritornato dalla Spagna, dove aveva vissuto per circa 5 anni.
Rosa entrò in quell'appartamento senza più uscirne viva. La madre sapeva che lei era tornata dal lavoro, ma si era preoccupata perché non la vedeva rientrare in casa, dunque allertò i parenti. Alcuni di loro si recarono anche dal nuovo inquilino per cercarla, ma lui rispose di non avere notizie di lei. Lo stesso trentunenne, pochi minuti dopo, chiuse la porta a chiave e si allontanò dal posto per fuggire via.
I genitori avevano comunque il sospetto che la figlia potesse essere in quell'alloggio. D'Ambra nel frattempo si era recato da un parente per consegnargli le chiavi di casa e chiedergli di passare più tardi all'appartamento per prendere una cosa. Quando in seguito l'individuo giunse all'ingresso per aprire la porta, i parenti della vittima approfittarono per entrare all'interno. Lì trovarono il cadavere della giovane, con il petto scoperto e uno strofinaccio in bocca, riverso sul pavimento del bagno.[3]
I sanitari successivamente accorsi sul posto non poterono fare altro che constatare il decesso. La ventitreenne non aveva lesioni d'arma da fuoco o da taglio, dunque si ipotizzò subito un omicidio per soffocamento, probabilmente tramite strangolamento. Secondo i primi rilievi del medico legale, la ragazza ebbe una colluttazione con il trentunenne, probabilmente per difendersi da un tentativo di aggressione, degenerato poi nell'omicidio.[4][5]
I Carabinieri si misero immediatamente sulle tracce di Elpidio D'Ambra che risultava irreperibile. Dei 5 anni trascorsi all'estero, in particolare a Barcellona, l'indiziato aveva avuto problemi legati alla droga che gli costarono la reclusione in carcere per circa 2 anni. Al ritorno al suo paese d'origine, Grumo Nevano, si era stabilito per un breve periodo a casa dalla madre, ma i rapporti con lei sarebbero stati caratterizzati da frequenti tensioni e litigi, tanto che il giovane preferì poi trasferirsi in una diversa abitazione.[6][7]
Il ricercato venne infine rintracciato nel corso del pomeriggio del 2 febbraio 2022 all'ospedale San Paolo nel quartiere Fuorigrotta di Napoli. Il trentunenne si era recato al nosocomio dopo un malore avuto durante la fuga. Degli agenti di Polizia presenti sul posto lo avevano individuato e condotto al commissariato di Bagnoli.[8] Nei suoi confronti fu disposto un decreto di fermo, emanato dalla Procura di Napoli Nord con l'accusa di omicidio volontario.[9][10]
Interrogato dagli inquirenti, D'Ambra confessò il delitto riferendo di avere invitato la vicina ad entrare nel suo appartamento per chiederle delle informazioni sulle bollette della luce. Poi, nel corso della discussione, avrebbe sostenuto di avere "sentito delle voci nella testa" che gli avrebbero "detto di agire". Il trentunenne negò tuttavia di aver mosso delle avance nei confronti della vittima, escludendo un qualsiasi tentativo di violenza sessuale e, contestualmente, chiese scusa ai familiari della giovane.[11][12]
Il reo confesso precisò di avere prima strangolato la ragazza e poi di averla trascinata in bagno per non farla vedere ai parenti che gli avevano bussato alla porta. Il bavaglio in bocca lo avrebbe messo al termine dell'aggressione perché temeva che lei potesse urlare, ma probabilmente era già morta. Dopo avere lasciato l'abitazione, si recò alla stazione ferroviaria di Frattamaggiore dalla quale prese un treno per dirigersi a Napoli. Il trentunenne aggiunse anche che, durante la notte, girovagando per il capoluogo partenopeo, aveva assunto cocaina per "dimenticare quello che aveva fatto".[13][14]
Il 5 febbraio, nell'interrogatorio di garanzia, D'Ambra ribadì la sua confessione. Il giudice per le indagini preliminari convalidò il fermo con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Nell'ordinanza il gip specificò la sussistenza del pericolo di fuga (nel momento del fermo l'individuo era in possesso di una carta d'identità spagnola) e di reiterazione del reato. Il difensore del trentunenne aveva richiesto l'esecuzione di una perizia psichiatrica.[15][16]
L'autopsia effettuata sulla salma della vittima aveva confermato la presenza di segni derivanti da una colluttazione.[17][18] La giovane sarebbe stata strangolata con una federa e avrebbe tentato di difendersi durante l'aggressione. L'esame in ogni caso aveva escluso la violenza sessuale. La perizia psichiatrica eseguita sul reo confesso stabilì che D'Ambra era "sano di mente".[19][20]
Nei mesi seguenti l'indiziato fu rinviato a giudizio. Nel novembre del 2022, nel corso del dibattimento, l'imputato rese dichiarazioni spontanee in aula e chiese scusa ai familiari della vittima. Il trentunenne affermò di essere un tossicodipendente all'ultimo stadio. Per questo motivo, a suo dire, quando incontrò la giovane aveva un "mostro nella testa" e delle "voci" che gli suggerivano di uccidere.[8][21]
Il 12 aprile 2023 Elpidio D'Ambra fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Napoli.[22][23] La sentenza di primo grado fu confermata il successivo 12 dicembre della Corte d'Appello partenopea.[24]